(Lettera Napoletana) A volte ritornano, e al Sud ancora più spesso. Alle elezioni per il Comune di Napoli, previste a primavera 2021, tornano in campo i politici che 30 anni fa avevano in mano la città e la Campania.

Messi da parte per i loro clamorosi fallimenti, personaggi come Bassolino, Pomicino, Scotti, Di Donato, e l’intendenza politico-affaristica che li sosteneva, mordevano il freno per rientrare in gioco. E la possibilità gliela hanno offerta i 10 anni del sindaco Luigi De Magistris, il disastro amministrativo che lascia in eredità e, soprattutto, la mancanza di ricambio di una classe politica che si riproduce come un organismo malato, cooptando altri elementi patogeni.

ANCORA BASSOLINO ?

In prima fila c’è Antonio Bassolino, 73 anni, in politica da quando ne aveva 17 e si iscrisse al partito comunista. Bassolino fu eletto sindaco di Napoli nel 1993 e restò in carica 7 anni, per poi diventare, nel 2000, presidente della Regione Campania e Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti fino al 2010. 17 anni di potere ininterrotto, incontrastato, reso possibile dall’ossequio servile dei mass-media – che propagarono la favola del “Rinascimento napoletano”, una formula propagandistica già utilizzata durante le giunte del sindaco comunista Maurizio Valenzi (1975-1983), che si intitolò un presunto “Risorgimento napoletano” – ed alla subalternità, mescolata a complicità affaristica, delle opposizioni. Il sociologo Gerardo Ragone, docente all’Università Federico II, rivelò che il “Rinascimento napoletano” era una formula propagandistica preparata dallo staff dell’ex funzionario del Pci durante la campagna elettorale.

Nella storia recente di Napoli, nessuno ha avuto tanto potere. Achille Lauro, ancora preso ad esempio come “padrone” della città, fu sindaco per 5 anni e poi per altri 9 mesi, tra il 1952 ed il 1957; Antonio Gava fu presidente della Provincia di Napoli – ente ben meno importante del Comune – per 9 anni; Enzo Scotti fu sindaco di Napoli solo per alcuni mesi nel 1984. Paolo Cirino Pomicino, Giulio Di Donato e Francesco Di Lorenzo, luogotenenti dei partiti nazionali DC, PSI e PLI, restarono a lungo in Consiglio comunale, ebbero deleghe anche importanti in giunta (Di Donato), e composero la “triade” tra gli anni ‘80 e ’90, ma non hanno avuto un potere lungo ed incontrastato come quello di Bassolino.

Adesso Bassolino punta a ricandidarsi a sindaco di Napoli, dopo un primo tentativo fallito nel 2015, quando fu battuto alle primarie del Pd, e intorno a lui si stanno rinsaldando le vecchie reti di potere, a partire da quelle nell’apparato mass-mediatico, che sono sempre state la sua forza.

 I MASS-MEDIA A SOSTEGNO

Il Mattino”, quotidiano del costruttore romano Caltagirone, ormai ridotto ad un supplemento locale de “Il Messaggero”, e diretto dal piemontese Federico Monga, dedica da settimane un articolo al giorno alla “(ri)discesa in campo” dell’ex funzionario del Pci. Monga ha partecipato ad una iniziativa della Fondazione Sudd, creata dall’ex sindaco e presidente di regione, insieme a Di Donato, che “Il Mattino” (20.11.2020) ha definito “il vecchio leone del Psi di Bettino Craxi”. Per Monga, “Bassolino ha le idee ben chiare” e “la lunga esperienza accumulata a Palazzo San Giacomo lo aiuta molto”. Se non si fosse capito su chi punta il giornale (ancora) più diffuso del Sud… “Il Mattino”, ha dedicato grande spazio alla recente assoluzione dell’ex sindaco di Napoli in uno dei processi, ma non ha mai ricordato il gigantesco disastro di Bassolino nella gestione del ciclo dei rifiuti, che portò alla devastante crisi del 2008-2009: migliaia di tonnellate di rifiuti abbandonati nelle strade di Napoli, le discariche stracolme, i rischi di epidemia, l’inquinamento dei terreni agricoli, l’accumulo di oltre sei milioni di eco-balle (ammassi di rifiuti compressi che non si è riusciti a smaltire ) e l’immagine della città associata all’immondizia da tutti i TG del mondo.             

E la nuova assoluzione di Bassolino è stata salutata, con entusiasmo, con un commento di Pomicino. A ruota hanno seguito “la Repubblica” ed il “Corriere del Mezzogiorno”. Eccezione al coro il giurista Orazio Abbamonte. II fatto che Bassolino sia stato assolto per 19 volte – ha osservato – «dovrebbe indicare semplicemente che gli uffici delle Procure non sanno fare il loro mestiere» (ROMA, 23.11.2020). «In ogni caso – se reputiamo opportuno di tornare nelle fide mani di Antonio Bassolino perché è stato assolto in sede penale ben 19 volte – beh, allora non abbiamo compreso niente di che cosa sia il giudizio politico (…). Che cosa ricordiamo di Bassolino, qual è l’eredità che ha lasciato alla nostra città ed alla nostra Regione? Una ben miserabile eredità. Il disastro finanziario del Comune prima e della Regione poi, i ben noti BOC (Buoni ordinari comunali, n.d.r.), che pagheremo, se li pagheremo, ancora per lungo tempo, per non dimenticare il disastro definitivo e senza appello costituito dalla ben nota gestione del ciclo dei rifiuti, che ha eternato la Campania come la Regione immondezzaio e ha danneggiato irrimediabilmente il suo territorio».

L’OPPOSIZIONE-SPONDA

La candidatura di Bassolino trova il consenso anche del coordinatore cittadino di Forza Italia, Stanislao Lanzotti, che lo ha incontrato e gli ha prospettato la possibilità di dare vita ad una lista civica (Il Mattino, 31.10.2020). Le reazioni dentro Forza Italia, nella Lega ed in FdI, alleati nel centrodestra, sono state debolissime.

Se la marcia di Bassolino – con l’appoggio dei Di Donato, Pomicino, del Gruppo Caltagirone e dalle reti affaristiche che hanno prosperato fino al 2010 – sarà fermata, ciò sarà solo per la lotta di potere interna al Pd, che pensa alla poltrona di sindaco di Napoli come merce di scambio al “tavolo nazionale” del centrosinistra e nella trattativa per candidature comuni con il Movimento 5 Stelle.

 LA ZAVORRA POLITICA

A Palermo, Leoluca Orlando, passando attraverso sette movimenti e partiti, è riuscito a cumulare 5 mandati da sindaco, cominciati nel 1985, in totale 20 anni, ed è ancora al potere. A Catania Enzo Bianco, ha totalizzato quattro mandati da sindaco, per 13 anni complessivi, fino al 2018, cambiando 5 partiti. Esempi di un Sud con la zavorra di una classe politica sempre uguale. (LN 153/20)