Le datazioni fornite dai radioisotopi Carbonio14, Potassio-Argon, Torio230, considerate certe tanto da essere ritenute la “prova” per eccellenza in una quantità di ricerche – compreso lo studio della Sindone -, sono in realtà condizionate e falsificate dalla metodologia utilizzata, come ha dimostrato la dott. Marie Claire van Oosterwyck-Gastuche, mineralogista belga, specializzata in silicati.
I radioisotopi sono una sorta di orologi geologici, perché dimezzano la propria radioattività in un preciso numero di anni accertato; pertanto, misurando il residuo radioattivo presente nelle rocce si può risalire alla loro età geologica.
In realtà non è proprio così che avviene, come scoprì la dott. Gastuche effettuando una ricerca sui criteri di datazione, quando le venne chiesto di fornire un parere scientifico sulla frequenza di datazioni aberranti prodotte dai metodi con i radioisotopi.
Infatti, molto spesso il metodo dei radioisotopi dà datazioni assolutamente divergenti sullo stesso elemento: per esempio, testando resti fossili del proconsul, una scimmia ominide estinta, si può avere al tempo stesso una datazione di 14 milioni, di 42 milioni di anni, oppure di 264 milioni di anni.
In quale modo, allora, viene stabilito che è corretta la prima datazione e non le altre due?
La Gastusche trovò la risposta in un manuale del 1965, Physical Geology, scritto dal geologo Arthur Holmes (1890-1963), padre della datazione assoluta con i radioisotopi, il quale si rifaceva alle teorie di Charles Lyell (1797-1875), avvocato inglese, dilettante di geologia, grande amico di Darwin.
Questi, ateo militante, spese la sua vita per dimostrare che il diluvio universale non c’era mai stato e che la Bibbia diceva il falso. A tal fine, cercò di dimostrare che gli strati geologici si sovrapponevano gli uni agli altri in lente sedimentazioni, senza alcuna linea di discontinuità.
La sua teoria, chiamata uniformitarismo, si fondava sulla teoria darwiniana, anzi l’una confermava l’altra. Lyell, infatti, affermò che i metodi di classificazione degli strati geologici utilizzati fino a quel momento – che precisavano la sovrapposizione in base al grado cristallino ma non azzardavano alcuna datazione – potevano essere perfezionati e completati mediante la ricerca del fossile caratteristico di ciascuno strato.
In pratica, in ogni strato geologico sarebbe presente un fossile che lo caratterizza e, grazie alla scala evolutiva sancita da Darwin, la scala fanerozoica, si potrebbe così stabilire la data a cui quello strato geologico risale.
Quindi, non è la datazione dello strato geologico che permette di datare il fossile ma, al contrario, è il fossile che determina la datazione delle rocce in cui si trova.
Arthur Holmes utilizzò la stessa metodologia per il metodo dei radioisotopi, prendendo per buona la datazione che si accorda meglio con la scala evolutiva darwiniana e considerando anomale tutte le altre.
Questa teoria è ancora ritenuta valida e viene utilizzata regolarmente per tutte le datazioni ai radioisotopi, benché queste diano un elevatissimo numero di dati divergenti. Nel caso del proconsul, si è stabilito che “non può” essere vissuto 264 milioni di anni fa perché in base alla scala fanerozioca in quel periodo “non potevano” esserci vertebrati ma soltanto invertebrati.
Questo metodo di datazione, tutt’altro che scientifico, è stato alla base di uno scandalo scoppiato nel 1973, quando lo scienziato Richard Leakey ritrovò nei dintorni del lago Turkana molti fossili che fornivano una serie di dati anomali.
Tra questi, vari utensili di pietra scheggiata e il teschio di una bambina, lo skull 1470, mescolati a fossili di australopitecine.
La datazione rilevata con i radioisotopi fu di oltre due milioni di anni fa e già questo non si accordava con le scale evolutive, perché non si poteva accettare una “ominizzazione” tanto precoce. Inoltre, la presenza di un teschio non scimmiesco ma umano, con caratteristiche simili a quelle attuali, era assolutamente incompatibile con qualsiasi scala evolutiva.
Le polemiche furono violente e prolungate, perché i dati scientifici ottenuti dalla ricerca sul campo erano in netto contrasto con tutto quanto dato per certo dalla stessa scienza.
Alla fine, la questione fu chiusa in un convegno internazionale, nel 1976, nel quale si stabilì che:
in quel caso, la datazione al carbonio era errata,
il teschio umano era arrivato lì a seguito di smottamenti e terremoti,
i resti di australopitecine invece erano del posto e non avevano subito spostamenti,
quel ritrovamento, come altri simili in altri siti, “aveva un significato evolutivo dubbio”.