In Italia, nonostante l’impronta profonda che ha lasciato nella vita culturale e sociale del Brasile, dove visse 46 anni, è praticamente sconosciuta. Per lei la damnatio memoriae che ha accompagnato i Borbone-Due Sicilie si è trasformata in oblio.Attende ancora che la storia le renda giustizia Teresa Cristina Maria di Borbone-Due Sicilie (1822-1889), principessa napoletana ed ultima Imperatrice del Brasile avendo sposato Dom Pedro II (1825-1891).
In Brasile la ricordano nel nome sei città in altrettanti Stati della Confederazione e le è stata dedicata un’importante collezione iconografica, donata da Dom Pedro II, e riconosciuta dall’Unesco come patrimonio mondiale, nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro. Anche la più importante collezione archeologica del Brasile e di tutta l’America latina è intitolata alla Principessa delle Due Sicilie. Consta di oltre 700 pezzi provenienti da Pompei, Ercolano ed altri siti archeologici italiani donati da Teresa Cristina, che era appassionata di archeologia, ed è esposta nel Museu Nacional UFRJ di Rio de Janeiro.
Chiamata “la madre dei brasiliani” e definita “l’imperatrice invisibile” nella Mostra che nel 1998 le ha dedicato il Museo Imperiale di Petropolis per la discrezione e la modestia che contrassegnarono tutta la sua vita, Teresa Cristina non ha avuto i riconoscimenti che merita neanche in Brasile, anche se la divulgazione, con film e novelle televisive, si è ispirata al suo personaggio. Un ampio e documentato articolo su Teresa Cristina di Borbone-Due Sicilie è stato pubblicato sul blog imperiobrazil.blogspot.com (giugno 2010).
Figlia del Re Francesco I di Borbone e di Maria Isabella di Borbone, Infanta di Spagna e seconda moglie di Francesco I, Teresa Cristina nacque a Napoli il 14 marzo 1822. Era sorella di Ferdinando II e ricevette un’accurata educazione da Mons. Agostino Olivieri, che fu anche precettore del penultimo Re delle Due Sicilie. Era dotata di gusto e formata nella cultura classica, nelle belle arti, la musica e l’archeologia. Teresa Cristina condusse e finanziò gli scavi nel sito etrusco di Veio, nei pressi di Roma, ed in Brasile fu soprannominata l’Imperatrice archeologa.
Descritta come leggermente claudicante – non si sa se per effetto di una caduta, di una imperfezione congenita, oppure solo per il suo modo di camminare – di statura piuttosto bassa, capelli neri, occhi marroni, Teresa Cristina se non era bella non era neanche sgradevole di aspetto. Timida, di carattere dolce, dotata di una bella voce educata al canto, si faceva apprezzare per le sue qualità.
Nel 1842 Teresa Cristina, che aveva 21 anni, sposò per procura, secondo una prassi diffusa tra le case regnanti del tempo, Dom Pedro II, che era stato incoronato nel 1841 Imperatore del Brasile. Tra i due c’era un rapporto di parentela: la madre di Teresa Cristina, Maria Isabella di Borbone, era zia di Dom Pedro I, padre del futuro sposo, ed il padre, Francesco I di Borbone, zio della madre, Maria Leopoldina d’Asburgo Lorena. Per il matrimonio fu necessario chiedere una dispensa al Papa Gregorio XVI.
Il contratto di matrimonio fu firmato a Vienna il 20 maggio 1842; il matrimonio per procura fu celebrato a Napoli il 1° luglio 1842 alla presenza dell’ambasciatore brasiliano Josè Alexandre Carneiro Leão, Visconte di San Salvador de Campos. Dom Pedro II era rappresentato dal Principe Leopoldo di Borbone-Due Sicilie, conte di Siracusa e fratello di Teresa Cristina. La sposa, dal ministro degli esteri napoletano, Folco Ruffo di Calabria, Principe di Scilla.
