Le Pagine scelte sono estratti di libri di diverso argomento, sia fuori commercio che facilmente reperibili, che forniscono al lettore un quadro sintetico, ma il più completo possibile, su di un particolare tema.

Spaziano tra storia, filosofia, scienza, politica, Magistero della Chiesa, attualità, per formare una piccola antologia del pensiero non omologato al relativismo culturale, con l’aiuto di autori di indiscutibile spessore, noti e meno noti, composti in agili fascicoli rilegabili.


 

Il tempo di Pio IX:

Pio_IXla Chiesa aggredita dalla Rivoluzione

Giovanni Maria Mastai Ferretti nacque a Senigallia il 13 maggio 1792, da famiglia antichissima e nobile originaria di Crema. Ordinato sacerdote nel 1819, fu arcivescovo di Spoleto e di Imola, infine ricevette la berretta cardinalizia nel 1840. Il 16 giugno 1846 venne eletto Papa, a 54 anni, assumendo il nome di Pio IX.

Papa Pio IX governerà la Chiesa per trentadue anni, in uno dei periodi storici più travagliati segnato da gravissimi stravolgimenti che coinvolgeranno direttamente la Sede Apostolica, con la nascita del regno d’Italia, l’annessione forzata del territorio dello Stato Pontificio, la conquista armata di Roma e la fine del potere temporale del Papato.

 

Un periodo segnato però anche da avvenimenti spirituali e magisteriali di enorme portata come la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria (1854) e le apparizioni di Lourdes (1858); la celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano I (1869-1870) che approfondirà la dottrina tradizionale sul primato del Pontefice e definirà il dogma della sua infallibilità quando parla ex cathedra su argomenti di fede e morale; con la proclamazione di encicliche fondamentali come la Quanta Cura, contro gli errori del liberalismo e del socialismo.

 

La sua elezione fu salutata con entusiasmo dai circoli liberali che si illudevano di poter strumentalmente sfruttare a proprio vantaggio la posizione di Pio IX favorevole alla ricerca di una via – una lega o una confederazione, fra le ipotesi – all’unità della penisola.

 

Ben presto, però, fu chiaro che il progetto dei rivoluzionari risorgimentali, volto a realizzare un’unità ideologica e uniformante, violenta e anticattolica, non poteva avere nulla a che vedere con l’idea del Pontefice di una convivenza fondata sulla comune identità culturale e religiosa dei popoli italiani, che conservasse intatte le tradizioni territoriali, giuridiche e storiche dei diversi Stati preunitari.

 

Smascherando le reali intenzioni dei liberali, Pio IX si attirò il loro odio, divenendo bersaglio di una feroce propaganda accompagnata da azioni sovversive nei confini dello Stato Pontificio. L’esplosione dei moti rivoluzionari del 1848, l’omicidio di Pellegrino Rossi, ministro dell’Interno romano, l’instaurazione della Repubblica Romana che costrinse il Papa all’esilio a Gaeta, ospite di Ferdinando II Re delle Due Sicilie, resero evidenti che le reali intenzioni dei “democratici e liberali” comprendevano la scomparsa dello Stato della Chiesa e del potere temporale del Papato. L’esistenza del millenario Stato Pontificio, infatti, garantiva alla Chiesa la possibilità di proseguire liberamente la propria missione salvifica senza il timore di vederla limitata o impedita da leggi repressive o da necessità pratiche.

 

La risposta alla lungimiranza di Pio IX furono le leggi approvate dal parlamento sabaudo e promulgate da Vittorio Emanuele II – che saranno poi estese all’intero regno d’Italia – sulla soppressione degli Ordini religiosi e l’incameramento dei beni della Chiesa. La successiva invasione delle Due Sicilie e la feroce repressione che ne seguì, l’occupazione dei territori pontifici durante la discesa dell’esercito piemontese verso Teano e le pretese “annessioni” delle Legazioni (Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì, 11-12 marzo 1860) e di Marche e Umbria (4 novembre 1860), non furono che tappe di avvicinamento all’obiettivo finale della presa di Roma, realizzato il 20 settembre 1870.

