(Lettera Napoletana) Cominciamo dalla fine. La Lega può rappresentare le aspirazioni del Sud? No. Al Sud per risollevarsi serve una classe politica con le radici piantate nella sua cultura e nelle sue tradizioni.
Ma l’esistenza della Lega non può essere la nuova carta giocata dai politici meridionali per giustificare il proprio fallimento e continuare a tradire il Sud, in nome delle ideologie e degli interessi personali e di partito.
La campagna elettorale per le regionali in Campania e Puglia (si vota il 20 Settembre) sintetizza la condizione del Sud. In Campania si voterà con gli stessi candidati di 10 anni fa e di 5 anni fa (vedi LN-143/20): Vincenzo De Luca (PD), in politica dagli anni ‘70, carriera cominciata nel PCI, e Stefano Caldoro (FI), che ha cominciato la carriera nel 1992 come deputato del PSI.
Tra De Luca e Caldoro le differenze di programma sono poche, e quanto agli alleati sono pochissime. Per De Luca sono schierati Ciriaco De Mita, 92 anni, eletto deputato nel 1963 e da allora ininterrottamente deputato, eurodeputato, ministro, presidente del Consiglio, oltre che segretario della DC; Clemente Mastella, 73 anni, deputato, eurodeputato, ministro, da 54 anni, passato attraverso DC, CCD, CDR, UDR, UDEUR, FORZA ITALIA e qualche formazione minore; Paolo Cirino Pomicino, 80 anni, eletto alla Camera per la prima volta nel 1976 e poi deputato, presidente della Commissione Bilancio della Camera, eurodeputato, ministro, attuale presidente della Società Tangenziale di Napoli S.p.a., passato per cinque diversi partiti. De Mita, Mastella e Pomicino sono tre dei principali protagonisti più recenti dello scambio tra gestione delle risorse destinate al Sud e consenso elettorale ai partiti nazionali di appartenenza, che si consuma dall’unificazione in poi. De Mita è anche uno dei sostenitori dell’“intervento straordinario per il Mezzogiorno”, ed ha indicato diversi ministri per il Mezzogiorno.
Anche con Caldoro – che non ha ancora completato le alleanze elettorali – sono schierati trasformisti della politica e gattopardi di lungo corso. Tra questi Giampiero Zinzi, figlio di Domenico Zinzi, formidabile macchina elettorale del Casertano per la DC e l’UDC. Zinzi jr. ha aderito alla Lega dopo aver cambiato in precedenza tre partiti. Severino Nappi, ex assessore al lavoro nella Giunta Caldoro, in quota Forza Italia, ha cominciato la sua carriera politica nel Pd e, dopo passaggi intermedi, è transitato anche lui nella Lega. Altri collaboratori di Caldoro provengono dal PSI e dal Nuovo PSI, del quale Caldoro è stato uno dei fondatori.
E in Puglia? Qui si affrontano Raffaele Fitto, presidente della Giunta regionale dal 2000 al 2005, (DC, PPI, CD, FI, Noi con l’Italia, Fratelli d’Italia) e Michele Emiliano (PD), magistrato in aspettativa, entrato in politica, senza dimettersi dalla magistratura, nel 2003, sindaco di Bari per 10 anni dal 2004 al 2014, molto vicino a Massimo D’Alema, presidente dalla Giunta regionale dal 2010. Anche qui, differenze tra i programmi poche, ed anche qui, stesse facce intercambiabili da decenni.
Con questo ceto politico, che si scambia la gestione del potere senza cambiare i programmi e transita da un partito all’altro secondo necessità, non c’è nessuna speranza di cambiamento e di riscatto.
E nessuna speranza di riscatto può venire dai meridionali che controllano saldamente, come mai nella storia dell’Italia unificata, il Governo Conte-bis.
Nell’attuale Governo Conte, su 22 ministri, 12 sono meridionali. Sono nati al Sud i ministri più importanti: il premier Conte, il vicepremier e ministro degli Esteri Di Maio, il ministro degli Interni Lamorgese, il ministro del Lavoro Catalfo, il ministro della Giustizia Bonafede, il ministro della Salute Speranza, il ministro della Pubblica istruzione Azzolina, il ministro dell’Università Manfredi, il ministro dell’Agricoltura Bellanova, il ministro dell’Ambiente Costa, il ministro per i rapporti con il parlamento Boccia. Ed è meridionale anche il ministro per la Coesione Territoriale, cioè il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, che faceva il vice-presidente dello Svimez, un carrozzone “meridionalista” che ripropone un nuova Cassa per il Mezzogiorno, come se la prima non fosse bastata.
Questo Governo “meridionale” ha appena rifinanziato con tre miliardi dei contribuenti, anche meridionali, Alitalia, compagnia “di bandiera” decotta che diserta gli aeroporti del Sud (vedi LN 146/20)
Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, protesta per la mancanza di collegamenti aerei adeguati e definisce la compagnia aerea pubblica “una compagnia di pirati”. “Per un Palermo–Milano o Palermo-Roma si può arrivare a pagare anche 600 euro” (la Repubblica, 11.6.2020).
Con il Governo “meridionale” le tariffe della RCA auto per i “cittadini” (un termine abusato da questi politici, quanto vuoto di contenuti) del Sud, continuano a costare anche il 50% in più di quelle dei residenti al Nord (Napoli è la città più cara d’Italia) ed aumentano perfino.
E con il Governo “meridionale” l’Alta Velocità del Sud, secondo quanto previsto nel pacchetto trasporti del Decreto Rilancio, consisterà in realtà nella “risistemazione delle vecchie linee” per una velocità “che si attesta sui 200 km/H, contro i 300-350 della Milano-Napoli” (“Il Quotidiano del Sud”, 17.5.2020).
Si può coprire la realtà della collusione della classe politica meridionale con le ideologie ed i partiti che hanno condannato il Sud al sottosviluppo (cfr. Gennaro De Crescenzo, I peggiori 150 anni della nostra storia. L’unificazione come origine del sottosviluppo, Editoriale il Giglio, Napoli 2012) agitando, come il panno rosso davanti al toro, Salvini e la Lega, che è nata nel 1980 (non nel 1860), ha avuto il primo parlamentare nel 1990, ed è stata al Governo per una dozzina d’anni, ma sempre come forza di minoranza? No. È un imbroglio, l’ultimo di una classe politica che non vuole fare conti con le proprie responsabilità.
La Lega? Fa gli interessi del Nord. I politici meridionali? Fanno i propri interessi personali, che quasi sempre coincidono con quelli dei gruppi di potere, delle grandi imprese, della finanza e delle banche del Nord. (LN148/20)