(Lettera Napoletana ) – di Annamaria Nazzaro – Apparentemente è “soltanto” un dizionario, anomalo per taluni aspetti, tanto da renderlo una piccola enciclopedia del Regno Animale, originale perché scritto prevalentemente in lingua napoletana, bilingue perché i lemmi (voci) sono anche tradotti in italiano, scientifico perché riporta la classificazione in latino e la descrizione dei singoli organismi.
È il “Dizionario Zoologico Napoletano”, frutto di una accurata e preziosa ricerca di Ottavio Soppelsa, docente di Zoologia all’Università Federico II ed appassionato studioso di lingua e tradizioni napoletane, appena pubblicata (M. D’Auria Editore, Napoli 2016, pp. 552, € 34).
In realtà si tratta di un’opera di narrativa che descrive gli aspetti biologici dell’animale, legando ad esso il vissuto popolare tra la storia e la leggenda. Non è un’opera tassonomica, ma un racconto mitologico e un archivio storico.
Soppelsa, nel suo Dizionario Zoologico Napoletano ha descritto il mondo animale, ridandogli la giusta ed opportuna collocazione nell’ambito della Natura tutta e ha riportato in vita la tradizione storica e culturale ad esso correlata, non tralasciando gli aspetti magici.
L’Autore considera tutti gli esseri viventi espressione dell’armonia naturale ed alla riscoperta di questa armonia ha voluto dedicare il suo trattato: uno scrigno contenente i segreti della nostra evoluzione, della nostra cultura ancestrale, che dovrebbe essere tramandata e non lasciata all’oblio.
Frutto di studi decennali, il Dizionario, che è stato ispirato, anche, dalle storie racchiuse nella memoria orale degli avi e negli scritti gelosamente conservati in monasteri e biblioteche, rispecchia quelle tradizioni che – a dispetto della globalizzazione uniformante e non naturale, estranea all’uomo – vivono ancora prepotentemente, talvolta misconosciute. Il Dizionario Zoologico Napoletano scava nelle culture del passato, proponendosi come archivio antropologico di usanze smarrite, ma che formano – a dispetto della nostra volontà – l’humus lessicale che accomuna la nostra terra. Una magia archetipica che, attraverso antichi modi di dire, emerge alla nostra coscienza simbolicamente, come un sogno.
Curiosità ed aneddoti di un’offuscata tradizione greco-napoletana, antiche storie e superstizioni “cantate” dai nostri avi, leggende e nenie senza più melodia e senza più voce rivivono nell’opera.
Nel Dizionario Zoologico di Soppelsa, la tradizione orale si coniuga con la scienza, realizzando un racconto dello svolgersi e dell’evolversi della vita animale allacciata a quella contemporanea. Ogni specie, ogni organismo viene considerato unicum, ma non isolato ed avulso dalla realtà circostante, sovvertendo l’erronea ed attuale metodologia schizofrenogenica, tendente all’isolamento. Gli eventi naturali e la vita procedono senza soluzione di continuità, senza salti, concatenati.
L’animale condivide la vita e l’esistenza con l’uomo, penetrando simbolicamente nelle sue abitudini e plasmandone la cultura.
Che l’animale sia descritto con un nome “strano” (“curiuso” per i Napoletani), onomatopeico, in un antico napoletano oppure con la denominazione scientifica più simile all’italiano, ogni specie porta nella descrizione il significato ancestrale del nome stesso.
Nomen omen: il nome come presagio a cui si lega inevitabilmente il destino di una persona. Dunque, anche l’animale o la cosa racchiudono nel nome un nascosto e predittivo significato, incatenato anche ad un mondo di fantasia e di superstizione. Fin dalla notte del tempo.
L’uomo impara a conoscere la Natura e gli animali, successivamente ne crea il nome e dà unicità e significato alla loro esistenza. Il nome è lo specchio della percezione umana. Dare un nome è tramandare un messaggio.
Nomina sunt consequentia rerum.
Ottavio Soppelsa definisce il suo Dizionario Zoologico Napoletano come “fragmentorum arca”, in altre parole la storia di un’antica cultura, strutturata sui frammenti conservati nell’arca della tradizione. Testimonianza del sapere di un Popolo e partecipazione all’armonia della vita.
Ogni lemma, ogni animale corrisponde ad una storia. Di questo, infatti, viene raccontato tutto ciò che riguarda la sua vita: origine e modalità di accrescimento, arti e mestieri, usi quotidiani e culti apotropaici (cioè utili ad annullare gli effetti di presunti flussi magici maligni) ad esso legati. Lo studio comprende un arco temporale che va dai primi popoli italici (soprattutto della Magna Graecia) fino ai nostri giorni.
Si riscoprono, così, antichi riti che portano ad occulti, ma attualissimi, significati scaramantici e propiziatori. Fare a pezzi il capitone nella notte di Capodanno, rievocando la necessità dell’uomo di combattere il male, spezza la ciclicità dell’uroboro, mitico serpente che si morde la coda. Il male viene, ancora una volta, simbolicamente e ciclicamente sconfitto.
“Asciacatascia scinne abbascio, damme ‘a chiave de la cascia, tu te chiure e io te scascio”, la cantilena alla lucciola. Immaginiamo questa nenia apotropaica legata alla leggenda ed al mito e risentiremo la voce di una vecchia nonna sulla sedia a dondolo, che culla i nipoti. Rivivremo il passato e ci propizieremo il futuro.
Il Dizionario Zoologico Napoletano è anche un racconto di miti ancestrali e leggende fantastiche, che nascono nell’antichità e restano impresse nella memoria filogenetica dell’uomo. Leggerlo significa ritornare nel passato e, al tempo stesso, significa imparare e conoscere gli aspetti scientifici di ciò che ci circonda e della Natura di cui facciamo parte.
Leggendolo come un racconto, scopriremo di aver ritrovato le nostre tradizioni e con esse le nostre origini, la nostra storia.
Forse, il maggior merito dell’Autore è proprio quello di aver descritto un regno della Natura a noi complementare e di averne tentato una classificazione moderna in una lingua antica. Un antico racconto di storia naturale. (LN 107/16)