«Scherzetto o dolcetto?». Ormai impazza anche da noi la Halloween-mania e non si contano le feste per piccoli e grandi organizzate per la sera del 31 ottobre, con l’immancabile repertorio di zucche intagliate, fantasmi, pipistrelli e streghe. Totalmente estranea alla cultura popolare europea, la festa di Halloween si è imposta rapidamente come un appuntamento ineludibile, complici anche le maestre italiane che ne hanno diffuso simboli e usi attraverso l’insegnamento della lingua inglese, soppiantando ogni accenno alla festa dei Santi e alla memoria dei defunti, per cui tradizionalmente non si va a scuola nei giorni 1 e 2 novembre.
Tipica espressione del folklore statunitense, in patria mobilita un giro economico di tutto rispetto: gli americani, infatti, spendono poco meno di tre milioni di dollari in festeggiamenti e costumi. Cifre che certamente stimolano l’interesse del mercato europeo. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se attraverso la globalizzazione culturale indotta da mass-media e circuiti commerciali multinazionali, Halloween abbia attecchito in tutta Europa come la prima occasione di divertimento collettivo dopo la ripresa autunnale. E anche qui da noi, ormai, rappresenta una voce del mercato divertimento-tempo libero sempre più interessante anche se non ancora rilevante.
Puro fenomeno commerciale, dunque? In gran parte sì, ma non solo, visti i contenuti che la festa veicola e sui quali è opportuno riflettere più attentamente.
Cominciamo col dire che il termine Halloween significa “vigilia di Ognissanti”, in anglosassone arcaico. La festa, infatti, nasce tra i popoli nordeuropei di origini celtiche per celebrare i “santi”, cioè quei defunti che hanno già guadagnato il Paradiso, e quindi si colloca all’interno della tradizione cristiana.
Come si è arrivati, allora, alle streghe e ai demoni che il suo nome evoca oggi?
L’antropologa ed esperta di esoterismo Cecilia Gatto Trocchi definiva il fenomeno un vero e proprio “processo di desacralizzazione”, imposto da ambienti consumistici e materialisti americani, al quale si è sovrapposto il revival della magia paganeggiante, della stregoneria New Age, dell’occultismo e del satanismo.
In questo modo una festa cristiana è diventata pagana, al contrario di ciò che è sempre avvenuto nel corso dei secoli. A questo risultato si è giunti ripescando un’antica leggenda celtica, peraltro non convalidata da dati storici, che farebbe coincidere il giorno di Ognissanti con l’inizio del mese dedicato alla divinità Samhain, termine e principio dell’anno presso alcuni popoli nordeuropei.
Secondo tale credenza, nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre le leggi del tempo e dello spazio sarebbero sospese e ciò renderebbe possibile il ritorno dei morti sulla terra, dove vagherebbero alla ricerca di corpi vivi di cui impossessarsi. Le maschere mostruose e i dolcetti avrebbero lo scopo di ingannare o ingraziarsi gli zombi e sfuggire così ad un’orribile sorte in caso di malaugurato incontro. Nelle culture pagane, infatti, i defunti erano considerati mostruosi, contaminati e malvagi, rinchiusi in un luogo di sofferenza gelido ed oscuro. È stato il Cristianesimo, con la fede nella Resurrezione, a liberare gli uomini dal terrore della morte, restituendole il significato di passaggio alla vita ultraterrena, approdo definitivo di ciascuno.
Va aggiunto che, nella religione pagana dei druidi, Samhain sarebbe stato una divinità infernale e il vero significato della frase “Trick or Treat” (che noi traduciamo con “Dolcetto o scherzetto”) sarebbe una sorta di estorsione minacciosa che il druido rivolgeva ai “fedeli”. La traduzione più corretta, infatti, avrebbe un tono decisamente meno infantile e più minaccioso: “(mi dai) piacere o (ti do) maledizioni”.
Sotto le maschere di un carnevale alternativo, dunque, in Halloween si nascondono elementi di neopaganesimo derivati da una cultura anticristiana che mescola culti primitivi, riti esoterici, satanismo e consumismo.
Ulteriore elemento di riflessione è il fatto che Halloween si inserisce nel filone della cosiddetta “contro-cultura dark”, molto battuto negli ultimi anni, soprattutto dal cinema e dalla letteratura per i più giovani: quello della familiarizzazione con entità e pratiche esoteriche, che vengono private della connotazione negativa loro propria e presentate sempre più vicine all’umano, accattivanti, affascinanti, persino “buone” e attraenti.
È il filone dei grandi amori vampireschi, dei maghetti simpatici, degli investigatori con poteri paranormali, che impazzano in tivù e sul grande schermo. Il risultato (e si direbbe anche l’intenzione) è di rendere positivo ciò che non lo è, di far abbassare la guardia, silenziare l’allarme che l’istinto fa suonare in ognuno di noi di fronte a ciò che è brutto, macabro, ripugnante, innaturale, anti-umano. Fateci caso: fino a qualche anno fa, si andava al cinema per vedere “i film di paura”, che servivano proprio a provare il brivido senza correre il rischio e che erano all’ultimo posto nel gradimento delle ragazze. Oggi, le ragazze tengono in camera il poster del vampiro di Twilight e sognano grandi amori … “al sangue”.
Si tratta di una strategia mediatica con molteplici effetti: dal livello minimo – il “capovolgimento” culturale, estensibile facilmente ad altri ambiti – al livello massimo di incuriosire ed attirare esplicitamente verso ambienti e pratiche esoteriche vere e proprie, fenomeno appunto in aumento, soprattutto tra i giovani.
Se non sono mancati negli scorsi anni i casi di parrocchie che hanno organizzato feste di Halloween, molti parroci ora corrono ai ripari con feste di celebrazione dei Santi, recuperando una tradizione più vicina alla nostra cultura. L’atteggiamento critico assunto in generale dal mondo cattolico, però, è limitatamente reattivo, forse perché il fenomeno non ha ancora raggiunto livelli preoccupanti. All’estero invece sono sorte associazioni per opporsi al dilagare di questa moda soprattutto tra bambini ed adolescenti.
Uno dei primi e più attivi gruppi è il comitato francese “No ad Halloween”, il cui presidente, Arnaud Guyot-Jeannin, sottolineando le valenze pedagogiche negative, ha dichiarato: «Tutte le feste tradizionali veicolano i valori del Bene, del Buono e del Vero e hanno in sé sia elementi positivi che negativi. Halloween invece contiene esclusivamente elementi notturni. È la festa del macabro, nella quale il mostruoso diviene l’immagine più rappresentativa e ad esso non viene proposta alcuna alternativa».
A tutto ciò si può rispondere soltanto rivalutando la nostra identità culturale e le tradizioni religiose come la festa di Ognissanti, celebrazione gioiosa e solare di chi ha saputo incarnare il Bene.
«La mercificazione del tessuto sociale – ha affermato Guyot-Jeannin – tende a cancellare il sentimento di appartenenza religiosa e culturale: la legge del massimo profitto è la sola regola che valga! Ad Halloween si deve contrapporre il senso di appartenenza alla nostra eredità cristiana, la quale insegna che l’uomo trova la propria identità solo all’interno di un ordine spirituale universale, che dia senso alla sua vita e alla sua morte».
È a questa tradizione che dobbiamo ritornare nei giorni di festa novembrini, ritrovando il senso di appartenenza alla nostra eredità religiosa e culturale.
Non è saggio né dignitoso scambiare un’identità millenaria con le “zucche vuote” di Halloween.