(Lettera Napoletana) La pandemia di coronavirus partita dalla Cina è l’occasione per forze mondialiste come l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) per attaccare, dietro il paravento delle indicazioni sanitarie i governi non allineati alle loro direttive, accusati di sottovalutazione del pericolo. In sintonia con loro si muovono, dagli USA, alla Gran Bretagna al Brasile, le forze politiche sconfitte dal voto popolare, che provano a ribaltare il risultato elettorale.
È quanto sta accadendo in Brasile con il Governo sovranista di Jair Bolsonaro, eletto a larga maggioranza nel 2018. (cfr. LN 128/18) ed ora sotto l’attacco di una coalizione che vede alleati il deep State e la sinistra del PT (Partido dos Trabalhadores).
Lettera Napoletana ne ha parlato con il prof. Átila Amaral Brilhante, docente di Filosofia politica all’Universidade Federal do Ceará e dottore di ricerca all’University College London (UCL).
D. L’epidemia di coronavirus è stata utilizzata in Brasile per tentare un golpe contro il presidente eletto con il voto popolare?
R. Nel primo anno il Governo Bolsonaro ha ottenuto risultati importanti: i tassi di interesse sono precipitati, gli omicidi sono diminuiti del 20%, la maggioranza delle imprese statali è stata riorganizzata ed è passata in attivo, farmaci molto costosi sono diventati accessibili nella Sanità pubblica, una riforma ha impedito il collasso del sistema previdenziale, e si è ricominciato ad investire in opere pubbliche. Dilma Roussef, ultimo presidente del PT (Partido dos Trabalhadores) ha lasciato un deficit altissimo, che il Governo ha ridotto. La disoccupazione non è diminuita significativamente, ma sono state poste le basi per la ripresa economica. Il Governo Bolsonaro inizialmente ha avuto un approccio tecnocratico, e questo ha complicato i rapporti con il Congresso, abituato alla spartizione dei ministri. Poi ci sono state battaglie in campo ambientale, culturale e del costume che hanno causato tensioni con i mass-media, la sinistra ed i politici più pragmatici. L’epidemia del virus cinese ha creato una enorme pressione sul Governo federale, che ha dichiarato lo stato di calamità ed ha trasferito agli Stati, ai Municipi ed a specifici settori della società, centinaia di miliardi di reais. Ma queste grandi risorse non sono bastate ai Governatori degli Stati, che stanno cercando di ottenere dal parlamento ancora più denaro, fino a fare fallire il Governo federale.
Hanno ottenuto una dilazione di sei mesi dei debiti con il Governo, un sacco di soldi e materiale sanitario dal Ministero della Salute. Stati fortemente indebitati, soprattutto per il malgoverno si sono ritrovati, come per magia, riforniti di denaro dal Governo. Con lo stato di calamità gli enti pubblici possono distribuire appalti con procedure speciali, e questo facilita la corruzione. In sintesi, c’è un’alleanza tra la maggioranza dei Governatori ed i presidenti di Camera e Senato per paralizzare il Governo federale ed accollargli i debiti dei Governi degli Stati. Ciò è possibile per lo scarso appoggio parlamentare su cui Bolsonaro può contare. Il 26 aprile i suoi sostenitori hanno manifestato contro il presidente della Camera, Rodrigo Maia, che, con i Governatori degli Stati, punta a paralizzare il Governo, piuttosto che ad un impeachment, anche se non scartano del tutto questa opzione. Bolsonaro ha perso consenso nel certo medio, ma a livello popolare è cresciuto.
D. In Brasile c’è una vera emergenza da Coronavirus?
R. Secondo i dati ufficiali finora ci sono stati oltre 3.700 morti, in un Paese che conta 212 milioni di abitanti. Non sappiamo quanti ce ne saranno ancora, ma è un numero significativo, anche se molto inferiore a quello di altre cause di morte. Preoccupa soprattutto la velocità del contagio. La maggioranza dei medici, dei Governatori e dei Prefetti (sindaci, n.d.r.) sostengono che il cosiddetto isolamento orizzontale è necessario per ridurre i contatti e dare tempo al sistema sanitario di organizzarsi ed evitare il collasso. Altri, tra i quali il presidente Bolsonaro, ritengono che l’isolamento orizzontale sia inadeguato e puntano su una speciale attenzione per gli anziani e le categorie più esposte al virus, facendo girare l’Economia a ritmi quasi normali e consentendo il lavoro alle categorie meno esposte. Il virus dovrebbe restare fuori dalla lotta politica, ma purtroppo non è così. L’epidemia, per i Prefetti ed i Governatori, ha significato un inaspettato sostegno finanziario. Il Tribunale Supremo Federale, con una decisione molto discutibile, ha attribuito a loro, e non al Governo federale, il potere di stabilire le misure di isolamento. La sinistra ed i mass-media mainstream esasperano il problema, la destra lo minimizza. Sulla capacità ricettiva degli ospedali ci sono due narrazioni opposte, ed in alcuni casi si attribuiscono al coronavirus morti per altre cause. Quello che è certo è che il nostro sistema sanitario non è al collasso, anche se in alcune zone è sotto pressione.
