La trilogia di don Giuseppe Buttà:

Don Giuseppe Buttà (1826-1886) nacque a Naso (ME), e dopo l’ordinazione sacerdotale ottenne l’incarico di cappellano militare dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie. Nel 1859 fu destinato al 9° Cacciatori, agli ordini di Ferdinando Beneventano del Bosco, di stanza a Monreale in Sicilia. Prese parte all’intera campagna militare seguita all’invasione garibaldina dell’isola e fu testimone degli scontri che segnarono i destini del Regno, da Milazzo al Volturno. Infine, fu tra i capitolati di Gaeta e dopo, un periodo di detenzione e persecuzione politica, partì per l’esilio. Al rientro a Napoli continuò idealmente la militanza con la penna, per rettificare la vulgata sull’unificazione. Le sue opere, pubblicate prima a puntate sul periodico La Discussione e poi edite in volumi, tracciano la parabola del prima e dopo del Regno delle Due Sicilie: Un viaggio da Boccadifalco a Gaeta (1875),l’opera più famosa, è la narrazione della campagna siciliana contro i garibaldini; il saggio storico I Borboni di Napoli al cospetto di due secoli (1877) in tre volumi, ripercorre la storia della dinastia napoletana dal 1734 al 1861; infine, il romanzo Edoardo e Rosolina o le conseguenze del 1860 (1880) descrive il prezzo pagato all’unità d’Italia.

 

Un viaggio da Boccadifalco a Gaeta [pag. 400 – € 21,50]

Don Buttà fu testimone oculare della maggior parte dei fatti che narra. Cappellano militare del 9° Battaglione Cacciatori, agli ordini del colonnello Beneventano del Bosco, di stanza in Sicilia, fu a Palermo, sulle barricate, e a Milazzo durante la battaglia; seguì le truppe borboniche a Napoli, a Capua e poi a Gaeta, nei sei mesi di assedio; fu prigioniero con i soldati, alla caduta della fortezza. Anche dopo, nell’Italia liberata, condivise la sorte dei soldati di Gaeta accusato di essere un cospiratore, e andò in esilio a Roma. Ciò che non visse in prima persona, don Buttà lo venne a sapere da altri testimoni diretti, lo scoprì leggendo opere di altri reduci, cercando le prove e i documenti. E scrisse tutto, in un libro che divenne un’appassionata denuncia degli aggressori garibaldini e piemontesi e dei “vili e traditori” che diedero loro man forte, quinta colonna all’interno dell’Esercito borbonico, o spergiuri per paura o interesse.

La macchia d’origine dell’Italia unita che Buttà aveva svelato, ne metteva in discussione fatalmente la legittimità ma rivelava anche la vergogna di tanti che avevano negato agli eroici soldati borbonici la possibilità di difendere la Patria e il Re. Per questo l’opera sollevò accese polemiche sia da parte dei liberatori sia da parte di quei reduci che avevano la coscienza sporca.

 

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I Borboni di Napoli al cospetto di due secoli (vol. I *) [pag. 412 – € 18,00]

L’opera storica di Buttà nasce da desiderio di confutare la propaganda antiborbonica che negli anni precedenti e successivi all’unificazione era stata profusa a piene mani dalla stampa di matrice rivoluzionaria, da autori prezzolati come Dumas, da esponenti del liberalismo politico come D’Azeglio e da massoni conclamati come l’inglese Gladstone. Grazie a questa vera e propria operazione di disinformazione, orchestrata sia all’interno sia a livello internazionale, Ferdinando I era divenuto il Re Lazzarone, Ferdinando II il Re Bomba, Francesco II era considerato un principe da operetta, il Regno delle Due Sicilie era divenuto la negazione di Dio. La stessa propaganda aveva fatto di Vittorio Emanuele un galantuomo, di Cavour un abile tessitore,di Garibaldi un eroe addirittura di due mondi.

Il punto di vista di Don Buttà certamente è quello dell’appassionato difensore della propria Patria e della Dinastia che l’aveva fatta grande. Questo però non toglie obbiettività alla sua opera, poiché don Buttà non fa altro che leggere documenti e dati storici, senza nascondere luci ed ombre, ma ben ancorato alla semplice evidenza della legittimità del Regno e della Casa Borbone. Non a lui, dunque, si può imputare un atteggiamento parziale o ideologico ma, piuttosto, a chi su quella propaganda – rimasta ancora oggi immutata da oltre 150 anni – ha preteso di fondare la legittimità di uno Stato.

Il primo volume de I Borboni di Napoli al cospetto di due secoli parte dall’ascesa al trono di Re Carlo e si ferma alla morte del figlio Ferdinando IV, poi Ferdinando I delle Due Sicilie. Attraversa, quindi, il periodo tempestoso dell’invasione francese del Regno nel 1799 e della proclamazione della cosiddetta repubblica partenopea ad opera dei traditori giacobini che consegnarono la capitale all’esercito straniero. Periodo eroico, anche, che vide il sacrificio dei lazzari napoletani in difesa della città e la riconquista del Regno da parte dei popolani dell’Armata Reale e Cristiana guidata dal Cardinale Fabrizio Ruffo. Periodo unico nel panorama europeo, poiché l’esercito di contadini della Santa Fede fu il solo ad opporsi vittoriosamente alle truppe francesi d’invasione e ai rivoluzionari interni.

* I volumi II e III sono in preparazione

 

Edoardo e Rosolina o le conseguenze del 1860 [pag. 396 – € 18,00]

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Il giovane Edoardo Desmet sbarca nella Napoli del 1866, accompagnato dallo zio Luigi, Visconte di Peiter. Ventiduenne rampollo di nobile famiglia francese, Edoardo intraprende il viaggio in Italia rito di passaggio dei giovani europei di buona famiglia, animato da grande ammirazione per Garibaldi e la sua impresa, instillatagli nei circoli liberali e rivoluzionari che ha preso a frequentare da qualche tempo. Nutre quindi l’aspettativa di trovare un paese redento dall’oscurantismo assolutista, dove finalmente libertà e fratellanza trionfano, e sogna di prendere parte al definitivo passo del risorgimento dalle tenebre: la conquista di Roma e di Venezia. Al contrario, la famiglia del giovane, cattolica e tradizionalista, preoccupata dall’influenza delle cattive amicizie, spera che Edoardo ritorni in sé vedendo le conseguenze concrete delle idee che tanto lo entusiasmano. Infatti, il giovane incontrerà persone che smentendo la propaganda liberale dei giornali, gli faranno conoscere le reali condizioni in cui versano i popoli dell’ex Regno delle Due Sicilie, schiacciati dalle epurazioni e dalla repressione, strozzati dalle tasse, immiseriti dalla mancanza di lavoro, e gli spiegheranno chi siano veramente i briganti. La conversione di Edoardo sarà lenta ma inevitabile e sempre più radicata, grazie anche all’incontro con Rosolina che ….