(Lettera Napoletana) È un saggio di apologetica storica – secondo la definizione dello studioso cattolico Guido Vignelli – l’ultimo libro di Massimo Viglione, docente all’Università Europea di Roma e ricercatore del CNR.
“Civiltà cristiana e Medioevo. Dalle origini al 1303” (Edizioni Maniero del Mirto, Roma 2019, pp. 479, € 33,00), ricostruisce gli inizi della Cristianità, la diffusione della Chiesa e la lotta contro di essa dalle persecuzioni dei pagani alle sette, alle eresie medievali. E poi, i rapporti con l’Impero, le Crociate, l’arte e l’architettura della Civiltà medievale: una “civiltà della bellezza”, scrive lo studioso.
I luoghi comuni del progressismo cattolico, che, come è noto, prova a fondare sul Cristianesimo delle origini i suoi errori dottrinali, sono smentiti nel saggio con il sostegno di una solida documentazione. Il celibato ecclesiastico, che sarebbe stata una “invenzione della fine del primo millennio” viene ricondotto alla realtà di una pratica diffusasi gradualmente “specie nella Chiesa latina”, a partire dal III secolo. Le eresie medievali, oggi descritte dalla divulgazione come manifestazioni della libertà di pensiero “represse” dalla Chiesa, vengono inquadrate correttamente come aggressioni di straordinaria violenza alle popolazioni cattoliche in un’epoca in cui il concetto di tolleranza religiosa era sconosciuto.
È un saggio – scrive Viglione nell’introduzione – “per gli intelletti liberi (…) per tutti coloro che non ne possono più di sentire denigrare il Medioevo con le fantasmagorie del mainstream ideologizzato, che non tollerano più le fatidiche sentenze nazionalpopolari cui veramente quasi nessuno del mondo politico, culturale, mediatico e televisivo (e non di rado pure clericale) si sottrae …”.
Con il rigore di un testo universitario, ma senza avere la rigidità di un manuale, “Civiltà Cristiana e Medioevo” fornisce gli strumenti essenziali per opporsi alla divulgazione ed ai luoghi comuni anticattolici e per la comprensione dei secoli in cui è fiorita la Cristianità. (LN143/20)