Salvatore Carreca
Viaggio tra le meraviglie delle Due Sicilie 1735-1860
prima edizione 2018
pp. 144 + 32 pagine di immagini fuori testo
€ 12,00 (30% di sconto per i Soci della Fondazione Il Giglio)
Una cronaca anno per anno, da Carlo di Borbone a Francesco II, dal 1735 al 1860, un elenco cronologico e dettagliato degli atti di governo di cinque Re borbonici, desunto da fonti ufficiali, da bibliografia e da documenti raccolti dall’autore, ricostruisce lo sviluppo, sul continente ed in Sicilia, del più importante Stato italiano durato 126 anni, fino al momento in cui la sua storia fu spezzata dall’invasione piemontese che aprì l’epoca dello sottosviluppo e della subalternità del Sud.
Corredano il libro numerose immagini d’epoca, foto, disegni, tratti da collezioni private e dal “Poliorama Pittoresco”, il prestigioso periodico edito a Napoli in quegli anni.
Il contesto storico
La reale esistenza dei numerosi Primati del Regno delle Due Sicilie e la loro documentazione storica è un argomento che, negli ultimi anni soprattutto, ha scatenato polemiche vivaci, sia in ambienti accademici sia sui massmedia. Nella migliore delle ipotesi, i primati sono stati considerati dai detrattori delle “interpretazioni esagerate” divulgate da storici dilettanti e per ciò stesso poco credibili, ma si è anche parlato apertamente di pure invenzioni, fake news che di storico avrebbero ben poco. C’è stato, addirittura, chi ha espresso il timore che la cosiddetta storiografia dei primati sia “pericolosa” perché, illudendo i Meridionali circa il proprio passato e fomentando una sorta di revanscismo fuori luogo, potrebbe farli sentire assolti dalla responsabilità dei mali che li affliggono, che invece, ça va sans dire, ricade esclusivamente su di essi, che sono “brutti, sporchi e cattivi” (come aveva già autorevolmente dimostrato Cesare Lombroso).
Fatto sta che i documenti ci sono e dimostrano inequivocabilmente i primati del Regno. Ed è vero che studiosi accreditati e accademici – del CNR, Centro Studi della Banca d’Italia, Università italiane e straniere – pubblicano ricerche in cui, dati alla mano, le Due Sicilie sono descritte come un regno all’avanguardia in economia, architettura, medicina, tecnologia ecc., con floride finanze, con la popolazione in costante crescita, con cultura ed arte note nel mondo, e con altissime prospettive di sviluppo già in fase di realizzazione, che dopo il 1861 si sono bruscamente arenate, costringendo la popolazione ad un fenomeno prima inesistente: l’emigrazione verso l’estero, Nord Italia compreso.
Salvatore Carreca, con la sua ricerca, ricostruisce il quotidiano fermento di un regno in cui l’iniziativa statale – con decreti e provvedimenti – e quella privata – di studiosi, scienziati, inventori, imprenditori – correvano parallele come i binari di quella prima ferrovia italiana, primato che nessuno può negare. Un paese in cui i primati erano soltanto l’eccellenza, la punta visibile di una spinta propulsiva allo sviluppo che spaziava in tutti i campi, meno visibile perché immersa, come un iceberg, nella vita quotidiana di un popolo operoso e intraprendente.
L’autore
Salvatore Carreca (Agrigento, 1964) è un appassionato studioso di Storia, con particolare attenzione al periodo borbonico ed all’aviazione militare della Prima e Seconda Guerra Mondiale.
Ha pubblicato nel 2017 due volumi su “Il Reggimento Real Marina. La Fanteria di Mare del Regno delle Due Sicilie (1735-1830 e 1830-1861)” ed ha curato “Classe 1889. La guerra del Nonno. Il Diario dal Grappa (1917-1918) di Salvatore Barbera” (2018).
Il brano scelto
«1842: Pietrarsa, la maggior industria metalmeccanica d’Italia
Nel 1840 sorse la maggior industria pubblica sider-meccanica d’Italia, l’Opificio Reale di Pietrarsa, a Portici (Napoli), su un’area di oltre tre ettari, con oltre 700 addetti, unica in grado di costruire motrici navali. Solo Pietrarsa possedeva la tecnologia per realizzare i binari ferroviari: dopo 44 e 57 anni sarebbero nate rispettivamente la Breda e la Fiat con il saccheggio non solo dei macchinari ma anche della manodopera.
