(Lettera Napoletana) Che cosa dimostra la nascita del Governo Draghi (12 febbraio 2021)? Che lo scontro politico in Italia non è su idee e valori, ma avviene nel quadro di un sostanziale pensiero unico dominante. Al suo interno, con sfumature che sono in realtà operazioni di marketing politico, i partiti si contendono spazi di mercato elettorale con l’unico obbiettivo raccogliere voti, di gestire il potere.
UNA POLITICA SENZA IDEALI
Così nel giro di appena due settimane, abbiamo assistito alle dimissioni del Governo Conte (26 Gennaio), che vedeva Pd, Leu e M5S “irriducibilmente” contrapposti a Lega, FI e FdI, nel quotidiano teatrino delle dichiarazioni TV, e alla nascita del Governo dell’ex presidente della Banca d’Italia e della BCE, che ora vede insieme alleati Pd, Leu, M5S, Lega e Forza Italia…
IL GOVERNO TECNOCRATICO
Con oltre l’80% del consenso in parlamento (nel Paese reale i numeri sono molto diversi) il Governo di Mario Draghi ha anche il consenso dei mass-media. I grandi gruppi editoriali si sono schierati a suo sostegno.
Prima ancora della sua formazione l’esecutivo dell’ex- presidente della BCE è stato annunciato come un “dream team” (TGCOM24, 11.2.2021), molto utilizzata anche l’espressione, cara ad ambienti esoterici, di “Governo dei migliori”. In realtà, Draghi ha collocato nei ministeri-chiave “tecnici” di sua fiducia come Daniele Franco, direttore generale della Banca d’Italia (Economia), lasciando ai politici o a personalità vicine al presidente della repubblica Mattarella, come l’ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, i ministeri non strategici per il suo compito.
Ed il suo compito è uno solo: lo ha spiegato con chiarezza uno dei giornali della Exor, holding finanziaria della famiglia Agnelli. «Il Governo Draghi si è insediato (…) per allocare con puntiglio, determinazione e senza sbavature i 209 miliardi del Recovery Fund, attività che il Governo Conte non è stato in grado di fare» (HuffPost Italia, 16.2.2021).
I miliardi del piano della UE, varato sotto la spinta dell’emergenza Covid, per evitare il crack della stessa Unione Europea, serviranno al banchiere a garantire alla UE, al FMI ed ai poteri finanziari dei quali Draghi è l’uomo di fiducia, il pagamento degli interessi sull’enorme debito dell’Italia.
Come garante della finanza internazionale, il nuovo capo del Governo ha già guadagnato grandi benemerenze. Il 2 giugno 1992, Mario Draghi, salì a bordo del panfilo della famiglia reale inglese “Britannia”, ormeggiato nel porto di Civitavecchia, per partecipare alla crociera organizzata dalla lobby finanziaria della City di Londra “British invisibles”, nel corso della quale si discusse delle privatizzazioni del colosso industriale di Stato IRI. Buona parte delle aziende dell’IRI, nel giro di qualche anno, furono cedute a Gruppi esteri, oppure, come nel caso della Società Autostrade cedute a gruppi del capitalismo rampante italiano, come la famiglia Benetton, che ha realizzato enormi utili. La crociera di Draghi sul panfilo “Britannia” non è una tesi dei “complottisti”. È un dato storico, confermato dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, nel 2008, in un intervento al programma di RAI UNO “Uno Mattina”. Cossiga definì Draghi “un vile affarista”, responsabile, dopo la famosa crociera sul Britannia, della “svendita dell’industria pubblica italiana quando era direttore generale del Tesoro” (cfr. il Riformista, 3.2.2021).
Appena nominato presidente del Consiglio, Draghi non ha deluso i suoi referenti finanziari. Una delle sue prime decisioni – praticamente ignorata dalla stampa – è stata la rinuncia ad esercitare la golden power del Governo sulla vendita del Credito Valtellinese ai francesi di Crédit Agricole.
Il Copasir (Comitato parlamentare di vigilanza sui servizi segreti) aveva approvato all’unanimità una relazione al Parlamento nella quale segnalava l’eccessiva presenza della finanza francese in Italia, ma Draghi non ne ha tenuto conto e ad Aprile, incontrastati, i francesi di Crédit Agricole, già divenuti il settimo gruppo bancario in Italia, grazie ad una lunga serie di acquisizioni di Casse di Risparmio ed Istituti di Credito, porteranno a compimento l’Opa lanciata a novembre 2020 sul Credito Valtellinese (362 sportelli, 94 dei quali in Sicilia), diventando il sesto gruppo bancario italiano.
Era quello che finanza internazionale e banche si aspettano dall’ex managing director di Goldman Sachs Mario Draghi. L’idea di una tecnocrazia neutra, che risolverebbe sulla base della “competenza” i problemi, è un’illusione. La tecnocrazia – come ha bene illustrato lo studioso di Dottrine politiche Guido Vignelli in un recente articolo (https://fatimatragedyhope.info/it/2021/02/24/tecnocraziapunti-chiave-equivoci-e-antidoti/) risponde agli interessi della grande finanza internazionale. Draghi, che a questa tecnocrazia appartiene, ha già assolto diligentemente il suo compito da presidente della BCE (2011-2019), difendendo “ad ogni costo” (“whatever it takes”) l’euro, che è il pilastro su cui si fonda la tecnocrazia dell’Unione Europea.
E IL SUD ?
Nell’agenda del nuovo presidente del Consiglio non c’è spazio per il Sud, eppure, da parte dei “meridionalisti” ufficiali, a cui qualche “ingenuo” (?) continua ad affidare la rappresentanza delle istanze delle popolazioni meridionali, è calato il silenzio. Il “meridionalista” Giuseppe Provenzano, ex direttore generale dello SVIMEZ – il carrozzone che costituisce un aspetto del problema del Sud, piuttosto che la sua soluzione – ex ministro della Coesione territoriale nel Governo Conte 2, si è affrettato ad afferrare al volo l’incarico di vicesegretario del Pd, offertogli da Enrico Letta. Anche in questo caso, silenzio da parte dei meridionalisti da talk show e giornali. Non disturbare il manovratore Draghi. Il Sud? Ne parliamo al prossimo Governo… (LN156/21)