Una squadra navale brasiliana, composta dalla fregata Constituição e due corvette, fu inviata a Napoli per portare la futura imperatrice a Rio de Janeiro. Il viaggio cominciò il 2 luglio 1843. Teresa Cristina era scortata dal vascello Vesuvio, dalle fregate napoletane Partenope, Amalia e Regina Isabella, ed accompagnata dal fratello Luigi di Borbone, Conte d’Aquila, che avrebbe sposato la Principessa Januária, sorella di Dom Pedro II. L’arrivo a Rio de Janeiro avvenne all’alba del 3 settembre. Il giorno dopo gli sposi ricevettero la benedizione nuziale nella Cappella imperiale, l’attuale chiesa Do Carmo, dal Cappellano Maggiore dell’Imperatore, Dom Manoel de Monte Rodrigues de Acaújo. Secondo alcune cronache del tempo Dom Pedro II, salito a bordo della fregata Constituição la sera dell’arrivo delle navi in rada, sarebbe rimasto deluso dall’aspetto fisico della sposa che aveva conosciuto, come avveniva in questi casi, solo attraverso un ritratto.
Ma il matrimonio tra Dom Pedro II e la Principessa delle Due Sicilie si rivelò nel tempo un successo. Durò 46 anni e fu caratterizzato da una grande intesa cementata dal gusto comune per le arti e la musica. In dote, oltre a due milioni di franchi, Teresa Cristina portò una serie di reperti archeologici tra i quali 13 anfore di bronzo che divennero il nucleo della collezione a lei intitolata nel Museu Nacional Quinta da Boa Vista a Rio de Janeiro. «A partire dal 1856 l’imperatrice avviò con il fratello Ferdinando II (..) uno scambio di pezzi di artigianato brasiliano con antichità provenienti dal Real Museo Borbonico di Napoli (..) grazie all’Imperatrice il Brasile può contare su una collezione archeologica classica di circa 700 pezzi, la più grande dell’America Latina» (Eugénia Cristina de Godoy Zerbini, A imperatriz invisível, in “Revista de História da Biblioteca Nacional”, Rio de Janeiro, n.17, febbraio 2007).
Eppure, anche in Brasile la passione e la competenza archeologica di Teresa Cristina sono una acquisizione recente. Solo nel 2005 la mostra “Afrescos de Pompéia: beleza revelada” tenutasi nel Museo Nazionale di Belle Arti, fece conoscere al grande pubblico questo aspetto della personalità di Teresa Cristina «finora descritta solo come sposa e madre esemplare» (Ibid.)
La coppia ebbe quattro figli: Afonso (1845-1847), Isabel (1846-1821), Leopoldina (1847-1871), Pedro (1848-1850).
Nel palazzo imperiale di Petrópolis (a 50 km da Rio de Janeiro) la coppia imperiale conduceva una vita semplice, con l’etichetta di Corte ridotta all’essenziale. Teresa Cristina «si prendeva personalmente cura di parte dei giardini, soprattutto i roseti, e a volte cucinava» (imperiobrazilblgospot.com, 21.6.2010). Fu lei, si ritiene, ad introdurre la pasta nel menù imperiale. Dotata di qualità artistiche, ricoprì con un ammirato mosaico di conchiglie e cocci di servizi da tè, i sedili, le fontane ed i troni e le pareti del Jardim das Princesas (Giardino delle Principesse) del Palazzo Imperiale di Quinta da Boa Vista. Solo nel 1996, nel catalogo della mostra organizzata dall’archeologa Maria Beltrão al Museu Nacional UFRJ (Università Federale di Rio de Janeiro) furono riconosciuti i meriti artistici della Principessa delle Due Sicilie nel campo del mosaico. Nel 2008, nel corso della rassegna “Rio Mosaico” (8-31 ottobre), fu reso omaggio alle qualità artistiche di Teresa Cristina, considerata una precorritrice dell’arte del mosaico in Brasile. Nel 1997 il Museu Imperial di Petrópolis organizzò la mostra “Teresa Cristina Maria: a imperatriz invisível”, che è stata ospitata per cinque anni in importanti musei brasiliani.
Nel 2009 (1-7 settembre) nel corso della “Settimana italiana di cultura” a Petrópolis sono stati ricordati i 166 anni dell’arrivo in Brasile della Principessa delle Due Sicilie.
Colta, raffinata, Teresa Cristina fece affluire in Brasile intellettuali, scienziati, artisti ed artigiani. Amante della musica ed educata al canto suscitava ammirazione per la sua bellissima voce.