Sul Poliorama Pittoresco n° 38, 30 Aprile 1842, si legge: “Reale Opificio Meccanico Pirotecnico di Pietrarsa – Verso la metà della magnifica e ridente strada che da Napoli conduce a Portici, sorge ora un edifizio… forma esso un prolungato rettangolo, estendendosi per ben 300 palmi nella sua lunghezza e per 70 nella larghezza [circa 79 x 18 m]. Ed è diviso in tre parti: gli estremi di forma quadrata sono più elevati di 27 palmi [circa 7 m] nel resto dell’edifizio, e servir dovranno per istabilirvi delle grandi gru girevoli intorno ad assi fissi: la parte intermedia è un’immensa galleria destinata ad accogliere gli operai… dugento tra tornieri, limatori, forgiatori, e falegnami… Presso a questo locale è già stabilita la scuola ove veggonsi riuniti venti allievi”. Vincenzo De Ritis scrisse un articolo, Il Reale Opificio di Pietrarsa, negli Annali Civili del Regno delle Due Sicilie, (fasc. XCVIII, settembre-ottobre 1853, pagg.19-24): “È addossato per NE alla ferrovia che da Napoli a Castellammare s’inoltra, e con la quale ha dall’interno apposite ferrovie in comunicazione onde il trasporto degli oggetti che nell’opifizio si lavorano abbiano agevole trasporto per terra… Dal primo ingresso, a dritta vedi magazzini e scuderie, poi la Chiesa, poi un’officina pirotecnica, così distaccata ed isolata… a destra l’officina dei falegnami, a dritta la gran sala per le costruzioni; e poi la biblioteca, una officina contabile, le stanze per le LL. MM. E sul piano superiore l’abitazione del Direttore. Proseguendo, a destra ed a sinistra sono le fucine: poi a dritta la fonderia del ferro; la fonderia del bronzo; l’opera de’ calderai… a sinistra il magazzino pei carboni, poi la grande ferriera… Una batteria sorge a difesa di possibili ostili insulti nella nostra rada… In fondo sorge la statua colossale del nostro Re, modellata e fusa in un sol getto in questo meraviglioso stabilimento… Una iscrizione si legge: FERDINANDO II Pio Magnanimo Augusto fra tante opere grandi queste meccaniche officine emulatrici della industria straniera creò nel 1842… Veggiamo le opere che d’allora in poi vi furono eseguite o inventate: Opere pirotecniche e per la guerra – Palle incendiarie, granate a cassa sferica, dette alla Shrapnel, razzi alla Congreve, macchine diverse per costruire capsule fulminanti, cavalletti pei razzi con piastrine a fulminanti. Armi bianche, elmi pei carabinieri, affusti di ferro forgiato per cannoni da campo; affusti di ferro fuso per pezzi da costa;… ferro configurato per lastre di canne da fucile… Lavori per porti e cantieri – argani orizzontali e verticali in ferro fuso per l’alaggio de’ legni da guerra; macchine da provar catene; sistemi diversi per la costruzione di catene di ogni dimensione; riparazione dei seguenti cavafondi: Vulcano, Tantalo, Erebo, Reali Finanze; ed altri lavori. Tutti gli oggetti di ferro e di bronzo per l’andamento dei lavori del porto di Brindisi, e del Cantiere di Castellammare. Lavori per Arsenali – Macchine a vapore con caldaie ed accessorii della forza di 12 cavalli;… Due macchine a vapore della forza di 300 cavalli, una posta già in atto nella Fregata l’Ettore Fieramosca, l’altro in lavoro; numero 30 diverse caldaie di ferro e di rame per legni a vapore della nostra marina e per macchine fisse, oltre a undici altre in esecuzione; ciminiere corrispondenti ed accessorii;… macchina per lancia con ruota propellente della forza di otto cavalli; riparazione alle macchine dei seguenti legni a vapore: Flavio Gioia, S. Venefrede, Peloro, Lilibeo, Maria Teresa, Furia, Veloce, Delfino, Palinuro, Miseno, Ferdinando II, Nettuno, Victisse, oltre a legni esteri… Lavori per la Reale Strada Ferrata – Sette nuove locomotive coi corrispondenti carri di provvisione, cioè Pietrarsa [la prima locomotiva costruita in Italia], Corsi, Robertson, Vesuvio, Maria Teresa, Etna e Partenope. Due altre locomotive, e Tender in costruzione, una delle quali sta per ultimarsi. Le locomotive inglesi che non possono prestare più l’opera loro sulla Regia Strada di ferro quando abbisognano d’essere rinnovate e rifatte vengono a Pietrarsa… Quelle riparate nell’Opificio sono le seguenti: Impetuoso, Impavido, Zeffiro, Lampo, Aligero, Vulcano, Iride ed altre. Tutt’i pezzi di ricambio per le macchine inglesi, come ruote motrici, cilindri ecc… Lavori per l’organizzazione dello Stabilimento ed altri lavori diversi – Macchine a vapore con caldaie, trasmissione di movimento ed altri accessori; altri diversi ventilatoi… grue diverse per tutte le officine, fisse e mobili; macchine da piegar lamine, da forare, da spianar chiocciole ecc.,… piani giranti, strade di ferro, scale a lumache di ferro ecc… statua colossale di ferro fuso rappresentante l’Augusto Fondatore del peso di 140 cantaia [pari a circa 12.470 kg.] … campane, gelosie e parati di chiesa… pompe da estinguere incendii, e pompe per attingere acqua… bilance di ogni dimensione a bascole; torchio litografico; telegrafo elettrico di nuovo sistema;… stufe di ferro fuso;… colonnati di ferro fuso per lumi a gas;… macchine per segare legnami; trivelle per pozzi artesiani; ruote dentate d’ingranaggio di ogni dimensione; tutti i pezzi di ricambio per navi…”.
Ferdinando II istituì a Pietrarsa la prima scuola europea di ingegneri, carpentieri, tornitori, fonditori, ottonai e macchinisti navali (il monopolio mondiale era allora inglese). Dopo la sua visita nella fabbrica, lo zar Nicola I di Russia, la prese come esempio per la costruzione del complesso di Kronstadt.»
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