Le obiezioni dei Fisici
L’evoluzionismo contrasta con il 2° principio della termodinamica, legge della natura con valore scientifico assoluto e dimostrato. Il secondo principio della termodinamicaafferma che “l’entropia tende al massimo” cioè che tutto nell’universo va verso il caos, essendo questo più economico in termini energetici; nulla spontaneamente va verso la complessità, che è più dispendiosa da mantenere.
La Fisica fornisce varie esemplificazioni di questo principio, la più conosciuta è la seguente: si prenda un vaso in cui siano state stratificate palline bianche e nere in un ordine preciso, formando delle strisce alternate;
se lo si scuote energicamente, cioè se lo si sottopone all’azione del cieco caso, la struttura precedente non solo scomparirà ma non si riformerà mai più, anche se continueremo a scuotere il vaso per tempi lunghissimi;
solo l’azione diretta dell’uomo può ripristinare le strisce di palline alternate, cioè soltanto un’azione volontaria e finalizzata, esterna al sistema vaso-palline, che agisca in base ad uno schema predeterminato, può ripristinare l’ordine.
Da ciò deriva che l’unico modo di superare il 2° principio della termodinamica, e cioè di creare e mantenere strutture complesse, è introdurre nel sistema l’informazione che deve essere conosciuta e posseduta a priori da un agente che non sia parte della struttura stessa.
Ciò conduce logicamente al concetto di disegno intelligente:
le informazioni contenute nel DNA non sono mere descrizioni ma sono istruzioni per la costruzione.
La differenza tra descrizione e istruzione sta nel fatto che la seconda implica e richiede una conoscenza dall’interno, una conoscenza a priori: un conto è descrivere un aereo, enumerando tutte le sue parti senza tralasciarne alcuna, ben altra cosa è scrivere il manuale di istruzioni per la costruzione di un aereo; questo presuppone che chi scrive il manuale conosca dall’interno l’aereo, sapendo a priori a cosa serva e come vada fatto ogni singolo pezzo.
La teoria evoluzionista, affermando che le mutazioni nel DNA sono casuali e che soltanto a posteriori è possibile stabilirne l’efficacia, afferma di fatto che il manuale di istruzioni possa essere scritto dopo che l’aereo sia stato già costruito ed abbia volato, dimostrando l’efficacia di ogni sua parte.
Bisogna dunque necessariamente giungere alla conclusione che tutto ciò che esiste, a livello fisico e biologico, è costruito in base ad una informazione pre-esistente, in base ad un disegno intelligente.
Le ricerche dei biochimici
Non solo hanno dimostrato la correttezza del concetto di disegno intelligente, ma lo hanno completato e avvalorato con un secondo concetto fondamentale, quello di complessità irriducibile, la cui dimostrazione si deve al biochimico Michael Behe, professore associato nel Dipartimento di Scienze Biologiche della Leighton University.
I meccanismi biochimici che vengono studiati a livello molecolare non sono altro che delle “macchine composte di molecole” e come tali vanno osservate.
Prendendo in esame una macchina semplice come la trappola per topi, si osserva che essa è composta da 5 parti (tagliola, molla, berretta, gancio e formaggio): togliendo una qualsiasi di queste parti, la trappola non funziona più, cioè la macchina non può essere resa più semplice di com’è.
Lo stesso discorso vale per le “macchine molecolari”, e Behe per dimostrarlo ha preso in esame il flagellum, il ciglio degli organismi monocellulari che funziona come una sorta di “motore fuori bordo”.
Gli evoluzionisti considerano gli organismi monocellulari, come i batteri, le forme di vita più semplici e primitive, trovandosi al gradino più basso della scala evolutiva attuale.
In realtà non è così: le ricerche dei biochimici dimostrano che non c’è assolutamente niente di “semplice” e che tutt’altro che primitivi, i batteri rappresentano invece un caso di “miniaturizzazione”.
Lo evidenzia proprio il flagellum che è un meccanismo molto complesso, risultato dell’azione coordinata di ben 50 geni del DNA.
Semplificando al massimo la descrizione, esso risulta composto da 3 diverse proteine che danno luogo a diverse strutture e funzioni: la tubulina per i microtubuli;
la nexina, che produce una sorta di adesivo gommoso;
la dyneina che permette il movimento.
Le tre proteine hanno una funzione coordinata che soltanto nell’insieme compone il flagellum e ne permette il funzionamento. Esse devono necessariamente essere esistite tutte e tre sin dall’inizio, né possono essersi formate gradualmente per selezione naturale perché, nell’intertempo tra la formazione dell’una e dell’altra, il flagello sarebbe stato inutilizzabile, non avrebbe consentito il movimento e la struttura – o addirittura i batteri stessi – sarebbero stati esposti alla soppressione da parte della selezione naturale stessa, perché inadatti alla vita.
