(Lettera Napoletana) Sarà un altro boccone amaro per le Vestali del rito storiografico risorgimentale antico ed accettato, ma i primati del Regno delle Due Sicilie, tanti ed incontestabili, adesso sono elencati in un libro.

135 eccellenze del Sud sotto il Regno dei Borbone, da Carlo a Francesco II, sono descritti e documentati da Gennaro De Crescenzo, studioso e presidente del Movimento Neoboborbonico (“Il libro dei Primati del Regno delle Due Sicilie dal 1734 al 1860, Grimaldi & C. Editori, Napoli 2019, pp. 230, € 65,00) in una pubblicazione di pregio dell’editore napoletano Marzio Grimaldi, corredato da 100 illustrazioni a colori.

A quelli più noti – dalla prima ferrovia alla prima nave a vapore, al primo ponte sospeso in ferro – si aggiungono primati meno conosciuti anche dagli studiosi, che De Crescenzo riporta in ordine cronologico e correda con dati comparativi: la prima Borsa Valori in Italia (1778), le prime leggi antisismiche in Italia (1783), la prima scoperta al modo di un asteroide, da parte dell’astronomo Giuseppe Piazzi (1801), il più alto numero di addetti all’industria degli Stati italiani pre-unitari ( 1 milione e 189.582, senza contare la Sicilia, cifra raggiunta nel 1860).

E nello stesso anno Napoli, che aveva 447mila abitanti rispetto ai 201mila di Torino ed ai 197mila di Roma, contava il maggior numero di giornali e riviste tra tutte le città d’Italia ed il maggior numero di studenti iscritti alle Università. Dati che smentiscono uno dei capisaldi della vulgata risorgimentalista su un Sud culturalmente sottosviluppato prima della unificazione.

«Quei primati – scrive Gennaro De Crescenzo molto spesso erano il frutto non solo della genialità dei singoli, ma anche di precise politiche seguite dai Borbone (...) Si prevedevano premi, finanziamenti e “privative” (una sorta di brevetto e di esclusiva) per chi proponeva “invenzioni di novità assoluta e di assoluta utilità”».

Cifre e dati contro gli stereotipi della storiografia e della divulgazione risorgimentalista (peraltro, sempre più debole). Tra il 1750 ed il 1850 “la popolazione meridionale risulta più che raddoppiata, e decresce, invece, dal 1860 in poi fino ai picchi drammatici del 1867” ed oggi siamo (dal 2013) al numero dei morti che superano i nati…

Intanto sui 668 milioni di lire conservati nelle banche degli Stati italiani 443 erano nelle banche del Regno delle Due Sicilie, mentre alla Borsa di Parigi le obbligazioni del Regno – come ha documentato la storica delle finanze belga Stéphanie Collet – pagavano 140 punti base in meno di quelle del Piemonte.

– “Ma voi fate la storiografia dei primati !” – disse innervosita la prof.ssa Renata De Lorenzo, presidente della Società Napoletana di Storia Patria, allieva di Giuseppe Galasso, ad un dibattito in occasione dei 150 anni dell’unificazione, rivolta ad alcuni critici del cosiddetto Risorgimento. Poi ha fatto ricorso all’ironia su una presunta “Borbonia Felix”, titolo di un suo libro a difesa delle intoccabili verità della storiografia crociana.

Ma i primati del Regno delle Due Sicilie – che probabilmente erano anche più dei 135 che puntigliosamente Gennaro De Crescenzo documenta – esistevano, e sono incontestabili. Con buona pace della presidente di Storia Patria e dei suoi colleghi delle (ormai quasi estinte) cattedre di Storia del Risorgimento delle Università italiane. Una Storia costruita a tavolino, invece che sulle carte di archivio. Una narrazione, come oggi si dice, sulla nascita dell’Italia unificata. Che però regge sempre meno di fronte a libri come questo. “Una menzogna ripetuta mille volte – scriveva Joseph de Maistre – resta tale. E può essere sempre smentita”. È quello che sta accadendo. (LN140/19).

 

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