(Lettera Napoletana) “Le Industrie del Regno di Napoli, di Gennaro De Crescenzo, è stato ristampato da Grimaldi & C. Editori (Napoli, 2018 pp. 190 € 18).

Uscito nel 2012, il saggio era esaurito da tempo. In appendice il volume riporta l’elenco di 50 tra i primati del Regno delle due Sicilie.

Il libro, costruito con una solida documentazione di archivio, ripercorre la nascita dell’apparato produttivo della parte continentale del Regno ed esamina il “modello di sviluppo” borbonico, “l’idea compromissaria di uno sviluppo economico-industriale misto tra iniziative private e pubbliche, in gran parte indirizzato e guidato con protezioni ed incentivazioni”, scrive l’autore.

Oltre 5mila fabbriche (considerando quelle con più di 5 addetti e senza contare la Sicilia), il 6% circa della popolazione attiva occupata nel settore industriale (con punte che sfioravano l’11%) vicino ai livelli degli altri Stati pre-unitari. Il Regno delle Due Sicilie concentrava il 27% del totale dei lavoratori delle industrie al momento dell’unificazione, con oltre 1 milione e 189mila occupati nel settore. I dati sono quelli del primo censimento dell’Italia unificata (1861). Nello stesso periodo, nell’agricoltura erano occupati 2 milioni 569mila addetti. Per un paragone con il futuro triangolo industriale creato dall’Italia unificata, Piemonte e Liguria totalizzavano poco più di 345mila addetti all’industria, ed 1 milione 341mila nell’agricoltura, la Lombardia 465mila nell’industria e 1 milione e 86mila nell’agricoltura.

Cifre che smentiscono la leggenda del “Sud arretrato al momento dell’unificazione. Come la smentisce l’analisi per comparti merceologici (Industria alimentare, Ceramiche, Gioielli, Tessile, Industria metalmeccanica) riportata nello studio. (LN121/18)

Ordina ora Le industrie del Regno di Napoli, di Gennaro De Crescenzo (Grimaldi & C. Editori, € 18 + spese di spedizione)