Popieluszko. Non si può uccidere la speranza oltre che il titolo del film sull’eroico sacerdote polacco, martire del regime comunista, è anche il titolo di un libro curato da Annalia Guglielmi che ne ripercorre la vita e il sacrificio, nel quadro della Polonia del dopoguerra e della nascita di Solidarność. Il libro raccoglie anche le “omelie per la patria” tenute da Padre Jerzy ed una lunga intervista al regista del film Rafał Wieczyński. Di quest’ultima parte riportiamo un brano.

 

 “Senza tradizione perdiamo la nostra libertà”

Popieluszko_libroIntervista a Rafal Wieczynski, regista del film Popieluszko. Non si può uccidere la speranza, a cura di Annalia Guglielmi.

D. Perché ha deciso di fare un film su padre Popieluszko?

R. Era dal 1989 che aspettavo di fare un film su Solidarnosc e su di lui. (…) Ma dopo venti anni mi sono reso conto che dal punto di vista culturale eravamo fermi (…) ho visto che c’era una nuova generazione per la quale Padre Popieluszko non era altro che una breve annotazione nel manuale di storia e ho capito che non potevo permetterlo, che era necessario tramandare la memoria di quegli uomini, di quella persona di cui Giovanni Paolo II aveva detto: “Ha dato la vita per noi”, ho capito che non potevamo dimenticare. Il Santo Padre ci aveva anche detto che “dovevamo prendere il largo” (Lc 5,4) e ho capito che il mio modo di prendere il largo era fare un film su Padre Popieluszko, farmi carico di questo, e con mia moglie abbiamo deciso di farlo da soli.

D. Padre Popieluszko nelle sue omelie si riferiva molto spesso alla tradizione polacca più profonda e più vera. Oggi sembra che in Europa non si voglia più parlare di tradizione, non se ne voglia più fare memoria. Secondo lei oggi che ruolo può avere la tradizione?

R. Forse non dico niente di originale, ma i comunisti, ad esempio, definirono il 1945, il momento in cui, con le baionette dell’Armata Rossa, il comunismo si era insediato in Polonia, l’inizio della storia. Una società senza legami con la storia, senza tradizione, può essere governata più facilmente. (….) penso che per qualsiasi regime sia più facile governare una società che non ha radici. Del resto questa non è una scoperta del comunismo, perché già la Rivoluzione francese aveva avuto la stessa idea. In un certo senso solo adesso in Europa vediamo la realizzazione dei postulati della Rivoluzione Francese. A mio parere oggi il vero custode della libertà è il legame con la tradizione. Senza tradizione perdiamo la nostra libertà.

D. In nome della libertà per tutti, di fatto, si toglie la libertà perché si toglie l’identità e senza identità non c’è libertà.

Popieluszko_regista

Il regista polacco Rafał Wieczyński

R. Proprio così. In Polonia lo possiamo vedere molto bene (….) una parte di polacchi dopo la guerra è stata trasferita da una regione all’altra (…) Guardando al radicamento e al lavoro degli organi di autogoverno in Galizia, nella regione dei sub Carpazi, nella piccola Polonia, vediamo che in quelle regioni la società civile è capace di auto organizzarsi, di essere attiva e vi troviamo un tasso di criminalità molto più basso. Là dove c’è una tradizione radicata, la gente sente di appartenere alla sua terra da generazioni, di essere parte di una tradizione.

D. In lui [Padre Popieluszko], come in San Stanislao, come nel Cardinal Wyszynski o nel Cardinal Wojtyla vedo una caratteristica specifica della Chiesa polacca, di una Chiesa profondamente legata alla nazione, agli uomini, capace di difenderli, di difendere la nazione difendendo la Chiesa.

R. Non conosco un altro modo di essere Chiesa, mi sembra che questo sia certamente l’essenza del nostro cattolicesimo. Padre Jerzy citava Cristo, sottolineando che Cristo si è rivelato come uomo appartenente ad una Patria concreta, ad una terra concreta. Cristo non è stato un cosmopolita, ha indicato di essere parte di una cultura, e quindi ha indicato che questo è un elemento di fondamentale importanza. La cultura di cui noi facciamo parte è il luogo in cui cresciamo come uomini, in cui cresce, matura e si sviluppa la nostra umanità. Per questo tutto ciò che distrugge la cultura, la tradizione, l’identità, va contro l’uomo e con ciò contro Cristo stesso.

  1. Da noi in Italia alcuni pensano che l’anticlericalismo si identifichi con la libertà. Invece, qui in Polonia, queste grandi figure si sono poste in difesa della nazione. Penso che per questo in Polonia credenti e non credenti portino in sé la consapevolezza che la Chiesa è sempre dalla parte della verità, dell’uomo, della nazione e del popolo.

R. Sì, questo è vero. Conoscendo la famiglia di padre Jerzy l’ho visto bene. La mamma di padre Jerzy ricorda ancora le ballate e i canti che cantava ai figli quando erano piccoli, in cui sempre Dio e la patria, Gesù, la Polonia e la libertà si intrecciano. E questo è ciò a cui si riferiva il Santo Padre nel 1979, quando parlò di idee che abbiamo alle spalle mille anni di storia cristiana, che la nostra storia non è cominciata nel 1945. Questa è la fonte della nostra identità. Anche nella poesia polacca, anche fra gli atei si dice che la Madonna di Jasna Góra è colei in cui crede anche chi non crede in niente……

Tratto da “Popieluszko. Non si può uccidere la speranza

Popieluszko. Non si può uccidere la speranza

a cura di Annalia Guglielmi

Itacalibri, Castel Bolognese 2010

pagine 176 con inserto fotografico

€ 12,00

Acquista ora il libro

Vai alla scheda del film