(Lettera Napoletana) “ I nostri nobilissimi Regni di Napoli e di Sicilia, situati in sì vantaggiosa positura, essendo l’uno del tutto e l’altro da tre lati bagnati dal mare, possono per mezzo della navigazione facilmente comunicare ed estendere il traffico con qualunque Nazione, ma sforniti essendo dell’importantissima regola del navigare, ne viene sommo pregiudizio al commercia ed alla riputazione e gloria dello Stato”.
Il 18 agosto 1741 Carlo di Borbone, esponeva così, in un editto reale, il progetto di dotare il Regno di una marina mercantile, poi attuato, con le prammatiche (disposizioni giuridiche) “De nautis et portibus”.
Era l’atto di nascita di quella che sarebbe diventata la più importante Marina mercantile degli Stati pre-unitari italiani e di un processo di sviluppo culturale (il primo Codice della Navigazione fu pubblicato nel 1781 dal giurista di Procida Michele de Jorio ) ed economico. Si avviava la grande tradizione di un ceto imprenditoriale di armatori, composto da piccoli risparmiatori e dagli stessi marinai, che investivano in imbarcazioni per il commercio marittimo, che continua fino ai giorni nostri con la presenza ai vertici di Confitarma, l’associazione imprenditoriale di categoria, degli armatori di Torre del Greco, di Sorrento, della Sicilia.
Uno studio di Lucio Militano, ingegnere navale e meccanico, esperto di cantieristica navale, appena pubblicato dall’Editoriale Il Giglio, nella Collana “Le Sensiglie” “La Marina Mercantile delle Due Sicilie”, Editoriale Il Giglio, Napoli 2017, pp. 76, € 10,00)
Con la politica fiscale e con gli incentivi economici i Borbone agevolavano la costruzione delle nuove navi. “Si accordò in premio di ducati 12 a tonnellata a chiunque avesse costruito un legno quadro e di ducati 14 per chi lo costruiva a coffa. Questo incoraggiamento diretto ottenne il suo scopo, giacché non poche furono le navi costruite a tal proposito nell’una e nell’altra Sicilia…”, scriveva Carlo Afan de Rivera (1779-1852), direttore generale del Corpo di Ponti e Strade, Acque, Foreste, e Caccia del Regno delle Due Sicilie.
Nel 1783 furono inaugurati i Cantieri navali di Castellammare di Stabia (Napoli). Da qui uscirono navi prestigiose, a vela ed a vapore, che arricchirono di primati le Due Sicilie.
“Prima dell’unificazione a Napoli operavano ben 24 Compagnie di assicurazioni marittime” – scrive Militano nel suo studio, corredato da tabelle statistiche comparative – ed a Napoli fu aperto un ufficio dell’Ente tecnico mondiale di registro navale Bureau Veritas, che si occupa della classificazione e della certificazione della navi.
Nel 1839 i brigantini Penelope, Monreale e Trinacria salpavano per New York e Boston “con tempi di traversata concorrenziali rispetto ai clipper americani e inglesi”. E batteva la bandiera delle Due Sicilie, la prima nave a vapore italiana che approdò nel Nord-America. il “Sicilia”, che partì da Palermo il 1 giugno 1854 e giunse a New York, dopo aver fatto tappa a Napoli ed a Sorrento, il 28 giugno.
Al 31 dicembre 1860 la Marina Mercantile della parte continentale del Regno delle Due Sicilie contava 9.847 bastimenti (comprese barche e gozzi) per un totale di 259.917 tonnellate di stazza ad essa si dovevano aggiungere 1814 bastimenti della Marineria di Sicilia con 61.275 tonnellate di stazza.
Tra il 1858 ed il 1860 il Regno delle Due Sicilie contava 3.515 navi, per 284,844 tonnellate di stazza, il Piemonte 2.928 navi, per 213.661 tonnellate di stazza. Tutti gli altri Stati italiani erano a grande distanza.
“La Marina Mercantile delle Due Sicilie – scrive Militano – resta senza alcun dubbio la prima Marina mercantile per numero e tonnellaggio degli Stati preunitari”.
Gli studiosi che parlano con disprezzo della “storiografia dei primati” hanno sostenuto che il cabotaggio costiero molto fiorente in epoca borbonica si sviluppò anche a causa delle carenze della rete stradale. Ma ancora oggi le reti stradali ed i trasporti nel Sud sono inadeguati e la Ferrovia ionica funziona con treni alimentati a gasolio. Per andare da Taranto a Reggio Calabria (383 km) ci vogliono 7 ore. Nello stesso tempo i nuovi jet Concorde coprono due volte la rotta Parigi-New York.
Solo da qualche anno in Campania la Regione ha avviato l’esperimento delle “vie del mare” (peraltro in gran parte abbandonato), con traghetti per il trasporto di passeggeri e merci. “I Borbone – scrive Militano – lo facevano già oltre 150 anni fa e comprendevano nel sistema di comunicazione anche la Calabria, la costa dello Ionio e dell’Adriatico. (LN113/17)
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