Lo storico brasiliano Afonso de Taunay riferisce nel suo libro “No Brasil de 1840”che il diplomatico francese Jules Itier nel febbraio 1844, trovandosi nei pressi del Palazzo Imperiale di Quinta da Boa Vista, rimase impressionato dalla bellezza di una voce che cantava l’aria di Rossini “Una voce poco fa”, dal “Barbiere di Siviglia”, e il suo stupore aumentò quando vide apparire poco dopo al balcone l’imperatrice (cfr. Zerbini, cit.).
Teresa Cristina «era dotata di un raro senso di cordialità. Discreta, caritatevole, intelligente conquistò la stima dei brasiliani che, negli anni, la soprannominarono “la madre dei brasiliani”» (imperiobrazilblgospot.com, 21.6.2010).
Aveva un carattere «lievemente malinconico forse dovuto anche ai forti dolori che soffriva ad una gamba» (Zerbini, A imperatriz invisível, cit.). Proprio la salute di Teresa Cristina spinse la coppia imperiale a recarsi in Europa nel 1876 (e poi nel 1888) e l’imperatrice fu visitata dal dottor Jean-Martin Charcot, considerato il fondatore della moderna neurologia.
Unita, nonostante le voci di occasionali infedeltà di Dom Pedro II, la coppia percorse il Brasile, enorme per dimensioni, con una serie di viaggi a partire dal 1845 e visitò diversi Paesi esteri, tra i quali Egitto e Palestina (1872), Stati Uniti d’America (1876), Inghilterra, Scozia e Irlanda (1877).
Tristissimo, per Teresa Cristina, fu il ritorno a Napoli, ridotta da Capitale di un grande Regno a provincia, nel 1871. «Non so descrivere l’impressione che ho provato nel rivedere, dopo 28 anni dopo, la mia patria e non trovare più le persone che amavo», annotò nel suo diario, scritto tra il 1854 ed il 1887 (Zerbini, A imperatriz invisível, cit.).
Il 23 febbraio 1845 nacque Dom Afonso Pedro de Alcântara, primogenito della coppia imperiale, che visse poco più di due anni e morì l’11 giugno 1847. Il 29 luglio 1846 nacque la principessa Isabel Cristina, che sposò nel 1864 Louis Philippe Gastond’Orléans, Conte d’Eu. Il matrimonio dette origine ad una unione tra le case dei Bragança e degli Orléans ed al titolo Orléans-Bragança, assegnato ai discendenti di Louis Philippe Gaston d’Orléans ed Isabel Cristina de Bragança e Borbone. La principessa divenne Capo della Casa imperiale brasiliana alla morte del padre Dom Pedro II nel 1891; i suoi discendenti sono i pretendenti alla corona del Brasile. Dom Luis de Orléans-Bragança, (Mandelieu, Francia, 1938), capo della Casa Imperiale del Brasile ed il fratello minore Dom Bertrand de Orléans Bragança, (Mandelieu, Francia, 1941) sono pronipoti della Principessa Isabel Cristina e trisnipoti di Dom Pedro II e Teresa Cristina delle Due Sicilie.
Il 13 luglio 1847 nacque la Principessa Leopoldina Tereza Francisca, che nel 1864 sposò il principe e duca Luís Augusto de Saxe-Coburgo-Gota. La terza figlia di Teresa Cristina morì giovanissima, a 24 anni, a Vienna, nel 1871.
Il 19 luglio 1848 nacque il quarto ed ultimo figlio (secondo maschio) della Principessa delle Due Sicilie, Dom Pedro Cristiano Leopoldo Afonso, che morì il 9 gennaio 1850.
