(Lettera Napoletana) Luiz Inácio Lula da Silva, ex presidente del Brasile ed esponente di punta della sinistra sudamericana, condannato nel 2018 a 12 anni ed un mese di carcere per corruzione e riciclaggio, è tornato in gioco grazie alla decisione di un giudice del Tribunale Federale Supremo, basata su un presunto vizio di competenza territoriale. Sinistra e forze mondialiste adesso puntano su di lui per le presidenziali del 2024, e intanto scatenano nuove campagne mediatiche contro il presidente Jair Bolsonaro, rilanciando l’allarme sulla “distruzione” dell’Amazzonia ed ingigantendo le difficoltà del Brasile nella pandemia di Coronavirus.

In questo articolo, il prof. Átila Amaral Brilhante, docente di Filosofia politica alla UFC (Universidade Federal do Ceará) e dottore di ricerca allo University College London, descrive i retroscena del “recupero” di Lula ed analizza gli scenari a medio termine del Brasile.

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(di Átila Amaral Brilhante)

Il Brasile è diventato un gigantesco laboratorio di attivismo giudiziario. Il Tribunale Federale Supremo (STF) invade le competenze degli altri poteri e riforma le sue sentenze e quelle dei Tribunali statali, come se il sistema giudiziario vivesse una continua metamorfosi per essere rimodellato ad immagine e somiglianza dei suoi componenti, la maggior parte dei quali è stata nominata dal PT (Partido dos Trabalhadores, sinistra, n.d.r.) e si identifica con questo partito. Il STF è composto più da avvocati, nominati da chi ha gestito il potere politico, che da magistrati di carriera.

L’8 Marzo scorso, una sentenza di Edson Fachin, in passato avvocato del MST (Movimento Sem Terra, organizzazione di estrema sinistra che promuove l’occupazione dei terreni agricoli, n.d.r) e degli LGBT, ha emesso una sentenza che – senza tener conto delle condanne di Lula per corruzione e riciclaggio di denaro emesse da nove giudici, in tre diversi gradi di giudizio – ha stabilito che Lula non avrebbe dovuto essere processato a Curitiba, ma a Brasilia, il che ha comportato praticamente l’annullamento della sua condanna. Nel 2010, Fachin aveva fatto campagna elettorale pubblica per Dilma Roussef, candidato del PT.

Il 22 marzo la seconda sezione del STF ha dichiarato (con una maggioranza di 3 voti a 2) l’ex magistrato Sérgio Moro colpevole di aver agito con “parzialità” nel processo a Lula. Ciò è stato possibile grazie alla mutata posizione del giudice Cármen Lúcia, che si è giustificata affermando che vi sono fatti nuovi alla base della sua decisione, ma, a tutt’oggi, tali fatti nuovi sono del tutto sconosciuti.

La tesi della “parzialità” di Sérgio Moro è stata supportata dalla diffusione di registrazioni ottenute illegalmente e non verificate ad una perizia tecnica, ma sarebbe sbagliato perdersi nei cavilli giuridici. Il STF oggi è un Tribunale politico, il cui obbiettivo principale è quello di imporre un candidato alternativo al presidente Jair Bolsonaro alle elezioni presidenziali del 2024. Questo obiettivo coincide con quello della grande maggioranza dei mass-media, dell’apparato statale, dell’ambiente universitario, dei Governatori degli Stati, e gode dell’appoggio delle grandi multinazionali dell’informatica e delle organizzazioni mondialiste che gravitano nella sfera dell’ONU.

L’opposizione politica a Bolsonaro è ampia, ma non ha un leader che sia capace di unirla e di affrontare il presidente alle elezioni. Lula è considerato, sia dalla sinistra che dalle forze mondialiste, come il leader capace di ricoprire questo ruolo.

Tanto la sinistra radical-chic mondialista che la destra economica non amano il populismo terzomondista di Lula, ma considerano quest’ultimo come una riserva sicura in mancanza di un loro candidato.

Tra successi, errori, e con una certa dose di follia, Bolsonaro ha aperto uno spazio politico ai liberali moderati e per le forze più a destra che – nell’attuale contesto di dominio ideologico della sinistra – sarebbero state condannate alle catacombe, o addirittura cancellate.

Per i primi, dunque, la posta in gioco è la sopravvivenza, per i secondi, fermare la distruzione – a livello giuridico ed a livello sociale – di quello che resta dei valori tradizionali e dell’iniziativa privata.

C’è anche chi pensa, per il futuro, ad una specie di paradiso terrestre sindacale, o a una prospera società tecnocratica, ma è molto più probabile che gli ultimi avvenimenti si ripercuotano negativamente sul brasiliano medio, con un aumento della conflittualità politica, che aggraverà le difficoltà create dall’epidemia di Coronavirus, aumentando l’insicurezza generale. (LN157/21)