(Lettera Napoletana) Su John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) scrittore e filologo inglese a torto classificato nel genere fantasy, è in corso in Italia un’operazione di revisione ideologica che prevede una nuova traduzione de “Il Signore degli Anelli”, il suo libro più noto, uscito nel 1970, premessa per una “rilettura” della sua opera.
Cattolico, tradizionalista, anti-moderno, Tolkien, ha influenzato negli anni ‘70 ed ‘80 in Italia ed in Europa le giovani generazioni, che reagivano al pesante clima di conformismo ideologico rivolgendosi ai romanzi epici medievali ed ai miti del creatore degli Hobbit .
Un convegno svoltosi a Roma (“La guerra di Tolkien”), nella Sala di S. Maria della Minerva, il 17 Gennaio, per iniziativa dell’associazione di giornalisti “Lettera 22” in collaborazione con la Fondazione “Italia Protagonista”, ha richiamato studiosi ed appassionati del grande scrittore e linguista ed ha denunciato il tentativo di manipolazione della sua opera.
LN ha rivolto alcune domande alla studiosa di Tolkien e giornalista Daniela Quaranta, una delle organizzatrici del convegno:
D – Quale operazione culturale si sta tentando in Italia sull’opera di Tolkien ?
R – Un vero e proprio esproprio, a cui aggiungerei l’aggettivo “proletario”, nell’accezione politica tipica degli anni ‘70. Un’operazione di chiara matrice di sinistra. Anzi, di estrema sinistra. Gli intellettuali che ancora oggi si identificano con i valori del comunismo hanno cominciato a interessarsi di Tolkien dopo il 2001, anno in cui è uscito il primo dei film che il regista Peter Jackson ha girato basandosi su “Il Signore degli Anelli”.
Per capire i motivi di questa operazione culturale bisogna fare un passo indietro. Il filologo inglese, professore a Oxford e creatore degli Hobbit, approda in Italia prima con Astrolabio, e nel 1967 pubblica “Il Signore degli Anelli” tradotto dall’allora giovanissima Vittoria Alliata di Villafranca. Il successo arriva nel 1970 grazie alla Rusconi che utilizza sempre la traduzione originale, seppure rivista. La fiaba tolkieniana suscita entusiasmo nei giovani di destra, soprattutto quella sociale, che nei principi di Tolkien si identificano al punto da organizzare i campi Hobbit. Per la sinistra, ça va sans dire, Tolkien è un reazionario oscurantista. Non può che essere un tabù. L’arrivo dei film di Peter Jackson e il successo ancora maggiore spingono gli intellettuali “impegnati” a rivedere le proprie posizioni. Nasce di qui la volontà di approccio all’autore in una prospettiva diversa, al punto da giustificarne una lettura di sinistra.
D – Al Convegno svoltosi a Roma, lei ha parlato di un “collettivo di sinistra” all’opera …
R – Si tratta del collettivo Wu Ming. Un gruppo di intellettuali che elabora teorie e organizza incontri su molte tematiche care alla sinistra comunista, a cominciare dall’immigrazione, e che usa con grande cura i social network. Dietro la sigla Wu Ming ci sono menti acute e dialetticamente attrezzate che, parallelamente ad altre battaglie, hanno cominciato a ingaggiare quella per appropriarsi di Tolkien. Uno dei suoi componenti, Wu Ming 4, fa parte dell’Aist (Associazione italiana studi tolkieniani) fondata nel 2014 per contrapporsi alla Società Tolkieniana Italiana (nata nel 1992). Le incursioni dell’Aist nell’universo della Terra di Mezzo offrono una lettura altra dei popoli e dei valori di Hobbit, Uomini ed Elfi. Nel 2016 Wu Ming avvia un’operazione ancora più ardita: suggerire alla Bompiani, che dal 2000 detiene i diritti d’autore delle opere di Tolkien, il nome di un nuovo traduttore del “Signore degli Anelli” puntando su Ottavio Fatica. In una intervista a “la Repubblica” (29.4.2018) il nuovo traduttore annuncia di avere avviato il lavoro e attacca Vittoria Alliata addebitandole addirittura ben 500 errori a pagina….
La nobildonna siciliana in realtà detiene tuttora i diritti relativi alla traduzione in italiano. Non solo, ma non le è stato rinnovato il contratto dal 2015. Di qui la querela nei confronti del traduttore e il disappunto nei confronti della casa editrice che non ha inteso avvalersi della sua professionalità.
D – C’è ragione di pensare che la nuova traduzione annunciata rientri in una rilettura “politicamente corretta” dell’autore de “Il Signore degli Anelli” ?
R – Il timore è che si vada oltre il “politicamente corretto” e si intervenga in maniera manipolatrice rispetto al sentire dell’autore e al significato essenziale della fiaba nell’accezione tolkieniana del termine: subcreazione dell’uomo capace di sconfiggere l’oscurità con la luce della Fede.
D – L’ideario ed i valori di Tolkien sarebbero compatibili con una rilettura in chiave ecologista del mondo degli elfi e degli Hobbit ?
R – Da quanto emerge da numerose dichiarazioni (la nuova traduzione, semmai sia stata completata, è al momento bloccata), l’intento sarebbe quello di ignorare o almeno mortificare il profondo senso religioso della fiaba tolkeniana (lui era cattolico) e, sì, di interpretare il suo grande amore per la natura incontaminata (contrapposta agli obbrobri dell’industria automatizzata) in chiave ecologista. Un po’ come se si volesse etichettare San Francesco come un “animalista”. (LN131/19)