(Lettera Napoletana) Cambiano i Governi, ma non cambia l’atteggiamento neo-colonizzatore nei confronti del Sud, ancora terra di conquista per lobbisti, comitati di affari e portatori di interessi inconfessabili.
Il futuro del Sud in appalto
“Verso Sud” era il titolodel convegno organizzato, a maggio 2022, a Sorrento, dall’allora ministro per la Coesione territoriale, Mara Carfagna, insieme a The European House Ambrosetti, nuovo nome dello Studio Ambrosetti di Milano, società di consulenza e lobby organizzata, che dal 1975 tiene sul lago di Garda il “Forum di Cernobbio”. Qui politici, imprenditori ed economisti discutono l’agenda del Paese (cfr. “Sud, verso una nuova colonizzazione”, LN164/22).
Mara Carfagna è passata da Forza Italia ad Azione di Carlo Calenda.Il Governo, che a maggio 2022 era guidato da Mario Draghi – con Fratelli d’Italia all’opposizione – è passato al leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ma il nuovo ministro per la Coesione territoriale, Raffaele Fitto, anche lui espressione di FdI, ha confermato l’appalto della progettazione del futuro del Sud al centro studi milanese.
«Verso Sud ha l’obiettivo di cambiare il paradigma di sviluppo strategico del Sud» è scritto nella presentazione del Convegno. La seconda edizione si è svolta il 19 e 20 maggio, ancora a Sorrento, «sostenuta dal ministro per gli affari europei, il Sud le politiche di Coesione e Il PNRR» (tutte deleghe di Fitto, n.d.r.) e da alcune “imprese-partner”. Solo due – Adler Group, di Paolo Scudieri,ed MSC, dell’armatore Gianluigi Aponte – sono del Sud. Ecco le altre: Intesa Sanpaolo, Mediocredito Centrale, Invitalia, Edison, Philip Morris, Gruppo FS e Coldiretti. Nessuna ha la propria direzione in una regione dell’attuale Meridione. Il loro interesse è l’intercettazione di contributi e sussidi e la conquista di nuove fette di un appetibile mercato di sbocco.
Modesta è stata la partecipazione dei politici meridionali al Convegno. A Sorrento, oltre a Fitto, pugliese, c’erano il ministro per le politiche del mare Nello Musumeci e qualche presidente di regione (Abruzzo, Calabria, Puglia e Molise). Gli altri interlocutori politici erano il ministro degli esteri, Antonio Tajani, romano, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, milanese,e il ministro per l’ambiente Gilberto Pichetto Frattin, piemontese. Unico ministro meridionale, Nello Musumeci, siciliano, con delega alle politiche del mare e alla Protezione Civile. Al di là di presenti e assenti, però, nessun politico meridionale ha messo in discussione il fatto che il Governo attuale, come quello precedente, affidi a una lobby tecnocratica e nordista il compito di progettare lo sviluppo del Sud.
Tecnocrati e Confindustria decidono gli investimenti
Certo, non basta il luogo di nascita a identificare le radici culturali di un politico, e Mara Carfagna è di Salerno, le scarse presenze di politici e imprese meridionali però bastano allo Studio Ambrosetti per definire Verso Sud «una piattaforma pubblico-privata nazionale e internazionale che unisce, in un unico Think Tank(Centro studi, n.d.r), le migliori imprese e Istituzioni e rappresentanti dell’accademia e della ricerca, per costruire, valorizzare e comunicare un nuovo Sud Italia, come piattaforma mediterranea strategica per l’Italia e l’Europa».
E chi dovrebbe definire il “paradigma di sviluppo strategico del Sud”? Ecco i componenti del Comitato scientifico di Verso Sud, dal libro bianco firmato dall’amministratore delegato dello Studio Ambrosetti, Valerio De Molli: Patrizia Lombardi, vicerettore del Politecnico di Torino, Stefano Manservisi,professore alla Sciences Po-Paris School of International Affairs (Manservisi è l’ex direttore generale della Cooperazione Internazionale allo sviluppo della Commissione UE); Maria Latella, giornalista di Radio 24 e collaboratrice de“Il Sole-24 ore”, quotidiano di proprietà di Confindustria.