Il flagellum è un tipico caso di complessità irriducibile.
Un altro esempio, più facilmente comprensibile perché ci riguarda da vicino, è il meccanismo di coagulazione del sangue.
Esso prevede una cascata proteica composta da 4 proteine diverse, tutte concorrenti, in un delicato equilibrio, ad ottenere l’effetto coagulante in caso di emorragia. L’intero meccanismo, in realtà, coinvolge una dozzina di proteine che hanno funzione regolatrice, controllando che il coagulo si formi solo dove è necessario, smontandolo quando non è più utile ecc.
La cascata proteica necessita di tutte e 4 le proteine che la compongono ed è un esempio di complessità irriducibile,perché, se anche soltanto una delle proteine non fosse stata presente sin dall’inizio, negli individui portatori della cascata incompleta il meccanismo della coagulazione non avrebbe funzionato ed essi sarebbero in breve morti per emorragia o per trombosi.
Diversi scienziati evoluzionisti hanno tentato di confutare questi studi, tra questi il dott. Russel F. Doolittle, membro della National Academy of Sciences, che in polemica con Behe ha cercato di dimostrare l’errore del ragionamento circa la coagulazione, applicando il consueto metodo “scientifico” degli evoluzionisti:
ha cominciato col dare per certo il principio darwiniano, secondo il quale si possono comporre “alberi genealogici” degli esseri viventi in base alla percentuale di diversificazione delle sequenze di aminoacidi delle proteine che li compongono (maggiore diversità = precoce divergenza delle linee evolutive delle due specie rispetto al progenitore comune);
ha continuato stabilendo che questo meccanismo di “errore-correzione” casuale, che si verifica continuamente nella duplicazione del DNA, è alla base della cascata proteica della coagulazione, nella quale le 4 diverse proteine sarebbero state prodotte da micromutazioni casuali di un’unica proteina iniziale; la dimostrazione di questo “dato scientifico” starebbe nella inutile complessità del meccanismo di coagulazione: «Nessun Creatore avrebbe progettato un sistema così indiretto e macchinoso» ha affermato Doolittle
ha concluso “leggendo in modo elastico” i risultati di una ricerca eseguita da altri scienziati, su due gruppi di topi ai quali era stato sottratto rispettivamente il gene produttore di due delle proteine della cascata proteica. I topi così manipolati sono andati incontro fatalmente ad emorragie o trombosi, ma, secondo Doolittle, accoppiandoli tra loro, la prole sarebbe stata perfettamente sana, il che avrebbe dimostrato che la coagulazione può avvenire anche in assenza di alcune proteine. Le conclusioni a cui erano giunti i ricercatori, invece, erano ben diverse: la prole di quei genitori deficitari era incapace di formare coaguli e le femmine morivano durante le gravidanze.
Ben diversamente dai desideri di Doolittle, la ricerca ha dimostrato con prove certe e ripetibili che la cascata proteica della coagulazione è un esempio di complessità irriducibile e che soggetti deficitari anche di una sola proteina non potevano essere intermediari evolutivi, perché meccanismi semifunzionanti non sarebbero stati riconosciuti “vantaggiosi” nella “lotta per la sopravvivenza”; non avrebbero superato “il vaglio severo della selezione naturale” perché la loro utilità si sarebbe rivelata soltanto a posteriori, a processo evolutivo concluso, non durante la comparsa casuale dei singoli componenti del meccanismo.
I concetti di Informazione / disegno intelligente / complessità irriducibile
portano ad una inevitabile conclusione, espressa con coraggio dal microbiologo Behe: la necessità di un Agente Intelligente che abbia progettato il flagellum, la coagulazione e il resto, conoscendo dall’interno e a priori la costruzione e la funzione di ogni singola parte.
Ovviamente Behe è stato accusato di voler così introdurre Dio nella natura, cosa per nulla scientifica!
Behe ha risposto semplicemente che «quando vediamo un apparato complesso e interattivo come una trappola per topi, concludiamo che è stata progettata; non c’è motivo di escludere questa stessa conclusione quando si tratta di apparati molecolari interattivi».
Possiamo aggiungere che l’unico motivo per escludere questa logica conclusione è un motivo ideologico che volontariamente escluda una parte del ragionamento, privilegiandone un’altra parte e assolutizzandola con un atto di fede cieca.
L’evoluzionismo infatti è ormai un’ideologia scientifica, che autoreferenzialmente pretende di non dover dimostrare la propria validità, al contrario di tutte le altre teorie, perché assurta al rango di dogma di fede.