Il politologo Átila Amaral Brilhante, docente alla Universidade Federal do Ceará e dottore di ricerca dellUniversity College London, ricostruisce in questo articolo il patto tra giudici, mass-media e sinistra politica che ha portato alla vittoria di Lula alle presidenziali in Brasile.

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(Lettera Napoletana) – Átila Amaral Brilhante I media brasiliani mainstream, gli intellettuali, gli artisti, le Università, i sindacati, gran parte della burocrazia statale, il Tribunale Supremo Federale (STF) e il Tribunale Elettorale Federale (TSE) si sono sforzati di convincere il mondo che il Governo Bolsonaro rappresentava una seria minaccia per la democrazia.
Le elezioni presidenziali del 2022 in Brasile si sono svolte in un clima di forte polarizzazione. In diversi Paesi i mezzi di comunicazione diffondevano timori sui rischi per la democrazia. In realtà, mentre si paventava un colpo di Stato che sarebbe stato compiuto da Jair Bolsonaro, i brasiliani non si sono resi conto che era in atto un colpo di Stato giudiziario contro di lui.
Con il pieno sostegno della sinistra e dei mass-media, il Tribunale Supremo Federale ha prevaricato le competenze del presidente con una serie di interpretazioni che hanno manipolato gli articoli della Costituzione come un ceramista fa con l’argilla.
Le decisioni distorte del STF hanno portato alla revoca di incarichi sulla base del semplice sospetto di un reato, alla cancellazione di nomine e di provvedimenti del presidente Bolsonaro, alla violazione dell’immunità dei parlamentari, a misure preventive come il divieto di raccolta di denaro attraverso i social-media che non esistono nel sistema giudiziario del Paese. Ci sono state gravi violazioni della legalità con indagini ed iniziative giudiziarie nelle quali i componenti del STF si trovavano ad essere nello stesso tempo giudici e presunte vittime.
Il giudice del STF Alexandre de Moraes ha disposto il blocco dei conti correnti e dei profili social di persone che non sono state condannate per alcun reato, il giudice Carmen Lúcia durante la campagna elettorale del 2022 ha ammesso che stava forzando la Costituzione autorizzando la censura preventiva contro i media di Destra.
Tre degli undici giudici componenti del Tribunale Supremo Federale erano anche componenti del Tribunale Elettorale Federale, che è composto da sette giudici. E la maggior parte dei componenti del STF e del TSE era stata nominati dai governi del PT (Partido dos Trabalhadores, di estrema sinistra, ndr.).

Le elezioni presidenziali del 2022 in Brasile non si sono svolte nella legalità. Oltre un milione di spot elettorali pro-Bolsonaro destinati alle radio non sono stati trasmessi nella grande regione Nord-Est del Paese. La campagna elettorale nelle radio e le tv è finanziata in gran parte con fondi pubblici e dovrebbe svolgersi secondo la par condicio,con tempi uguali assegnati ai candidati e ai partiti.
Le immagini delle grandi manifestazioni pro-Bolsonaro sono state vietate negli spot. Inoltre i profili social di Bolsonaro, con milioni di followers, sono stati privati della possibilità di raccogliere fondi o bloccati. Ci sono stati imprenditori accusati di attività insurrezionale solo sulla base di qualche vago commento nei Gruppi Whatsapp. I loro profili social e i loro conti correnti sono stati bloccati anche se non erano formalmente accusati di alcun reato. Una censura preventiva è stata esercitata su Bolsonaro, impedendogli di parlare dei forti legami tra Lula e Maduro e di denunciare il sostegno di Lula all’aborto. A Maggio 2023 Lula ha ricevuto Maduro con tutti gli onori.
Il 12 dicembre 2022, giorno della proclamazione ufficiale di Lula, il giudice del Tribunale Supremo Federale, Alexandre de Moraes, che era anche il presidente del Tribunale Supremo Elettorale, partecipò alla festa organizzata da un avvocato legato al PT per la vittoria di Lula. C’erano anche i componenti del STF Ricardo Lewandowski, Dias Toffoli, e Gilmar Mendes e il giudice del Tribunale Supremo Elettorale Benedito Gonsalves. Tutto questo nei giorni in cui il risultato elettorale poteva essere impugnato e quei giudici potevano essere chiamati a giudicare il ricorso. Il Partido Liberal (PL) di Bolsonaro ha impugnato i risultati elettorali, ma Alexandre de Moraes gli ha inflitto una multa di 4,4 milioni di dollari con l’accusa di aver promosso una lite giudiziaria in mala fede, come se la presentazione del ricorso fosse illegale. Il giudice del STF Edson Fachin, qualche mese prima delle elezioni, aveva liberato Lula dalla prigione dove era detenuto, sostenendo che sarebbe stato processato da un giudice territorialmente incompetente. La condanna (per corruzione, ndr) di Lula era stata confermata in tre diversi gradi di giudizio e la competenza territoriale era stata più volte esaminata. La scelta di trasferire il giudizio da Curitiba era stata giudicata corretta.
Nel 2021, il giudice del STF Luis Roberto Barroso, ha fatto lobbyng, come un qualunque politico, contro la proposta di modifica della legge elettorale presentata al Congresso. La proposta di legge prevedeva di confrontare un voto cartaceo con il voto elettronico, registrando nella memoria di un computer ciascuna scheda elettorale votata.
La proposta di Bolsonaro raccolse 229 voti favorevoli e 218 contrari e non fu approvata perché le modifiche costituzionali richiedono un quorum di 308 voti favorevoli, Bolsonaro accusò Barroso di indebite pressioni sul Congresso.
Il giudice Barroso, nel febbraio 2022, partecipò a un convegno della University of Texas School of law sul tema dei mezzi per rimuovere dal suo incarico un presidente. Il 13 luglio 2023, partecipò a una manifestazione della União Nacional dos Estudantes (UNE), associazione di estrema sinistra, affermando “abbiamo sconfitto il bolsonarismo.

Se l’ordinamento giudiziario brasiliano fosse stato rispettato, gran parte dei componenti del STF sarebbe stato ricusato in qualunque giudizio riguardante Bolsonaro per aver dimostrato chiaramente una forte ostilità nei suoi confronti. E questo avrebbe reso illegale giudicarlo. (LN176/24)