L’attuale Sud dell’Italia, che è stato condannato al sottosviluppo dalla unificazione e dalla sua classe politica, subalterna e legata a doppio filo allo Stato centralista e ai partiti di matrice risorgimentale, dovrebbe quindi svilupparsi sotto la guida di una docente di una Università piemontese, di un ex funzionario della UE che insegna a Parigi, e di una giornalista radical-chic che scrive per i mass-media dell’associazione delle grandi imprese.
Hub per merci e produzione a basso costo
Quale scenario disegnano nel loro libro bianco le teste d’uovo dello studio di consulenza milanese? L’idea di fondo – già anticipata nel 2022 – è quella del Sud come Hub(punto di collegamento e di smistamento, n.d.r) delle merci che dovrebbero transitare da e per l’Africa.
Il libro bianco dello Studio Ambrosetti parla anche di hub produttivo e della presenza di imprese manifatturiere, ma si tratta di filiali di imprese del Nord e di multinazionali estere, mai di imprese nate e dirette nel Sud. E che cosa le spinge a localizzare loro filiali nel Meridione? Lo chiarisce lo stesso libro bianco: al Sud sono state create 8 ZES (Zone Economiche Speciali), aree geografiche nate con il Decreto Legge 91/2017 nelle quali le imprese godono di un regime di contributi e di riduzione fiscale molto vantaggioso. La legge di bilancio 2021 ha concesso alle imprese attive nelle ZES una riduzione del 50% dell’imposta sul reddito, contributi per la realizzazione degli insediamenti produttivi, canoni di concessione agevolati, deroghe sui contratti di lavoro, riduzione o esenzione degli oneri sociali sulle retribuzioni ed altri vantaggi ancora.
È questo che fa gola ad imprenditori rampanti e lobbisti, che puntano al Sud a caccia di sussidi, di manodopera a basso costo e di insediamenti che gli altri Paesi non vogliono, come le pale eoliche della “green transition” (una enorme operazione di ricambio industriale favorita dal catastrofismo ecologista) promossa nel libro bianco di Studio Ambrosetti, che stravolgono il paesaggio per fornire un contributo di energia alternativa pressoché irrilevante.
Per ottenere i vantaggi previsti nelle ZES è sufficiente alle imprese che vi si insediano l’impegno a mantenere impianti e posti di lavoro per 10 anni. E dopo? Prendi i soldi e scappa, non è solo il titolo di un film, è la storia industriale recente del Sud, che ha visto la fuga di multinazionali ed imprese del Nord abbondantemente sussidiate in questi decenni verso Paesi con manodopera a costi più bassi.
Lo scenario tracciato dallo Studio Ambrosetti,al quale si accodano tecnocrati epolitici meridionali subalterni e complici, esclude lo sviluppo autopropulsivo del Sud. Questo comporterebbe il ritorno dei centri e delle funzioni direttive che gli sono state sottratte. Ma al Sud – secondo i lobbisti milanesi – si deve solo produrre per conto terzi ed a costi più bassi. Quanto alle infrastrutture da realizzare sono in funzione del transito delle merci provenienti e dirette ai grandi mercati del Nord.
Resta il turismo, segnalato come opportunità nel libro bianco. Certo, è un peccato non sfruttare anche le bellezze naturali ed il patrimonio d’arte. Alle prime ci pensa la Commissione UE, con l’imposizione al Governo italiano, che si sta allineando, della direttiva Bolkestein.La suaapplicazione consentirà alle multinazionali di impadronirsi delle concessioni per le spiagge, togliendole ai gestori balneari, piccoli imprenditori che non hanno i mezzi per competere. Così avanza la nuova colonizzazione. (LN171/23)