(Lettera Napoletana) Da leader della resistenza al comunismo a disciplinato ripetitore del politically correct, da eroe della rivolta ai Cantieri Navali di Danzica (1980) a pedina dei “poteri forti”. Questa la metamorfosi di Lech Walesa, fondatore del sindacato indipendente polacco Solidarnosc (“Solidarietà”), che fu determinante nella caduta del regime comunista, presidente della Polonia dal 1990 al 1995, Premio Nobel per la Pace nel 1983.
Il grande regista polacco Andrzej Wajda gli ha dedicato due film: “L’uomo di ferro” (1981), con emozionanti immagini in bianco e nero della rivolta di Danzica e, più recentemente, “L’uomo della speranza” (2013). Per i polacchi e per altri popoli dell’Europa dell’Est, Walesa è stato un simbolo, ed un simbolo è stato per la generazione di giovani occidentali che hanno sostenuto la lotta di Solidarnosc.
Ma oggi il fondatore di Solidarnosc appare irriconoscibile anche solo rispetto a qualche anno fa. Il 13 giugno scorso l’ex leader della rivolta di Danzica ha ricevuto a Napoli il premio “People for culture and Peace” indetto dal semisconosciuto “Istituto di Cultura Meridionale”. A un giornalista che gli ha chiesto se i giovani sanno abbastanza del comunismo e della resistenza degli operai polacchi ha risposto che non è più il caso di parlarne. “Forse dovrebbero occuparsene commissioni ristrette di studiosi”, ha aggiunto. (Ansa, 13.6.2015).
Quasi infastidito dai riferimenti al suo passato, Walesa ha espresso giudizi rigorosamente “politically correct” sulle sanzioni decretate dalla UE a Putin. “Avevo chiesto che fossero revocate, perché hanno colpito duramente il popolo russo, ma adesso non mi sento di dire se si possano revocare o sia preferibile tenerle”. (Ansa, 13.6.2015) Poi ha proposto che la decisione sia affidata “ad una commissione di 20 specialisti” (designati da chi?, n.d.r.)
La platea del Premio “People for culture and peace” (in realtà, Walesa lottò per la libertà) era composta in gran parte da diplomatici ed ex diplomatici, funzionari di organizzazioni sovranazionali, notabili, esponenti, a vario titolo, di “poteri forti”. Gli organizzatori del Premio hanno scelto di far presentare Lech Walesa da Umberto Ranieri presidente della Fondazione Mezzogiorno Europa, una Fondazione del Pd, molto vicina a Giorgio Napolitano. Ranieri fu l’ultimo segretario della federazione del Pci di Napoli.
Ne è venuta fuori una serata conformista, nella quale si è evitato ogni riferimento scomodo all’ideologia comunista ed alla sua persistente influenza.
Appesantito nel fisico, sofferente per una discopatia alla colonna vertebrale, Walesa, che oggi ha 72 anni e guida insieme ad una figlia una Fondazione culturale che porta il suo nome, ha fatto l’elogio dell’Unione Europea, ed ha definito Papa Bergoglio (che riporta in auge la “Teologia della liberazione” marxista ) “inviato dalla Provvidenza”.
Solo qualche anno fa, l’ex operaio dei Cantieri navali di Danzica, in occasione del “Premio Internazionale alla Libertà” indetto da “Società libera”, aveva affermato che “il comunismo resta una minaccia per la libertà”, aveva criticato le aperture del governo Usa a Fidel Castro, ed aveva annunciato la costituzione di un Comitato di solidarietà con i cubani. (Ansa, 13.6.2007). Ad un giornalista aveva confermato un particolare storico. La scintilla che fece scoppiare la rivolta nei Cantieri di Danzica il 14 agosto 1980 fu il licenziamento della coraggiosa elettricista Anna Walentynowicz, legata al sindacato indipendente ancora clandestino, a soli 5 mesi dalla pensione.
Allora Walesa aveva avvertito: “La nostra grande vittoria può diventare una grande opportunità perduta. (…) a Danzica abbiamo pregato. Ma mi chiedo che cosa vi abbiamo trasmesso. L’Europa non può andare avanti senza valori autentici”. Era il 13 giugno 2007. Oggi Walesa porta ancora sul bavero della giacca la piccola icona della Madonna di Czestochowa, l’immagine che gli operai polacchi portarono in corteo durante la rivolta di Danzica, ma è irriconoscibile. I “poteri forti” ai quali si è legato (alle recenti elezioni presidenziali in Polonia ha fatto campagna elettorale contro il nazionalista ed anti-Ue Andrzej Duda, poi eletto) hanno trasformato un combattente della resistenza al comunismo ed un leader cattolico in un disciplinato soldatino del pensiero unico. (LN89/15).