Il prossimo 16 ottobre, in piazza S. Pietro a Roma, si terrà la cerimonia di canonizzazione di José Sánchez del Río, il giovane cristero che morì martire il 10 febbraio 1928, a soli quattordici anni.
Salgono così a quaranta, tra beati e santi, i combattenti della Cristiada, la guerra civile messicana contro le forze anticattoliche, che la Chiesa pone agli onori degli altari, a modello di virtù e di eroico sacrificio per la fede.
La storia dei Cristeros, praticamente occultata per quasi novantant’anni, resta ancora poco conosciuta al grande pubblico, benché il film Cristiada, uscito nel 2012, abbia portato alla ribalta la vicenda. In realtà, anche il film è stato fortemente ostacolato in produzione e in alcuni paesi, come l’Italia, non ha trovato distribuzione nei grandi circuiti cinematografici, nonostante la presenza di star internazionali come Andy Garcia, Eva Longoria e Peter O’Toole, a dimostrazione di quanto sia temibile per la cultura dominante la verità sui Cristeros.
L’insurrezione armata del popolo messicano contro il regime para-dittatoriale del presidente Plutarco Elías Calles, un generale divenuto capo del Pri (Partito rivoluzionario istituzionale), scoppiò nell’agosto del 1926, dopo un periodo di persecuzione antireligiosa. Nei mesi precedenti, infatti, il governo di Calles, influenzato da lobbies massoniche, filostatunitense ma con simpatie per le correnti socialiste latinoamericane, aveva dato avvio ad una politica modernizzatrice e laicista, ordinando l’attuazione integrale della Costituzione del 1917, di forte impianto anticlericale, che poneva gravi limiti alla libertà di culto, proibiva i voti e gli ordini religiosi, statalizzava il clero e lo riduceva numericamente, espelleva tutti i religiosi stranieri, espropriava chiese e seminari. Si tentò persino di istituire una Chiesa Nazionale separata da Roma.
A nulla valsero proteste, scioperi e boicottaggi: queste misure, in stridente contrasto con il radicato sentimento religioso della popolazione, furono anzi accompagnate da un clima di tale violenza poliziesca che, nell’arco di pochi mesi, si giunse alla sollevazione armata popolare. I combattenti Cristeros, al grido di “Viva Cristo Re! Viva Nostra Signora di Guadalupe!”, formarono in breve un vero e proprio esercito in difesa della Chiesa, della libertà di culto e dell’autentica identità messicana. Alla loro testa fu chiamato il generale Enrique Gorostieta Velarde, un ateo che però seppe incarnare il sentimento popolare fino all’estremo sacrificio. Novantamila Cristeros furono uccisi negli scontri con l’esercito regolare o trucidati sommariamente, decine di sacerdoti furono massacrati, uomini e donne furono impiccati e lasciati penzolare ai pali elettrici, di monito per gli altri.
Il giovane José Sánchez del Río fu uno dei più giovani martiri dell’esercito Cristero. Arruolato come aiutante da campo e portabandiera, durante la battaglia del 25 gennaio 1928 José cedette la propria cavalcatura al generale Luis Guizar Morfin, rimasto senza cavallo, e combatté con la retrovia per cercare di ritardare l’avanzata delle truppe federali. Fatto prigioniero, fu incarcerato e sottoposto a violente sevizie. Il piccolo combattente si rifiutò di rinnegare la propria fede e convinse la famiglia a non pagare il riscatto chiesto dal governo. Condannato a morte senza processo, l’ultimo giorno fu ancora torturato fino a strappargli la pelle dalle piante dei piedi, poi fu costretto a trascinarsi scalzo lungo la strada fino al cimitero. Lì, di fronte a sua madre straziata, fu colpito con un pugnale e finito con un colpo di pistola. Le sue ultime parole furono “Viva Cristo Rey”. Le spoglie dell’eroico martire sono custodite nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Sahuayo, suo paese natale, oggi meta di pellegrinaggi.
Nonostante l’eroismo e il sacrificio di tanti, la guerra Cristera non ebbe la vittoria finale, anche se il governo fu costretto a restituire la libertà di culto. Soltanto nel 1992 la Costituzione fu modificata, eliminando le restrizioni ancora vigenti per il clero e il culto.
Però, come sempre è accaduto nella cristianità, il sangue dei martiri è stato seme fertile: la città di Guadalajara, centro principale della guerra e la più perseguitata dal regime, ospita oggi il più grande seminario del mondo, nel quale studiano oltre 1200 futuri sacerdoti.
Forse è per questo che la storia dei Cristeros viene oscurata da novant’anni e fa tanta paura alla cultura dominante.
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