(Lettera Napoletana) Una équipe di nove persone ricostruisce nella ex sede della Stasi, la polizia politica della RDT, la documentazione sull’attività della macchina di spionaggio più sofisticata della storia.
È un lavoro certosino che consiste nel rimettere insieme, componendo un mosaico, i pezzetti di carta in cui gli agenti della polizia politica della Germania comunista avevano ridotto il proprio archivio nei giorni della caduta del regime, nel 1990, prima di bruciarli. L’operazione riuscì solo in parte perché il 15 Gennaio 1990 fu interrotta dai berlinesi che presero possesso degli uffici della Stasi.
Un servizio della giornalista dell’agenzia di stampa spagnola EFE Clara Palma Hermann ( 11.01.2020) informa su quanto è stato fatto finora per impedire che questa pagina della storia del comunismo sia sepolta dall’oblio grazie alla sparizione dei documenti.
È dal 1995 che, a Berlino, il gruppo di lavoro della BStU (Commissariato federale per gli Archivi della Stasi), rimette insieme i frammenti di carta custoditi in sacchi che erano destinati alla distruzione, dei documenti del servizio segreto della Germania dell’Est. «I sacchi recuperati – scrive l’agenzia EFE – sono 16mila in totale. Ognuno di essi contiene tra 2.500 e 3.000 frammenti di carta. Finora si è riusciti a ricostruire il contenuto di 550 sacchi, il 10% del totale dei documenti fatti a pezzi».
«Dopo la caduta del Muro di Berlino – prosegue il servizio – negli uffici della Stasi cominciò un’attività frenetica di distruzione, che provocò il collasso delle macchine trituratrici».
Le pagine finora ricostruite, non solo forniscono un quadro dell’attività dei 91mila agenti di cui disponeva la Stasi, ma rivelano anche i nomi di informatori del servizio di spionaggio comunista che ancora occupavano posti di rilievo dopo la caduta del regime.
Tra i documenti salvati, quelli sulla vigilanza a cui erano sottoposti lo scrittore dissidente Lutz Rathenow ed il cantante rock Udo Lindberg ed i piani della RDT (Repubblica democratica tedesca) per l’internamento in campi di concentramento degli oppositori in caso di attacco esterno.
La ricostruzione dei frammenti di carta contenuti in un sacco può richiedere anche un anno di lavoro. «Diamo la precedenza – ha detto all’agenzia EFE la responsabile del gruppo di lavoro Ute Michalsky – ai rapporti sugli incontri con collaboratori non ufficiali della Stasi, ai materiali che possano servire alla riabilitazione di persone ed ai documenti sull’attività di spionaggio in altri Paesi».
Al ritmo attuale, e tenendo conto della difficoltà del lavoro – dopo che un programma informatico elaborato ad hoc ha dovuto essere abbandonato –, occorreranno alcune decine di anni per rimettere insieme le carte degli archivi della Stasi. Ma per le nuove generazioni questa pagina degli orrori del socialismo reale non andrà perduta. (LN143/2020)