(Lettera Napoletana) – di Annamaria Nazzaro – È uno spaccato reale del Risorgimento, costruito da sapienti ed occulti registi ancora prima di essere realmente vissuto, quello che ci viene offerto da un documento “dall’interno”, appena ripubblicato.
“La Verità sopra gli uomini e le cose del Regno d’Italia. Rivelazioni di J.A. Già agente segreto del Conte di Cavour”. Prefazione di Gennaro De Crescenzo (Stamperia del Valentino, Napoli 2016 pp. 94, € 13,00) uscì negli anni 1861-62 anche in francese.
Si tratta del diario autobiografico di un anonimo, J. A. (si tratterebbe di Filippo Curletti), ingaggiato dallo stesso Conte di Cavour come spia, spesso, dei suoi stessi “fedelissimi” collaboratori.
Dal rito di iniziazione di J. A., ai fatti raccontati, al clima di ombre e sospetti, tutto lascia trasparire e prova chiaramente l’intervento della longa manus massonica sul periodo risorgimentale.
Dal diario di questo agente segreto, tardivamente pentito, emergono impietosamente i profili di personaggi che, da subito, furono incoronati “Padri della Patria” ed i misfatti e gli orrori che portarono alla costituzione di questa Patria stessa.
Leggendolo, sembra quasi di vivere il clima nebbioso in cui fu realizzata l’unità d’Italia. Mascherando la violazione dell’indipendenza e l’invasione degli Stati della penisola da parte di un odiato e straniero Piemonte, si acclamò l’annessione come un liberatorio gesto di soccorso agli italiani.
“Lo abbiamo pubblicato perché più facilmente sieno smentite, se possono esserle, o se non sono o non possano essere, perché ciascun italiano, di animo onesto e di nobile sentire, sappia una volta chi sono e che cosa fecero coloro, che la nostra patria sventurata hanno in tante guise manomessa, chiamandosene con ipocrita malignità i liberatori integerrimi e i disinteressati benefattori”.
Così si esprime il curatore e traduttore dell’opera, edita a Bologna nel 1862, motivando la scelta di pubblicarlo.
Frodi e ruberie, falsi plebisciti indecentemente travestiti da suffragi di popolo, propaganda di regime, stragi ed eccidi furono perpetrati, in particolare, contro il popolo Napolitano.
Francofilo, massone, liberale, si cela tra le righe ed emerge tra tutti la figura sconcertante del Conte di Cavour. Grande tessitore, realmente, di trame occulte, illiberali ed illegali, non di intese politiche, egli rese possibile l’occupazione della penisola non facendosi scrupolo di adoperare ogni mezzo per raggiungere i suoi scopi.
Atteggiamenti di sospetto serpeggiavano anche tra pari, tanto da indurre il pentito J.A. a non far trapelare il suo nome, nemmeno successivamente ai fatti narrati.
Emerge dalle sue parole, evidente, il dubbio concetto di moralità, molto soggettivo, dell’epoca, che giustificava i personali comportamenti abietti con l’omologarsi ad analoghi comportamenti altrui. Questo è bastato, dunque, a giustificare con se stesso l’anonimo autore.
J.A. scrive anche di documenti, da lui conservati, che provano le sue “memorie”.
A conferma dei fatti narrati, si aggiunge la Mozione d’Inchiesta del Duca di Maddaloni, presentata alla Presidenza della Camera il 20 novembre 1861 dal deputato Francesco Proto di Maddaloni (1815-1892) a riguardo dei fatti “che si passano nelle provincie napoletane “.
Il Duca definisce la questione napolitana una questione di onore, descrivendo e documentando le atrocità del governo piemontese contro il popolo.
Ammette, senza falsi pudori, che le nuove idee di libertà lo avevano affascinato come avevano conquistato gli intellettuali, che si chiedeva un cambiamento di vita verso una maggiore autonomia, ma denuncia, altresì, che questa libertà di pensiero e di azione (propagandata con sapiente artificio) non fu mai attuata dal Piemonte.
Gli stessi piemontesi, infatti, giunti nella Capitale del Regno delle Due Sicilie ed accortisi dei tesori, morali e materiali, che in essa erano custoditi, si adoperarono velocemente ed alacremente per portar via tutto quanto potesse esserci di valore.
Il Duca propose di portare a Napoli la capitale, perché intuì che sarebbe stato il passo necessario verso la realizzazione di un’unità meno irreale. Ma le sue parole rimasero inascoltate e Napoli, grande e temuta capitale, non si sarebbe più rialzata dall’invasione condotta con il tradimento e con la truffa.
Quid leges sine moribus? Il Duca di Maddaloni sintetizza così l’arroganza e l’ignoranza dei piemontesi nel voler imporre le loro leggi (non paragonabili minimamente a quelle dell’antica Roma, che pur commise lo stesso errore) a popoli diversi per cultura e costumi, senza nemmeno aspettare il consenso di un Parlamento, non ancora nato.
La narrazione documentata di tali fatti non fa, dunque, che confermare ciò che molti sanno e che molti continuano a negare: la storia risorgimentale fu scritta prima di essere vissuta da vincitori che, a tavolino, si giocarono millenni di cultura e di tradizione, al solo scopo di arricchirsi di denaro e di potere.
“Omicidii, saccheggi, tradimenti, corruzione, massoneria, mafia, camorra con il coinvolgimento di famosi padri della Patria, gli immancabili inglesi, gli altrettanti immancabili massoni, intellettuali vari e storici meridionalisti complici della prima e dell’ultima ora: anche questo è forse soprattutto questo fu il risorgimento italiano”, per dirla con Gennaro De Crescenzo, che firma la prefazione del libro.
Il male è, ormai, radicato e l’Italia “una e indivisibile” non è civile e concorde. Costruita sul tradimento e sulla truffa, assoggettata da gente senza scrupoli, persa nel pantano dell’ignoranza e dell’arroganza, non potrà essere la Patria degli italiani, popolo mai nato.
Non basteranno il tardivo pentimento di un James Bond al servizio di Cavour e il ritrovato coraggio di un Duca che denuncia gli orrori sottostanti la nascita della Nazione perché si ponga rimedio alle atrocità massonico-risorgimentali e si crei un’Italia libera ed onesta, ma rileggere un pezzo della vera storia sarà, sicuramente, un piccolo grande passo.
Il Risorgimento sarà, finalmente, non più popolato da falsi miti ed eroi, ma verrà visto come il preludio all’attuale disfacimento della morale. (LN108/17)