(Lettera Napoletana) Jair Bolsonaro, nuovo presidente del Brasile, era partito da un 10% nei sondaggi ed aveva a disposizione pochi secondi nei dibattiti televisivi. Contro di lui erano schierati compatti i battaglioni dei grandi mass-media, le centrali internazionali del pensiero unico, che lo hanno demonizzato (per il sito del quotidiano la Repubblica del 28.10.2018, è ‘“l’uomo nero”, “estremista di destra, razzista, populista”), e gli intellettuali di mezzo mondo. I social media Facebook, Twitter e Whatsapp hanno bloccato centinaia di profili di suoi sostenitori in nome del “politically correct”. In questo clima di odio, al grido di “Ele nāo!” (“Lui no!”), slogan della campagna promossa contro di lui, il 6 Settembre un militante comunista ha tentato di assassinarlo a coltellate a Juiz de Fora, nello Stato brasiliano di Minas Gerais, nel corso di una manifestazione.
Bolsonaro, 63 anni, Capitano dell’Esercito brasiliano in riserva, antenati italiani ed una bisnonna calabrese, ha ottenuto il 28 Ottobre una vittoria straordinaria, raccogliendo il 55,2% con 57,7 milioni di voti. Il suo avversario Fernando Haddad, marxista, designato dall’ex presidente Inácio Lula da Silva, adesso in carcere per corruzione, candidato del PT (Partido dos trabalhadores), ha avuto il 44, 8%.
Cattolico (ma la moglie, Michelle, appartiene alla influente comunità evangelica), contrario all’aborto, al cosiddetto matrimonio omosessuale, alla teoria del gender, schierato per la famiglia naturale, sostenitore della linea dura contro una criminalità che ha provocato 63mila omicidi nel 2017, Bolsonaro guida il piccolo Partito social-liberale, nel quale è stato eletto deputato il Principe imperiale del Brasile Dom Luiz Philippe di Orleans-Bragança.
Sui fattori che hanno reso possibile la vittoria di Bolsonaro e sulle sue conseguenze nel continente latino-americano LN ha interpellato il prof. Átila Amaral Brilhante, docente di Filosofia Politica alla Universidade Federal do Cearà (UFC) e titolare di un dottorato all’University College London (UCL).
D. La vittoria di Jair Bolsonaro è il risultato della reazione dell’opinione pubblica brasiliana contro l’ideologia del PT e la corruzione dei suoi leader o piuttosto l’affermazione di un nuovo leader della destra?
R. Bolsonaro è riuscito a coagulare intorno a sé il sostegno di un gran numero di liberali non schierati partiticamente contro il PT, forza egemone della sinistra brasiliana. La corruzione dei leader di questo partito e la loro incapacità di affrontare il problema della sicurezza dei cittadini, nei 13 anni in cui sono rimasti al potere, lo hanno aiutato. Bisogna tenere conto che Bolsonaro aveva a disposizione appena 7” nei dibattiti televisivi e veniva deriso dai grandi partiti. Utilizzando i “social network”, ed un linguaggio molto semplice ed immediato, ha saputo contrapporsi al pensiero unico dominante della sinistra, che ha ispirato i leader politici anche brasiliani nei decenni scorsi ma che resta lontano dal senso comune della gran parte dei cittadini. Certamente Bolsonaro è un leader emergente che – anche se non esprime una visione della società molto articolata della società – punta sui valori cristiani e vuole combattere la criminalità impunita, la burocrazia e lo statalismo dell’economia brasiliana.
D. Quanto ha pesato nel voto dei brasiliani la reazione contro il pensiero unico dominante ed il dominio del politicamente corretto nei mass-media ?
R. Il dominio intellettuale della sinistra, che impone il pensiero “politIcally correct”, ed il linguaggio omologato dei mass-media sono stati radicalmente messi in discussione dalla campagna elettorale di Bolsonaro. Tutti i grandi mass-media gli erano contro, ma lui è riuscito a raccogliere oltre 15 milioni di followers sui social media. Gli avversari politici e la stampa hanno tentato di strumentalizzare le sue frasi polemiche, ma non è servito perché gran parte del pubblico era convinto che i mass-media lo attaccavano perché lo odiavano. La sinistra lo ha bollato come “fascista”, ma questo ha finito con l’aiutarlo perché ha spostato il dibattito dai temi di politica interna, sui quali Bolsonaro era più debole, a quelli culturali, con i quali si trova più a suo agio. Ha denunciato il “ Kit Gay”, che il Governo del PT voleva distribuire ai bambini nelle scuole per combattere “i pregiudizi contro gli omosessuali”, definendolo un “indottrinamento omosessualista”. Alla fine il Governo ha dovuto rinunciare a distribuirli. L’attentato che ha subito gli ha impedito di partecipare ai dibattiti e questo, se vogliamo, lo ha protetto da ulteriori attacchi politici. In realtà c’è stata una grande ed involontaria collaborazione con la sua campagna elettorale.
D. Il neo-presidente del Brasile è stato fortemente appoggiato dagli evangelici. Come si sono comportati, invece, le gerarchie cattoliche ed i fedeli?
R. Dagli evangelici Bolsonaro ha ricevuto grande sostegno. Il 65% ha votato per lui ed i parlamentari evangelici al Congresso gli sono molto vicini. Lo hanno votato anche molti militari ed appartenenti alle forze dell’Ordine perché è Capitano dell’Esercito. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, numerosi sacerdoti e religiosi si sono espressi contro di lui, ma ci sono state anche manifestazioni di appoggio. Quanto alla CNBB, la Conferenza dei Vescovi brasiliani, ufficialmente non ha sostenuto nessun candidato, ma ha diffuso una dichiarazione che era implicitamente critica nei suoi confronti.
D. Quali temi dell’agenda politica del nuovo presidente potranno avere maggiore impatto sulla società brasiliana?
R. Il rafforzamento della famiglia tradizionale, la difesa della libertà religiosa, minacciata da minoranze radicali che vorrebbero criminalizzare gli insegnamenti cristiani contrari alle loro pratiche, la lotta alla criminalità ed al narcotraffico, la libertà di impresa e l’iniziativa privata.
D. Questa elezione è destinata a cambiare gli equilibri geo-politici dell’America Latina? Che ripercussioni potrà avere sui governi comunisti di Venezuela e Bolivia?
R. Il governo del PT ha finanziato e sostenuto in tutti i modi Venezuela e Bolivia. Il governo in carica, quello di Michel Temer, ha ridotto in modo consistente fondi e sostegno, ma tutto lascia pensare che Bolsonaro sarà un deciso avversario di questi due governi. La sua elezione sposta l’asse geo-politico in America Latina e probabilmente porterà ad un riavvicinamento con gli USA. Per dare al mondo un segnale di contrasto al terrorismo vuole estradare in Italia Cesare Battisti. La sua elezione segna una rottura di continuità con gli ultimi Governi brasiliani. (LN128/18)