(Lettera Napoletana) Si farà il governo tra Movimento 5 Stelle e Lega? Forse no, forse sì. Intanto, difficilmente la Lega andrà da sola, senza gli alleati del centrodestra, ad allearsi con i grillini. Ma, visto da Sud, questo è un dettaglio secondario. La questione vera è: un governo di questo tipo sarebbe migliore o peggiore degli ultimi per gli interessi del Sud?
Alle politiche del 4 marzo scorso, lo dicono i numeri, il Sud ha votato contro “l’Unione Europea, le ideologie e la sua classe politica” (cfr. LN NOTIZIE), senza farsi condizionare dalla pressione martellante dei mass-media che indicavano come temi sui quali scegliere: il “razzismo”, il “fascismo”, la “xenofobia” la “violenza di genere”, “l’omofobia” e le altre parole d’ordine dell’agenda del pensiero unico.
Allo stesso modo, cioè guardando agli interessi reali del Sud, va valutata l’ipotesi di un governo con Lega e Movimento 5 Stelle, senza farsi condizionare da una propaganda che tenta di cancellare la realtà, sovrapponendole i propri schemi ideologici. Solo adesso il ministro degli Interni del Pd, Marco Minniti, rivela che “la minaccia della Jihad non è mai stata così forte in Italia” (“La Stampa”, 28.3.2018) mentre in campagna elettorale il suo partito parlava del “pericolo fascista”.
La Lega è razzista, sostiene qualcuno. A volte in buona fede, altre molto meno. La definizione è sbagliata: il razzismo discrimina su base biologica, colore della pelle, tratti somatici. Impossibile teorizzare un razzismo tra i popoli dell’Italia per gli incroci e le migrazioni avvenute nel corso di millenni. Perfino il teorico della purezza della razza del Nazionalsocialismo, Arthur De Gobineau, si era arreso nel tentativo di ricercare la “purezza ariana” nei meandri della Storia.
Si deve parlare piuttosto di pregiudizio ed a volte di odio anti-meridionale. Un dato che ha origine nella Storia, nelle modalità con le quali è stata unificata l’Italia, con i conquistatori piemontesi che definivano “affricani” i contadini meridionali, che riguarda la Lega come le altre forze politiche del Nord, ed è senso comune nelle regioni dell’Italia settentrionale, compresi i meridionali emigrati e colonizzati. Quelli che a migliaia negli stadi, a Milano come a Bologna, urlano insulti contro i meridionali votano per tutti i partiti, ed i pregiudizi contro il Sud, alimentati dai libri di storia scolastici come dai mass-media, sono fatti propri da larghi strati delle popolazioni al Nord del Garigliano.
C’è chi tenta di mescolare il pregiudizio anti-meridionale con la reazione all’immigrazionismo, un progetto portato avanti da potenti lobbies sovranazionali, fondazioni, ONG, e che punta a dissolvere le identità culturali dei popoli e ad annullarne le tradizioni. Sono gli agitatori comunisti dei Centri sociali e la sinistra marx-leninista che vedono negli immigrati il nuovo proletariato mondiale, sul quale fare leva per la rivoluzione. Si tratta di una manipolazione della quale cade vittima chi confonde dati storici con categorie ideologiche.
La Lega punterà agli interessi del Nord nell’eventuale governo? Certo, il Sud deve farsi rappresentare con una propria e nuova classe politica. Ma la Lega è stata al governo per oltre un decennio, tra il 1994 ed il 2011, e non sono stati quelli gli anni peggiori per il Sud. Fu un governo con la Lega, presieduto da Berlusconi, a cominciare a riunire i ministri a Napoli durante la crisi dei rifiuti provocata da Bassolino e c’era la Lega nel governo che fondò la Banca del Mezzogiorno (2006), nominando il Principe Carlo di Borbone-Due Sicilie presidente onorario. Quella Banca del Mezzogiorno, pensata per il finanziamento delle piccole imprese meridionali, fu sabotata ed utilizzata per finanziare i Centri studi della FIAT dal Governo Monti e dal Governo Letta, non dalla Lega (cfr. LN 53/2012), senza che i politici meridionali alzassero un dito.
Per qualcuno sarà duro ricordarlo ma, mentre il segretario della Lega Lombarda, Franco Castellazzi, definiva il tricolore “massonico” e ne ricostruiva la matrice giacobina (“la Repubblica”, 8.9.1990), i politici del Sud partecipavano alla “Giornata nazionale della bandiera” e, mentre Giorgio Napolitano celebrava il bicentenario della nascita di Garibaldi (2007) ed i parlamentari del Sud cantavano “Fratelli d’Italia” con la mano sul cuore, la Lega rifiutava di partecipare alle celebrazioni ed il vicepresidente dei suoi deputati, Federico Bricolo, dichiarava all’Ansa: «Garibaldi, eroe dei due mondi, è semplicemente un falso storico: fu un massone senza scrupoli, un nemico della Chiesa, l’artefice di una unità d’Italia che di fatto ha diviso ancora di più il Nord dal Sud. Arriverà presto il giorno in cui i libri di storia finalmente scriveranno la verità sulla sua figura e sulle sue malefatte e i suoi monumenti saranno rimossi per volontà popolare» (Ansa, 4.7.2007).
Si potrebbe continuare, ma è meglio spostare l’attenzione sui programmi. Quello della Lega, dalla flat-tax (tassa piatta) al 15% per le piccole imprese, con una soglia esente da tassazione per i redditi bassi delle persone fisiche, al blocco dell’immigrazione, alla sicurezza, alla messa in discussione del limite del 3% nel rapporto deficit-PIL imposto dall’UE, ai bonus alle famiglie per i nuovi nati, è certamente il più adatto per il Sud, che ha una rete di piccole imprese, spesso familiari, è assediato dall’immigrazione clandestina, infiltrata da criminalità comune e terrorismo, ed è demograficamente ormai a saldo negativo.
Resta da esaminare il programma del Movimento 5 Stelle, una formazione nella quale convivono anime diverse ed anche contraddittorie e che, frettolosamente, qualcuno, magari confondendo i propri desideri con la realtà politica, considera una forza meridionalista solo perché alcuni suoi consiglieri regionali hanno proposto l’istituzione di una Giornata per la Memoria per le vittime dell’Unità d’Italia, iniziativa certamente positiva.
Reddito di cittadinanza (una misura statalista ed assistenziale che vincola i ceti meno abbienti al potere politico in un rapporto di stretta dipendenza) a parte, siete proprio sicuri che una formazione politica nata dalla società di consulenza informatica dell’imprenditore milanese Gianroberto Casaleggio, ex dipendente della Olivetti e legato alla finanza anglosassone, e dal comico genovese Beppe Grillo, difenderà gli interessi del Sud? Noi no. (LN121/18)