(Lettera Napoletana) In Brasile si voterà il 2 Ottobre per le elezioni presidenziali. In un Paese fortemente polarizzato, sono due i candidati con chances di vittoria: il presidente in carica Jair Bolsonaro, 67 anni, ex capitano dell’Esercito, eletto nel 2018 sull’onda di una forte reazione alla corruzione ed al degrado morale e l’ex presidente e leader del PT (Partido dos trabalhadores), Inácio Lula da Silva, scarcerato dal Tribunale Supremo Federale per una mera questione di competenza territoriale dopo tre gradi di condanna per corruzione.
LETTERA NAPOLETANA ha rivolto alcune domande al politologo Átila Amaral Brilhante, docente di Filosofia politica alla Universidade Federal do Ceará e dottore di ricerca allo University College London.
D. La polarizzazione è nel Paese è reale, o riguarda solo la politica?
R. «C’è una divisione molto netta, che attraversa anche le famiglie. Riguarda il costume, i temi economici e temi come l’omosessualismo, la teoria del gender, l’aborto. Sono i temi dell’agenda mondialista. Bolsonaro non è politically correct, e nel nostro Paese circa il 75% è contro l’aborto».
D. I sondaggi continuano ad assegnare un vantaggio molto netto a Lula. Ma il presidente Jair Bolsonaro raccoglie grandi folle alle manifestazioni. Il vantaggio di Lula nei sondaggi è reale?
R. «Non credo ai sondaggi. Davano Bolsonaro perdente anche nel 2018. Per quanto riguarda i mass-media, quelli locali sono contro l’attuale presidente perché sono finanziati con denaro pubblico dai Comuni e dagli Stati amministrati dal PT, mentre “Rede Globo”, alla quale il presidente ha ridotto i finanziamenti pubblici del 90% rispetto a quelli che le erogava Lula, ha censurato perfino le immagini della grande accoglienza per il presidente a Fortaleza, il 16 luglio.Rede Globo ha perso oltre il 35% di ascoltatori, ma ha ancora il 40% circa dell’audience televisiva. Un sondaggio dell’Istituto Paranà – un Istituto indipendente di demoscopia – del 24 Agosto, dà Lula al 41,7% e Bolsonaro al 37% nelle intenzioni di voto, ma la campagna elettorale è appena cominciata ufficialmente e Bolsonaro ha avuto accesso solo dal 26 Agosto alle trasmissioni elettorali, dove potrà far conoscere al Paese il grande numero di opere pubbliche realizzate. Intanto, il Brasile guida insieme al Canada nel primo semestre la crescita mondiale (+ 3.9%, dati OCSE-Bloomberg) mentre l’inflazione continua a calare ed è stimata al 6,8% nel 2022, rispetto all’8% negli USA, al 7,5% nella Eurozona e al 13% del Regno Unito.
D. Qual è il blocco di forze che sostiene Lula?
R. «Quello della politica tradizionale, degli apparati, dei sindacati e della grande impresa. Nel Nord-Est, anche dei grandi proprietari terrieri. In Brasile esistono 15mila sindacati, e Bolsonaro ha tagliato loro il 70% dei finanziamenti. Lo odiano. Il presidente in carica ha contro anche i liberisti, quelli che pensano che il mercato possa risolvere tutto, ma in realtà la sua politica è ispirata al liberismo molto più di quella di Lula, anche se non quanto loro vorrebbero. Lo criticano anche per le politiche di assistenza ai ceti a basso reddito, ma su questo non ha alternative. Il liberismo riguarda le élites economiche. Durante la pandemia, Bolsonaro ha distribuito in aiuti economici in un anno quello che il PT ha distribuito in 11 anni. Bisogna tenere presente che, dopo la pandemia, la povertà estrema è cresciuta fino al 13%. Lula (che è stato presidente dal 2003 al 2011, ndr), ha governato in un periodo in cui la crescita mondale era superiore al 5%. In ogni caso, con Bolsonaro la disoccupazione è scesa dall’11,9 al 9,8%. Direi che i terreni su cui si decide la sfida per Bolsonaro sono l’Economia e l’opposizione dei grandi media come Rede Globo.
D. Quanto possono influire le nuove accuse di corruzione al PT, come la rivelazioni dell’ex contabile del partito Marcos Valério su presunti contatti con il PCC, (Primeiro Comando da Capital, organizzazione narco-terrorista, ndr) apparse sul settimanale Veja?
R. «Non c’è solo lui. In Spagna è stato arrestato su richiesta degli USA, che ne chiedono l’estradizione, l’ex capo del controspionaggio del Venezuela Hugo Carvajal, stretto collaboratore di Hugo Chávez, che afferma di avere le prove di finanziamenti massicci erogati negli ultimi 15 anni ai politici aderenti al “Forum di San Paolo”, che riunisce i leader della sinistra latino-americana, compreso Lula. Ma queste notizie appaiono nei social-media, non in tv e sui giornali. E il 17 luglio il presidente facente funzioni del Tribunale Supremo Federale, Alexandre de Moraes, ha vietato la pubblicazione nelle reti sociali di post sui contatti tra Lula, il PT ed il PCC, e sulla morte del sindaco del PT Celso Daniel, che fu sequestrato ed ucciso nel 2002 nello Stato di San Paolo. Daniel sarebbe stato l’uomo di collegamento con il PCC. La censura colpisce anche i parlamentari legati a Bolsonaro».
D. Con una vittoria di Lula il Brasile slitterebbe nell’area di influenza geopolitica della Cina?
R. «Credo di sì. L’ex governatore di San Paolo, João Doria, ha venduto attività economiche importanti alla Cina. In Brasile il grande business cinese è il 5G, ma il Governo Bolsonaro ha bloccato la sua penetrazione. Fino alla presidenza Trump, il Brasile era del tutto allineato con gli USA, ma Biden porta avanti un’agenda completamente diversa, ed ha attaccato più volte Bolsonaro, sull’Amazzonia, sulla gestione della pandemia. Poi Biden ha visto che l’America Latina, un Paese dopo l’altro, sta passando alla sinistra ed ha cominciato a preoccuparsi. Ora ha ridotto la sua aggressività. E il Brasile ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, ma non ha aderito alle sanzioni. (LN165/22)