Italia, 2014
Genere: Drammatico, Storico
Regia Di Salvatore Chiosi
Attori: Claudio De Davide, Christian Iansante, Maximiliano Hernando Bruno, Sara Ricci, Andrea Pergolesi, Carla Stella, Eleonora Panizzo, Alvaro Gradella, Vasco Mirandola, Stefano Scandaletti
Sceneggiatura: Maximiliano Hernando Bruno, Renzo Carbonera
Musiche: Pericle Odierna
Produzione: Venicefilm
Distribuzione: Venicefilm
Durata: 112 Min
DVD € 12,00 + spese di spedizione (richiedilo ora)
L’unificazione forzata della Penisola non ha spazzato via soltanto il Regno delle Due Sicilie ma anche altri sei Stati, pure annessi con plebisciti truccati (vedi le memorie di Filippo Curletti, agente segreto di Cavour) a quell’estensione del Regno sabaudo che fu il Regno d’Italia.
Tra questi, il Lombardo-Veneto, regno appartenente all’Impero Austroungarico, che perdette una prima parte di territorio, la Lombardia, nel 1859 e che scomparve definitivamente nel 1866 con quella che viene convenzionalmente ricordata come Terza Guerra d’Indipendenza.
Anche nel Veneto l’annessione passò attraverso un plebiscito (21-22 ottobre 1866) e attorno a quella data e alle sue funeste conseguenze si svolge la storia del film Il Leone di vetro.
Uscita nel 2014, diretta dal regista napoletano Salvatore Chiosi e prodotta dalla Venice Film, la pellicola narra la storia della famiglia Biasin, viticoltori fittavoli dei nobili, ma decaduti, Querini, che producono un vino rinomato venduto in tutta Europa.
Il film compone il quadro della situazione sociale e politica dell’epoca, della spaccatura tra chi credette alle promesse unitarie di libertà e progresso e chi cercò di salvare identità e tradizione, del crollo delle illusioni già evidente in meno di un anno da quel 22 ottobre, delle vessazioni, delle tasse, della povertà e del gattopardismo che soffocarono quella che era una terra florida e ricca, maestra nel commercio da secoli sotto le insegne del Leone di San Marco e ridotta alla miseria e all’emigrazione nel giro di pochi anni sotto il tricolore italiano.
Non fosse che per l’accento veneto e la dolcezza delle colline trevigiane, la storia potrebbe svolgersi sull’Appennino avellinese o tra le vigne pugliesi, tanto ricorda da vicino ciò che era accaduto qualche anno prima nelle Due Sicilie, che all’epoca dei fatti erano già allo stremo per le leggi antibrigantaggio e per le stragi perpetrate dai 120mila bersaglieri mandati a “liberare” quelle terre.
Anche l’epilogo della storia è simile a ciò che accadde nelle regioni del Sud: parte della famiglia Biasin rimane cercando di salvare il podere pignorato per le tasse e l’altra parte si imbarca per il Brasile in cerca di fortuna.
Come già avvenuto per altri film scomodi, il Leone di vetro ha avuto una distribuzione molto limitata e al di fuori del Veneto non si è praticamente visto nei circuiti cinematografici, nonostante sia stato presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia e al Pompei Cinema Festival, dove è stato premiato per la miglior colonna sonora (musiche di Pericle Odierna).
La sua uscita però non è sfuggita al mondo dei social che ha accesso l’interesse del pubblico per la pellicola, portandola al centro di polemiche anche politiche, accusata di essere antistorica e anti-italiana o difesa come espressione di una nuova storiografia che riporta a galla le verità non ufficiali.
Probabilmente il film avrà anche un seguito, “Il leone di vetro (parte II) – L’alba di un nuovo mondo“, in cui sarà narrata l’emigrazione dei Veneti in Brasile.