Nel 1851 la città di Teresina, il cui nome è formato con i nomi della Principessa napoletana, divenne la capitale dello Stato del Piauì. Nel 1856 fu creata, sempre in omaggio a Teresa Cristina, la città di Imperatriz, nello Stato del Maranhão. Nel 1868 la città di Espírito Santo dos Cumquibus, nello Stato di Minas Gerais, passò a chiamarsi Cristina. Nel 1882 il villaggio di Chapada, nello Stato di Sergipe, si ribattezzò Vila Cristina, divenuta dal 1944 Cristinápolis. Infine nel 1845 il borgo di Caldas do Cubatão, nello Stato di Santa Caterina, passò a chiamarsi Caldas (Terme) da Imperatriz, divenuto nel 1949 Santo Amaro da Imperatriz.La morte dei due figli maschi fu una grande amarezza per Teresa Cristina, che nel frattempo cresceva nella considerazione e nell’affetto dei brasiliani. Nel 1846 a Petrópolis, residenza imperiale, nacque l’odierna Rua Teresa. La strada non ha cambiato nome, a differenza di tutte le altre, neanche con la distruzione dei simboli, della toponomastica e della memoria imperiale operata dalla repubblica, che rovesciò il governo di Dom Pedro II nel 1889.
Il 15 novembre 1889 l’Imperatore Dom Pedro II fu deposto e fu proclamata la repubblica. Alla famiglia imperiale i congiurati dettero 24 ore di tempo per lasciare il Paese. La comunicazione venne data nel cuore della notte a Dom Pedro II. Secondo cronache del tempo Teresa Cristina avrebbe pianto apprendendo la notizia. Alla famiglia imperiale i golpisti non consentirono neanche di assistere alla Messa prima delle partenza. Dom Pedro II, Teresa Cristina ed i figli si imbarcarono per il Portogallo all’alba del 17 novembre. All’ambasciatore austriaco, presente alla partenza, l’Imperatrice avrebbe chiesto «che cosa abbiamo fatto per essere trattati come criminali?» (imperiobrazilblgospot.com, 21.6.2010).
Durante il viaggio per mare verso l’esilio in Europa, durato 40 giorni, Teresa Cristina appariva profondamente provata per il trattamento subito dai repubblicani. All’arrivo in Portogallo, a Porto, trovò alloggio al “Grand Hotel”, in realtà un albergo modesto, dove avvertì un malore. Fu chiamato un medico, che nulla poté fare per soccorrerla.
Teresa Cristina delle Due Sicilie morì per un attacco cardiaco nella sua stanza d’albergo il 28 dicembre 1889 mentre Dom Pedro II era in visita all’Accademia di Belle Arti. Aveva 67 anni. Accanto a lei c’era la baronessa di Japurá, Maria Isabel de Andrade Lisboa, alla quale Teresa Cristina avrebbe detto: «Non muoio di malattia, ma di dolore e di tristezza» (Zerbini. cit).
Il quotidiano francese “Le Figaro” scrisse il 29 dicembre 1889: «L’Europa ricorderà con rispetto questa Imperatrice morta senza trono, e della sua morte si dirà che è stato l’unico dispiacere dato al marito in 46 anni di matrimonio». «Era una donna buona e virtuosa – scrisse Le Gaulois (29.12.1889) – di cui la storia poco parla, perché nulla può dirne di male».
Teresa Cristina fu sepolta nella chiesa del Monastero di São Vicente de Fora, a Lisbona, che accoglie le tombe della Casa di Bragança.
Intanto, in Brasile, nonostante la repubblica, in omaggio alla Principessa napoletana il villaggio di Santo António do Paquequer, nello Stato di Rio de Janeiro, decise di ribattezzarsi Teresópolis, che è oggi una città di oltre 150 mila abitanti.
Nel 1921 i resti di Teresa Cristina e di Dom Pedro II furono riportati in Brasile dal Conte d’Eu ed ospitati nella Cattedrale di Rio de Janeiro. Di qui furono trasferiti nel 1925 nella Cattedrale di Petrópolis dove sono stati definitivamente sepolti nel 1939.
Timida, riservata, di sentimenti delicati, Teresa Cristina di Borbone-Due Sicilie ha avuto un ruolo di grande importanza nella storia del Brasile, ma riconoscimenti molto al di sotto dei suoi meriti. «Molto poco si è parlato di Teresa Cristina, benché abbia vissuto per quasi mezzo secolo in terra brasiliana – ha scritto Eugénia Cristina de Godoy Zerbini – [ma] il ricordo di questa principessa napoletana dai raffinati gusti artistici, con un sorriso un po’ alla “Monna Lisa”, merita di essere riportato alla luce, come è avvenuto per i tesori di Pompei» (Zerbini, cit.).