(Lettera Napoletana) – «La liturgia non può replicare le mode del mondo, perché è una novità assoluta: il culto cristiano è Cristo nella sua divino-umanità, che ha introdotto nel mondo l’inno di lode al Padre. Perciò in essa egli è presente: lo Spirito rende possibile il suo sacrificio, in quanto egli, risorto, è entrato nel tempo una volta per sempre».
È un brano della conferenza del teologo Mons. Nicola Bux su “La liturgia, fonte e culmine della vita cristiana”, tenuta al Museo Diocesano di Castellammare di Stabia (Napoli), il 20 Ottobre 2018, in occasione di #Tridentina 2018, riunione dei Coetus Fidelium (Gruppi stabili di Fedeli) che promuovono la Messa in rito romano antico, o Tridentino, in Campania.
«La costituzione liturgica [Sacrosanctum Concilium] raccomanda – ha aggiunto Mons. Bux – che “i riti non abbiano bisogno di molte spiegazioni”, invece si assiste a liturgie dove l’eloquenza dei segni è subissata da una colluvie di parole e didascalie che impediscono ai primi di parlare al cuore del fedele».
«(…) L’uso della lingua parlata non è necessariamente sinonimo di comprensione. Né comprendere vuol dire rendersi maestri, ma lasciarsi coinvolgere da essa. Noi non capiremo mai totalmente la liturgia, non solo perché essa è il mistero di Cristo, ma perché è essa che comprende noi. È il cuore che deve intelligere e ciò è molto più profondo del capire nozioni, riti e simboli nei loro aspetti biblici o antropologici e così via».
«Oltre l’intelligenza e il cuore, per entrare in essa ci vuole anche immaginazione, memoria, e tutti i cinque sensi (…) devono entrare in gioco, non solo l’udito, quasi non ci sia più niente da vedere. Più che di spiegazione, la liturgia ha bisogno d’essere vissuta con la fede». (LN130/18)
Il video integrale della conferenza di Mons. Bux è ora disponibile sul canale YouTube della Fondazione il Giglio.
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