(Lettera Napoletana) Al momento dell’unificazione dell’Italia la differenza salariale tra il Nord della penisola ed il Regno delle Due Sicilie, diventato il Sud, era del 10-15% circa nel Sud continentale, compensata dai salari più alti rispetto al Nord pagati in Sicilia.

 Nel Sud, però, i prezzi erano più bassi del 15% in media, per cui il potere di acquisto, e di conseguenza il tenore di vita nelle Due Sicilie, era più alto di quello del Centro-Nord.

È uno dei dati forniti dal prof. Vittorio Daniele, docente di Politica Economica all’Università di Catanzaro, al Convegno Quando al Sud c’era l’industria del ferro: le miniere borboniche di Pazzano”, che si è svolto a Pazzano (Reggio Calabria) il 23 Giugno, per iniziativa dell’Associazione Due Sicilie di Gioiosa Jonica, in collaborazione con l’Ordine Costantiniano di San Giorgio e la Fondazione Il Giglio.

Lo studio comparativo dei salari tra il 1862 ed il 1878, anticipato da un articolo di Vittorio Daniele e Paolo Malanima, docente di Storia dello Sviluppo Economico all’Università di Catanzaro (“Regional wages and the North-South disparity in Italy after the Unification, in Rivista di Storia Economica, n. 2, 2017) sarà oggetto di un saggio in uscita a Settembre con Rubbettino.

Il Convegno di Pazzano ha ricostruito la grande tradizione mineraria della Calabria, cominciata in epoca romana e potenziata in età borbonica, quando nelle Calabrie era attivo un polo siderurgico con più stabilimenti intorno alle miniere di ferro, limonite ed argento. Le miniere di Pazzano, anche se con ridotta attività estrattiva, sono rimaste in attività fino agli anni ‘50 del secolo scorso.

Il prof. Danilo Franco, studioso di archeologia industriale, ha ripercorso le vicende delle miniere calabresi fino all’unificazione ed allo smantellamento dell’apparato industriale delle Due Sicilie. Provocato – come ha evidenziato il prof. Daniele – anche dall’azzeramento delle commesse statali alle industrie del Sud per circa 20 anni dopo l’unificazione.

A sostenere un’attività estrattiva ed una industria del ferro di livello europeo (con i Borbone, però – ha rilevato il prof. Franco – si lavorava in turni di 8 ore al giorno, contro le 16 dell’Inghilterra) erano la cultura e la spiritualità di un Regno cattolico, dove il lavoro era considerato il mezzo per migliorare la propria condizione materiale di vita e non il fine stesso della vita. È stato questo il tema dell’intervento della prof.ssa Carmela Maria Spadaro, dell’Università Federico II.

Il Convegno di Pazzano è stato ripreso integralmente dalla Web-Tv “Tele Montestella. (LN136/19)

 

Guarda gli interventi sull’industria del ferro al Sud, sulla pagina Facebook di Tele Montestella.