Alle 5 di quel mattino, i bersaglieri, truppe d’assalto guidate del generale Raffaele Cadorna, aprirono a cannonate una breccia nelle mura Aureliane, presso Porta Pia, e invasero la città.

Pio IX, per evitare spargimenti di sangue, ordinò agli Zuavi una difesa soltanto formale e, nel pomeriggio, il comandante pontificio generale Kanzler firmò la capitolazione.

 

Il Papa si ritirò nei Palazzi Vaticani dai quali non sarebbe più uscito, si rifiutò di riconoscere lo Stato italiano, dichiarandosi prigioniero politico, e scomunicò chiunque avesse preso parte all’occupazione di Roma, compreso Vittorio Emanuele II.

L’anno successivo, respinse con fermezza la legge delle guarentigie, con la quale lo Stato sabaudo stabiliva unilateralmente diritti e doveri dell’autorità papale. Infine, nel 1874, con la pronuncia del non expedit (“non è conveniente”), Pio IX rendeva inequivocabile la spaccatura tra quell’Italia, unificata su principi massonici e liberali, con la violenza, l’usurpazione e la menzogna, e le radici cattoliche dei popoli che la abitavano. Pertanto, questa la conclusione, per i fedeli non era opportuno partecipare alle elezioni e alla vita politica del paese, per non avallare con la propria presenza un regno e le sue istituzioni nati in tal modo e per non farsi strumenti della rivoluzione.

 

L’odio di massoni e “democratici” verso Pio IX non si placò neppure con la sua morte, avvenuta il 7 febbraio 1878. La salma fu deposta provvisoriamente in Vaticano, in attesa di poter esaudire il desiderio del Pontefice che aveva richiesto di essere sepolto in San Lorenzo al Verano. La traslazione fu rinviata fino al 1881, quando si organizzò un semplice corteo funebre da svolgersi nella notte fra il 12 ed il 13 luglio, per evitare manifestazioni che potevano sfociare in scontri tra opposte fazioni.

 

La processione, illuminata da fiaccole, era composta da un gruppo di diaconi che precedevano il carro funebre, dai sacerdoti che lo seguivano e alcune carrozze. Le autorità civili erano a conoscenza dell’evento ma non avevano provveduto ad alcun tipo di servizio d’ordine. La notizia era trapelata sia in ambienti ecclesiastici sia in ambienti massonici. All’altezza del ponte di Castel Sant’Angelo, il corteo fu assalito da uno schieramento antipapalino, con l’intenzione di gettare nel fiume la bara del Papa. Lo scontro fu violento e l’ordine fu ripristinato a fatica, dopo molte ore, con l’intervento dell’esercito. Soltanto alle prime ore del giorno, le spoglie di Pio IX poterono essere deposte nella chiesa di San Lorenzo al Verano.

Lo scandalo fu enorme: le diplomazie europee protestarono vivacemente e il presidente del Consiglio, Agostino Depretis, fu chiamato a rispondere in Parlamento. La versione ufficiale parlò di una gazzarra seguita alla “provocazione degli ambienti clericali”.

Nel 1907 fu aperta la causa di beatificazione di Pio IX, proclamato Servo di Dio nel 1985 e, infine, Beato da Giovanni Paolo II, il 3 settembre 2000.

I documenti che proponiamo ai nostri lettori sono tra quelli di maggior rilievo del lungo pontificato di Pio IX:

Singulari quadam, Allocuzione del 9 dicembre 1854, nella quale il Pontefice ricorda la matrice illuministica del movimento massonico e liberale che nel Piemonte orienta l’intera politica nazionale e ha messo a segno il grave colpo contro la Chiesa con l’approvazione delle leggi per la soppressione degli Ordini religiosi;

Quanta cura – Syllabus, Lettera enciclica dell’8 dicembre 1864, contro le ideologie che la rivoluzione andava diffondendo, il liberalismo, il socialismo e il comunismo

Respicientes ea, Lettera Enciclica del 1° novembre 1870, la lucida ricostruzione del movimento rivoluzionario italiano guidato dal regno sabaudo, delle sue strategie propagandistiche e delle aggressioni contro lo Stato Pontificio fino all’invasione di Roma, evento sacrilego che porta alla scomunica maggiore quanti vi ebbero parte.

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