(Lettera Napoletana) – “Siamo prontissimi – aveva detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – l’Italia, in questo momento, è il Paese che ha adottato misure di avanguardia rispetto agli altri. Abbiamo adottato tutti i protocolli di prevenzione possibili ed immaginabili” (“Otto e mezzo” su “La 7”, 27.01.2020)

Era il 27 Gennaio 2020, quattro giorni dopo il Governo dichiarava lo stato di emergenza fino al 31 luglio, attribuendosi poteri speciali per fronteggiare l’epidemia in arrivo dalla Cina. Quasi un mese dopo, il 21 febbraio, venivano individuati i primi due focolai di infezione di Covid-19, il nome scientifico del micidiale virus della famiglia dei Coronavirus che sta mettendo in ginocchio la società occidentale, a Codogno (Lodi) e Vò Euganeo (Padova).

Ma in quei 24 giorni – a parte misure inefficaci come il blocco dei voli (ma solo quelli diretti) dalla Cina, e la rilevazione della temperatura ai viaggiatori negli aeroporti – il Governo Conte non ha saputo fare il minimo per affrontare l’epidemia: procurare quantitativi adeguati di mascherine, tute e camici per medici ed infermieri, la prima linea della battaglia, tamponi per i test di positività al Covid 19 e scorte dei reagenti chimici che servono a svilupparli, e non ha voluto organizzare una rete per eseguire i tamponi e visitare i pazienti sintomatici. Nelle strutture pubbliche, come negli ambulatori, nelle cliniche convenzionate e nei laboratori diagnostici privati (circa 4mila in Italia), coinvolgendo tutte le forze disponibili, come si doveva fare di fronte ad un’emergenza senza precedenti.

Al contrario – ha osservato Luca Ricolfi (“Il Messaggero-Il Mattino”, 29.3.2020), un dissidente della sinistra, non ostile di principio al Governo – “mentre Roberto Burioni (un immunologo vicino alle posizioni del Governo, n.d.r.) consiglia tamponi anche a chi ha solo 37,5 di febbre, parte l’offensiva del Governo contro i tamponi, che culmina con un’intervista a Walter Ricciardi (rappresentante dell’Italia nell’executive board dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, n.d.r.) in cui viene aspramente criticata la linea dei tamponi di massa adottata dal Veneto…”.

E la classe politica ha fatto ancora peggio. A Milano, il sindaco Giuseppe Sala (Pd), quando il contagio già divampava, ha lanciato la campagna Milano riparte”(27 Febbraio). Il segretario del partito Nicola Zingaretti, ha fatto da testimonial andando a bere aperitivi “anti-panico” nei bar e restando contagiato dal virus.

L’opposizione (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia) è rimasta muta, senza idee alternative alle scelte sanitarie del Governo, ed ha solo balbettato richieste di maggior rigore sul “distanziamento sociale”, cioè le misure limitative delle libertà personali per contenere la diffusione del contagio.

Neanche di fronte all’emergenza Governo e classe politica hanno rinunciato allo statalismo del SSN (Sistema sanitario nazionale), figlio dell’idea socialista del Welfare State, un modello in crisi in tutta Europa, e a gestire la formidabile macchina del consenso che è la Sanità pubblica.

I decreti di Conte, 14 in meno di un mese, hanno sospeso il Codice degli appalti e così Governo e Governatori (a Ottobre si voterà in sei Regioni) distribuiscono appalti a trattativa privata: nuovi ospedali e reparti, forniture di respiratori ed attrezzature, assunzioni e contratti straordinari… In Campania, il presidente Vincenzo De Luca ha già assegnato “con procedure eccezionali” (“Il Mattino, 23.03.2020) lavori per 15 milioni per un nuovo reparto di terapia intensiva all’“Ospedale del Mare” di Napoli.

Solo le dimensioni di quella che ormai è una strage (quasi 12mila morti al 29 marzo 2020) hanno imposto qualche compromesso con la realtà. Cosi l’Emilia-Romagna autorizza, sul modello di Australia e Gran Bretagna, i tamponi drive-trough, eseguiti senza scendere dall’auto, e la Campania dal 27 marzo utilizza le cliniche private con 3mila posti letto disponibili.

Il Veneto – contro il parere del Governo – ha fatto in proprio, effettuando quasi 95mila tamponi, ed ha contenuto così il numero dei morti (402 al 29 marzo).

Ma i reagenti chimici ormai scarseggiano ed è difficile reperirli anche sul mercato internazionale. Si doveva fare prima, si doveva fare presto, invece di continuare a pavoneggiarsi sul “sistema sanitario che l’Europa ci invidia” (Mattarella, messaggio televisivo, 5.03.2020).

No, non #andrà tutto bene, come nell’insulso hashtag. È già andato tutto malissimo. Per le tante vittime private dei conforti religiosi e perfino della visione dei propri cari, per i medici mandati allo sbaraglio, per le imprese che saranno costrette a chiudere e per i tanti lavoratori autonomi e precari a cui Governo, politici e mass-media sanno solo ripetere “restate a casa (LN145/20)