Oscar Sanguinetti – Ivo Musajo Somma

Un cuore per la nuova Europa. Appunti per una biografia del beato Carlo d’Asbugo

invito alla lettura di don Luigi Negri – prefazione di Marco Invernizzi

D’Ettoris Editori, Crotone 2004, pp. 224

€ 18,00 + spese postali

 

Giunto sul trono d’Austria dopo la morte dell’erede diretto, l’arciduca Francesco Ferdinando, nell’attentato di Sarajevo, Carlo d’Asburgo-Lorena fu l’ultimo Imperatore di quel che restava del Sacro Romano Impero. Soprattutto, fu uomo di virtù religiose altissime, che seppe esprimere nella vita privata e nel governo dei popoli, nel momento dell’ascesa al trono e nella povertà dell’esilio, tanto da essere proclamato beato dalla Chiesa Cattolica, il 3 ottobre 2004.

Carlo I nacque il 17 agosto 1887 nel Castello di Persenbeug nella regione dell’Austria Inferiore. I suoi genitori erano l’Arciduca Otto e la Principessa Maria Giuseppina di Sassonia, figlia dell’ultimo Re di Sassonia. L’Imperatore Francesco Giuseppe I era prozio di Carlo.

Carlo ricevette un’educazione espressamente cattolica e fin dalla fanciullezza venne accompagnato con la preghiera da un gruppo di persone, poiché una religiosa stigmatizzata aveva profetizzato grandi sofferenze e attacchi contro di lui. Sposò una principessa reale italiana, Zita di Borbone-Parma, figlia di Roberto I, ultimo sovrano del ducato di Parma e Piacenza.

Carlo regnò nel periodo forse più difficile della storia austriaca. Come era avvenuto per altri Paesi europei che si erano mantenuti fedeli alla propria identità culturale e spirituale combattendo le idee liberali e rivoluzionarie diffuse dalle Logge massoniche, anche contro l’Austria si era scatenata un’impressionan­te campagna di odio, durante l’intero secolo XIX, al fine di demolire lo “Stato retrogrado, sim­bolo dell’oscurantismo” (Alexandre Ribot, presidente del Consiglio francese), la “monarchia papista” (Georges Clemenceau). La Prima Guerra Mondiale fu l’occasione per portare a compimento questo piano.

Il giovane erede fu soldato valoroso e abile condottiero; poi, salito al trono nel 1916, si adoperò perché si ponesse termine a quella inutile strage, quando il conflitto degenerò in barbarie, pur prevedendo che il destino dell’Impero era segnato. Fallito ogni tentativo di pacificazione, al termine della guerra gli fu chiesto di abdicare al trono.

Carlo I rifiutò perché i re non abdicano, se non in favore di altri re; dichiarò che la sua corona era un pegno sacro datogli da Dio e che mai avrebbe tradito i suoi sudditi o l’eredità della sua Dinastia. I ministri, allora, lo obbligarono a rinunciare a presenziare alle riunioni di governo e a ritirarsi nel suo castello di caccia di Eckartsau. La scelta di non abdicare diede al nuovo governo socialista l’occasione di muovere all’Imperatore l’accusa di rappresentare un pericolo per lo Stato e di costringerlo, così, all’esilio. Mentre si trovava in Svizzera, Carlo fu raggiunto da emissari dei sudditi ungheresi ancora fedeli al trono, che lo supplicarono di ritornare su trono di Santo Stefano. L’Imperatore, con al fianco l’indomita Zita, mise in atto due tentativi di restaurazione della monarchia, purtroppo entrambi falliti per tradimento.

Infine, Carlo I fu condotto con la famiglia in esilio a Madera, dove, in estrema povertà, visse soltanto pochi mesi. A soli 35 anni morì di polmonite. La sua ultima parola fu “Gesù”.

Dopo la sua morte, il gruppo di persone che lo aveva accompagnato con la preghiera per tutta la sua vita, si costituì in «Lega di preghiera dell’Imperatore Carlo per la pace dei popoli», che nel 1963 divenne una comunità riconosciuta dalla Chiesa Cattolica.