(Lettera Napoletana) Le elezioni comunali della prossima primavera a Napoli potrebbero vedere di fronte due simboli negativi della classe politica meridionale. All’attuale sindaco Luigi De Magistris, che ha annunciato che si ricandiderà, potrebbe contrapporsi Antonio Bassolino, sindaco e poi presidente della Regione Campania ininterrottamente per 17 anni, dal 1993 al 2010, che manovra da mesi per un suo ritorno in politica.
Per Napoli sarebbe uno scenario disperante. Da un lato l’ex pm De Magistris, che ha fallito su tutti gli impegni assunti al momento della sua elezione nel 2011, dalla gestione del ciclo dei rifiuti (Napoli è l’unica metropoli europea a smaltire all’estero i propri rifiuti, con una raccolta differenziata che non ha superato nei quasi cinque anni di amministrazione De Magistris il 28%, contro il 70% promesso), alla bonifica di Bagnoli, alla costruzione di un nuovo stadio, alla semplice manutenzione delle strade.
A De Magistris si contrapporrebbe Bassolino, 68 anni, ex funzionario del Pci, partito al quale si iscrisse a 17 anni. Bassolino è stato il politico della grande mistificazione del “rinascimento napoletano”, una formula elaborata secondo la tecnica propagandistica del leninismo prima della sua elezione a sindaco nel 1993 e già utilizzata in precedenza per il sindaco comunista Maurizio Valenzi (1975-1983), per il quale era stato coniato lo slogan del “risorgimento napoletano”.
Per Napoli e la Campania Bassolino è stato l’uomo del disastro. Da Commissario di governo per l’emergenza rifiuti dal 2000 al 2004 provocò la crisi spaventosa del 2008, che portò Napoli alla ribalta negativa di tutto il mondo. Da presidente della giunta regionale della Campania (2000-2010) ha lasciato un buco di 2 miliardi e 100mila euro, pagato dai cittadini della Campania con le addizionali più alte e con un durissimo piano di rientro nella spesa sanitaria. Nel decennio in cui ha governato, il Pil della Campania è scivolato all’ultimo posto tra le Regioni italiane.
Intorno a Bassolino, in 17 anni ininterrotti di potere (nessun politico della storia recente, da Achille Lauro ai sindaci democristiani è rimasto al potere per tanto tempo), si è saldato un ceto politico-affaristico trasversale che ha realizzato fortune enormi con incarichi e consulenze. Secondo i pm Paolo Fortuna e Paolo Sirleo – che hanno sostenuto l’accusa al processo per la sua gestione da Commissario di governo per l’emergenza rifiuti – al Commissariato rifiuti si guadagnavano “cifre inimmaginabili”. I subcommissari fino a 95mila euro al mese, il subcommissario Raffaele Vanoli 1 milione 50mila euro all’anno, i subcommissari Giulio Facchi e Raffaele Paolucci tra gli 800 ed i 900mila euro di compensi.
Condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 3 milioni e 200mila euro per danno erariale con “le condotte poste in essere in qualità di Commissario per l’emergenza rifiuti” (non li pagherà, perché non risulta proprietario di beni mobili ed immobili) Bassolino è riuscito invece a passare indenne, grazie anche alle prescrizioni, nei processi penali tardivamente avviati nei suoi confronti.
Adesso le stesse filiere affaristiche trasversali intrecciate ai mass-media, che sono il suo punto di forza principale, arricchitesi negli anni passati, tornano alla carica per sostenere una sua nuova candidatura a sindaco di Napoli. Sembra incredibile, ma i mass-media puntano sull’effetto “memoria corta”, che rende decisive solo le notizie più volte ripetute. E questo non è il caso delle notizie e dei dati sulla bancarotta politica e morale e sul disastro ambientale prodotto in 17 anni da Bassolino. Il processo nel quale rispondeva di sette diverse imputazioni fu vietato a telecamere tv e microfoni della radio per disposizione dell’allora Procuratore generale Vincenzo Galgano.
La campagna di stampa per ricandidare Bassolino a sindaco di Napoli è cominciata all’inizio dell’estate ed è sostenuta da “Il Mattino”, giornale del costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, con interessi economici a Bagnoli e nell’eventuale nuovo stadio, da “la Repubblica- Napoli”, dove Bassolino è ancora rimpianto dai giornalisti che brindavano in piazza con lui nelle (costosissime) feste di fine d’anno, dal TGR della Rai, che divinizzò l’ex funzionario del Pci, stabilendo il record assoluto di dedicargli sette servizi in un’unica edizione del Tg Regione (4 ottobre 1996), dal “Corriere del Mezzogiorno”, il cui direttore tagliò la torta al cinquantesimo compleanno di Bassolino.
“Il Mattino” ha ospitato come editoriale un articolo del prof. Mauro Calise (20.9.2015), che per 15 anni ha scritto i discorsi di Bassolino e gli ha fatto da consulente politico. Calise parla di “pressioni crescenti dal basso” per una nuova candidatura dell’ex funzionario del Pci. Ma nessuno nella Napoli reale vuole tornare al passato tristissimo del regime bassoliniano e le pressioni per una sua ricandidatura vengono solo dai vecchi comitati di affari e dalle lobbies giornalistiche che sperano di tornare alle vecchie rendite.
L’obbiettivo è quello di piegare la resistenza del Pd campano, un partito debole e diviso, e di ottenere le primarie, un meccanismo di selezione nel quale prevale chi è più bravo ad irreggimentare le proprie clientele e a trascinarle ad un voto privo di ogni controllo serio. Per Bassolino, che nel 1993 liquidò in poche settimane l’intellettuale marxista Aldo Masullo ed ottenne la candidatura a sindaco, sarebbe facile vincerle. A quel punto, di fronte ad un De Magistris, che ha fallito anche agli occhi di tanti suoi sostenitori, e ad un candidato di centrodestra debole come l’ex presidente degli industriali Gianni Lettieri (peraltro legato a doppio filo con l’ex sindaco di Napoli negli anni in cui era presidente degli industriali), diventerebbe possibile per lui farsi rieleggere, puntando sulla disaffezione per il voto dei napoletani, che per il 50% non vanno più a votare.
Il possibile ritorno al potere di Bassolino ripeterebbe a Napoli quanto già accaduto in altre grandi città del Sud. A Palermo è ritornato sindaco nel 2012 Leolouca Orlando, eletto per la prima volta nel 1985, che ha cambiato almeno quattro partiti diversi. A Catania dal 2013 è ritornato sindaco Enzo Bianco, un altro trasformista, che fu eletto per la prima volta nel 1988. In Puglia governa la Regione l’ex sindaco di Bari (2004-2014) Michele Emiliano, un ex magistrato che ha navigato attraverso tutte le correnti del Pd, ed ha nominato come addetto stampa la propria compagna.
Lo scenario di un possibile scontro De Magistris-Bassolino alle Comunali di Napoli nella primavera 2016 basta da solo a fotografare lo stato di una classe politica meridionale immobile ed incapace di rigenerarsi, legata più che mai al sistema di scambio (voti contro gestione di risorse pubbliche) con i partiti nazionali, sui cui si è fondato per decenni il potere dei Gava, dei Di Donato, dei Pomicino e dei Bassolino. (LN92/15).