D. I mass-media mainstream, brasiliani ed internazionali, presentano Bolsonaro come un irresponsabile di fronte alla pandemia. Twitter e Facebook gli hanno perfino cancellato alcuni contenuti…
R. Bolsonaro è molto preoccupato per la conseguenze di questa crisi e pensa che può provocare molti più morti del coronavirus. Circa 40 milioni di persone stanno già pagando il prezzo dell’isolamento e non riescono più a nutrire le proprie famiglie. Molti di essi vivono in piccole abitazioni, dove la mancanza di spazi facilita il contagio. Il delivery è una cosa da ceto medio, da ricchi… Il pacchetto di aiuti economici deciso dal Governo federale non è perfetto, ma è uno strumento importante per evitare che la miseria aumenti ancora. Bolsonaro è un po’ maldestro nelle dichiarazioni, non ha un’intelligenza straordinaria, ma ha grande intuito e grande capacità di resistenza. È imprudente, e questo gli procura le critiche, fondate o no, dei mass-media. Certamente pensa che il Covid-19 sia un virus meno letale di quanto pensi la maggior parte delle nostre autorità sanitarie, che definiscono anti-scientifiche le sue posizioni. Lo ripete anche la maggioranza dei Prefetti e dei Governatori, che sembrano fare le prove generali della dittatura. Impongono una dura disciplina al popolo, ma finanziariamente fanno il loro comodo e ci sono già diverse denunce per corruzione. Ci sono medici che non condividono la strategia di contrasto adottata, ma non hanno accesso ai grandi media e si esprimono solo sui social. Non c’è il vaccino, dicono, e allora tanto vale puntare alla cosiddetta “immunità di gregge”, proteggendo gli anziani e chi ha patologie che indeboliscono le difese immunitarie, ma lasciando che gli altri possano lavorare, sia pure con alcune cautele… Quanto allo scontro tra il presidente ed i mass-media è soprattutto sulla sicurezza, i costumi e l’ambiente. Rede Globo, che è la più importante tv brasiliana, gli fa un’opposizione sistematica. Deve pagare miliardi al Governo ed è in attesa del rinnovo della concessione nel 2022. Se non pagherà le tasse, sarà esclusa dall’etere. Bolsonaro li ha già avvertiti. E loro puntano a distruggerlo prima di quella data.
D. Le manifestazioni di questi giorni a sostegno di Bolsonaro, che vedono insieme civili e militari, sono una risposta del Paese reale agli attacchi di pezzi di Stato, media, e sinistra del PT?
R. Sì, ma non sono scesi in piazza militari in servizio. Negli Stati del Brasile i poliziotti in maggioranza simpatizzano per il presidente, ma sono agli ordini dei Governatori, che fanno una politica contro di lui. C’è stata una manifestazione (il 19 aprile, davanti al Quartier generale dell’Esercito, a Brasilia, n.d.r.) durante la quale qualcuno ha chiesto, un po’ folkloristicamente, l’applicazione del AI -5 (Atto istituzionale 5, un’estensione della legge marziale) che fu adottata il 13 dicembre 1968 dal Governo militare. Sono gruppetti che di solito partecipano alle manifestazioni pro-Bolsonaro, ma molto minoritari. I veri obbiettivi dei manifestanti erano la fine della quarantena ed impedire a parlamento e Governatori di strangolare economicamente Bolsonaro. Il bersaglio era il presidente della Camera Rodrigo Maia.
D. Qual è il vero motivo delle dimissioni del ministro della Giustizia, Sérgio Moro?
R. Il presidente ha sostituito il capo della Polizia federale, Maurício Leite Valeixo, che era stato nominato da Moro, e lui si è dimesso, affermando che Bolsonaro vorrebbe interferire nelle indagini della Polizia.
Sérgio Moro ha ottenuto un grande prestigio con l’inchiesta Lava Jato nel 2014, che ha dato un grande colpo al sistema di potere del PT, il partito di Lula. Da ministro, nel 2019, ha operato bene in materia di sicurezza. Ma Bolsonaro non ha mai accettato la tesi della Polizia, secondo la quale il tentativo di ucciderlo a coltellate nel 2018 sarebbe stata l’iniziativa di un isolato, ed ha dovuto insistere più volte anche per ottenere informazioni dalla Polizia. Lo stesso Moro, però, solo due mesi fa aveva dichiarato che il Presidente non aveva mai interferito nel suo lavoro. Ultimamente, le divergenze tra i due erano aumentate.
Moro si è avvicinato alle posizioni dei Governatori e dei Prefetti e non è intervenuto per fermare loro iniziative che per il Presidente attentano alle libertà personali. Il Governatore dello Stato di Santa Catarina, Carlos Moisés, ha dato disposizioni perchè la Comunione, durante le Messe, sia distribuita in sacchetti di plastica, ha fatto arrestare persone trovate in strade da sole, e disoccupati che chiedevano lavoro. Invece sono stati scarcerati detenuti pericolosi, e questo ha irritato molto Bolsonaro. In realtà tra Moro ed il Presidente ci sono grandi differenze ideologoche, ma l’avversione al Pt li aveva avvicinati. Ora tra loro sono volate pesanti accuse reciproche. Bolsonaro spesso è rozzo e poco diplomatico, non sa gestire incarichi e poltrone. Ma è l’unico politico con un sostegno popolare in Brasile, che dice chiaramente quello che pensa, resiste alla pressione dei mass-media e della cultura di sinistra e non si piega di fronte ai diktat dei progeressisti. (LN146/20)