(Lettera Napoletana) Il New York Times definì il furto alla Biblioteca dei Gerolomini “uno dei furti più terribili mai compiuti nel mondo dei libri” (29.11.2013). Naturalmente, non era vero. I fratelli Berardi, impiegati alla Biblioteca per quasi 40 anni, durante i quali sparirono centinaia di libri, a gennaio 2013 furono nominati “cavalieri del lavoro” dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Il “Corriere del Mezzogiorno” li definì “eroi”. Gli “appelli di intellettuali”, guidati dall’avvocato neogiacobino Gerardo Marotta e da Mirella Baracco, della Fondazione Napoli Novantanove, esponenti di quella borghesia compradora, abituata a gestire come proprie le risorse pubbliche della cultura, e dal prof. Tomaso Montanari – arte e lotta di classe – descrivevano il complesso dei Gerolomini, dove i Padri della Congregazione dell’Oratorio si insediarono nel 1585, saccheggiato e devastato forse irrimediabilmente.
La “narrazione” su una Biblioteca dimenticata per decenni, fatta assurgere di colpo per importanza alla Biblioteca di Alessandria d’Egitto, era costruita…
La mattina del 18 aprile 2012 i Carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio artistico, su disposizione dei pm Antonella Serio e Michele Fini, e dell’allora Procuratore aggiunto di Napoli Giovanni Melillo, sequestrarono la Biblioteca, nel giorno stesso in cui il Preposito degli Oratoriani di Napoli, Don Sandro Marsano, che aveva avviato la ricatalogazione ed il restauro dei libri, avrebbe voluto spiegare in una conferenza stampa la reale situazione dopo la scoperta del furto.
In arrivo c’erano i fondi POR (Programma operativo regionale) dell’Unione Europea – 7,7 milioni di euro per la riqualificazione del grande complesso dei Padri Gerolomini, come a Napoli vengono chiamati gli Oratoriani – e gli improvvisati difensori della Biblioteca, con l’occasione dell’inchiesta giudiziaria, puntavano all’esproprio, già tentato per via amministrativa, negli anni ‘80, dall’avvocato Marotta (cfr. LN51/12).
Il prof. Francesco Caglioti, docente di storia dell’arte, primo firmatario dell’appello degli intellettuali “in difesa” della Biblioteca dei Gerolomini, indicò apertamente l’obbiettivo in una intervista al Corriere del Mezzogiorno (21.4.2012): «I Girolamini e la loro storia recente e presente pongono (…) un problema più vasto e più strutturale che riguarda 11 complessi monastici di prim’ordine elevati nell’Ottocento a monumenti nazionali e affidati nella sola custodia ai religiosi che vi abitano (…). Come dimostra il caso attuale dei Girolamini, spesso gli ordini religiosi non sono più in grado di esprimere da soli i degni successori di quelle figure [di eruditi bibliotecari]. Spetta dunque al ministero mettere a punto tutti gli interventi necessari a contrastare ovunque questi pericoli attraverso una vigilanza diretta e indiretta, che la legge gli consente, anzi gli impone».
Per il complesso dei Gerolomini, che comprende, oltre alla biblioteca, una importante quadreria, due chiostri, un archivio musicale, tutto ceduto in gestione allo Stato grazie ad un accordo firmato, sotto pressione, tra il Procuratore Generale dell’Oratorio ed il Ministero per i Beni culturali, veniva prospettato un futuro radioso: il restauro dell’intero complesso, la riapertura della biblioteca, con la catalogazione informatizzata dei circa 160mila volumi, la creazione di una “Scuola di alta formazione sul manoscritto ed il libro antico”. Sarà “il simbolo di una storia di riscatto appena iniziato, destinata ad un grande futuro”, annunciò trionfante il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini (la Repubblica, 1.11.2017).
Otto anni dopo il sequestro la biblioteca resta chiusa, in attesa della conclusione di un interminabile processo, ricominciato da capo due volte. I lavori di riqualificazione del complesso dei Gerolomini, avviati nel 2015, sono fermi da due anni per i ritardi di Comune di Napoli e Sovrintendenza, che dovrebbero approvare una variante al progetto, mentre crolli a ripetizioni si susseguono nei chiostri.
“Il Complesso sta cadendo a pezzi”, ha denunciato Il Mattino, (11.7.2020). A cantiere fermo – informa il giornale – i costi sono arrivati a livelli record. La Tmc Costruzioni, impresa assegnataria dell’appalto, minaccia a breve la risoluzione del contratto ed un’azione giudiziaria. I fondi POR non spesi dovranno essere restituiti all’UE a fine 2020.
“Inutile negare – ha ammesso Simonetta Buttò, responsabile dell’Istituto centrale per il catalogo unico, che da Roma dirige la Biblioteca – i Girolamini versano in uno stato di degrado che è sotto gli occhi di tutti (…) nella biblioteca si dovranno portare avanti lavori importanti”, ed ha rivolto un appello: “chiedo al Comune di Napoli ed alla Soprintendenza di mettere immediatamente in sicurezza la zona del crollo, rimuovendo i calcinacci”(l’ultimo crollo è avvenuto il 9 luglio scorso nel chiostro dell’aranceto, n.d.r. ) (“Il Mattino”, 13.7.2020).
Sono chiuse da anni la bellissima chiesa barocca che l’ultimo padre oratoriano di Napoli, Don Sandro Marsano, aveva riaperto al culto dopo i danni subiti per il terremoto del 1980, e la Cappella dell’Immacolata, dove si svolsero due edizioni di un festival di musica per i giovani organisti.
Dopo gli appelli indignati, le denunce e la campagna di stampa, i “salvatori” della Biblioteca sono scomparsi. Nel complesso dei Gerolomini peggio dei ladri di libri hanno fatto lo Stato, il Comune di Napoli, la Soprintendenza… (LN149/20)