(Lettera Napoletana) – Se non ci saranno cambiamenti, ancora possibili, alle prossime elezioni regionali della Campania (maggio 2020) i due principali candidati in campo saranno di nuovo, come nel 2015, il presidente uscente, Vincenzo De Luca (70 anni, Partito Democratico), e l’ex presidente (dal 2010 al 2015) Stefano Caldoro (59 anni, Forza Italia).

De Luca ha cominciato la carriera politica nel PCI, negli anni ’70, poi è stato deputato dei Ds (democratici di sinistra) e del Pd. A partire dal 1993, fino al 2015 è stato sindaco di Salerno per 15 anni.

Caldoro, figlio del deputato e sottosegretario socialista Antonio Caldoro, ha fondato nel 2001 il Nuovo Psi e poi ha aderito alla Cdl (Casa delle libertà) ed a Forza Italia.

Tra i due potrebbe esservi una staffetta oppure De Luca potrebbe essere riconfermato, ma in Campania non cambierà niente di sostanziale e la scelta tra questi candidati si presenta come una scelta di semplice gestione del potere.

Nel 2008-2009 Napoli e la Campania hanno vissuto una spaventosa crisi della raccolta dei rifiuti. Ad oltre 10 anni di distanza, il problema del ciclo dei rifiuti non è stato risolto, gli impianti necessari non sono stati realizzati e la retorica ambientalista del “riciclo”, dell’“economia circolare” e dei “rifiuti zero” serve a coprire interessi inconfessabili.

La Sanità, che da sola monopolizza oltre il 65% del bilancio della Regione, ed è il principale bacino di raccolta voti dei partiti politici, resta nettamente al di sotto degli standard qualitativi delle Regioni del Nord dell’Italia, come testimoniano le cifre sui trasferimenti al Nord dei cittadini campani per curarsi.

Il sistema dei Trasporti è gravemente insufficiente. I collegamenti tra zone interne e zone costiere, lo stato disastroso della Ferrovia Circumvesuviana e la lentezza esasperante nella realizzazione della Metropolitana di Napoli, uno scandalo di dimensioni mondiali, documentano da sole le capacità della classe politica della Campania e le complicità esistenti tra quella di governo e l’opposizione.

Su smaltimento rifiuti, Sanità e Trasporti – tre settori che incidono notevolmente sulla qualità della vita dei residenti in Campania – De Luca e Caldoro non hanno idee e programmi diversi nella sostanza. Come non li hanno (anzi, non hanno nessuna idea) sull’Economia della Campania, dall’assenza di banche di dimensioni medio-grandi (il Sud è l’unica delle 81 regioni dell’Ue de-bancarizzata) alla formazione professionale, un altro terreno di caccia tradizionale del clientelismo politico.

Zero proposte e zero differenze tra De Luca e Caldoro anche in materia di cultura e gestione dei beni culturali. Mentre Veneto, Friuli e Trentino difendono con apposite leggi i dialetti locali, niente di concreto progettano di fare i due sfidanti per la lingua e la cultura napoletana. E niente pensano di fare per la valorizzazione delle produzioni tipiche, per la difesa delle tradizioni artigiane e per la valorizzazione dei marchi di qualità.

Temi come la crisi demografica, che vede Napoli ormai stabilmente sotto il milioni di abitanti ed il progressivo spopolamento dei Comuni interni, sono completamente assenti non solo nei programmi di De Luca e Caldoro, ma dell’intera classe politica regionale. Certo, la crisi di natalità chiama in causa il Governo nazionale, ma le Regioni hanno margini di intervento, e la Campania di Caldoro prima e di De Luca poi niente ha fatto negli ultimi 10 anni.

Così, non serve a molto chiedersi chi vincerà le prossime regionali in Campania. Si può già anticipare che continuerà a perdere chi ci vive e ci lavora. (LN143/20)