(Lettera Napoletana) L’assemblea straordinaria della Bps (Banca Popolare di Sviluppo), svoltasi il 22 luglio scorso, ha approvato le modifiche allo Statuto che preludono alla trasformazione dell’Istituto di credito da società cooperativa per azione in S.p.a. Una nuova assemblea, entro la fine del 2015, sancirà la trasformazione ed aprirà la strada alla vendita della Bps ed all’assorbimento in un altro Istituto di credito.
I circa 2.200 soci della Popolare di Sviluppo, nata nel 2000 per iniziativa di un gruppo di imprenditori del Cis di Nola (Napoli) – il più grande centro per il commercio all’ingrosso d’Europa, dove si concentrano circa 300 aziende – non hanno avuto praticamente scelta. La Banca d’Italia, che esercita la funzione di Vigilanza, al termine di un’ispezione nel 2013 ha imposto alla Bps, che ha chiuso in perdita i bilanci 2013 e 2014 nel contesto di una crisi che in Campania ha colpito ancora più duramente il tessuto economico, l’esclusione dal Consiglio di amministrazione di alcuni soci, tra i quali il fondatore del Cis, l’imprenditore Gianni Punzo, ed il divieto di operare tra le imprese dell’area nolana, dalle quali proveniva una parte consistente delle sofferenze (crediti di incerta riscossione) accumulate dalla Bps.
Ma questo ha comportato uno stravolgimento del progetto originario della Bps – nata come banca corporate, cioè destinata alla clientela delle imprese, e fortemente radicata nell’area nolana, dove operano 2 dei 7 sportelli attivi – che è stata obbligata a trasformarsi in banca orientata sul segmento di clientela retail (persone fisiche). Nonostante tutto, la Bps realizzato ha un risultato netto di gestione al 31 maggio 2014 negativo ma non disastroso (- 1,4 milioni) ed un risultato netto di gestione in lieve attivo (5.261 euro) al 31 maggio 2015, chiaro segnale di ripresa.
Un tentativo di ricapitalizzazione nel 2013 è fallito, soprattutto per il venire meno dei soci fondatori della Banca. Né alcuni noti imprenditori entrati nel cda in ottemperanza alle indicazioni di Bankitalia, dall’amministratore delegato del Gruppo Ferrarelle, Carlo Pontecorvo, ad Antonio Ferraioli, di “La Doria”, allo stilista Maurizio Marinella, si sono impegnati nella ricapitalizzazione. Si è giunti così nel 2015 alla nomina di una società di Intesa Sanpaolo come advisor con l’incarico di trovare acquirenti per la Bps.
Un lavoro concluso, che attende solo la trasformazione in S.p.a. della Banca campana. Può darsi che la Popolare di Sviluppo riesca ad evitare l’assorbimento nelle concentrazioni bancarie del Nord, che, a partire dagli anni ’90 hanno creato il deserto nel credito meridionale, ma la vicenda di questa banca meridionale, nata dal territorio e vicina alle piccole imprese, è un altro grave allarme sulla situazione del credito nel Sud, “unica regione debancarizzata” (cioè priva di Istituti di credito medio-grandi) tra le 81 regioni dell’Ue, e conferma la latitanza della classe politica e dei “meridionalisti” (parte dei quali è apertamente legata al gruppo Intesa Sanpaolo), che di quanto accaduto alla Bps non si sono neanche accorti. (LN90/15)