(Lettera Napoletana) (GUIDO VIGNELLI). Un prezioso libretto, uscito in prima edizione semiclandestina a cura di Carlo E. Manfredi e Giovanni Cantoni (Edizioni di Restaurazione Spirituale, Piacenza 1960), è stato ora ristampato dalla casa editrice Solfanelli (Chieti 2015, pp. 112, € 10). Si tratta di “La libertà tirannia”, che sotto questo titolo riunisce sei articoli scritti dal padre gesuita Luigi Taparelli d’Azeglio, tra l’estate e l’inverno del 1860, sulla rivista La Civiltà Cattolica, della quale era uno dei fondatori e animatori.
Gianandrea de Antonellis, lo studioso beneventano che ha curato questa nuova edizione, ha aggiunto alla fine del libro l’articolo biografico dedicato al grande gesuita dal suo confratello Paolo Pirri, apparso per la prima volta come voce nella Enciclopedia Cattolica.
Questi articoli del Taparelli rispondono alla pubblicistica diffusa dal liberalismo risorgimentale contro il potere temporale dei Papi e la libertà della Chiesa in Italia, pubblicistica che, poco dopo, si sarebbe tradotta nell’occupazione degli Stati della Chiesa. Particolarmente pungenti sono le critiche rivolte dall’autore al principio di autodeterminazione (sia personale che politica), colpevole di “liberare” il giudizio della coscienza dai diritti della verità e dalla responsabilità verso la giustizia, per sottometterlo a una “opinione pubblica” intesa come “volontà generale” rappresentata da una minoranza settaria ben organizzata: “La libertà gridata dagli empi, altro non è che tirannia delle coscienze e schiavitù degli onesti”.
Il libro merita attenta rilettura perché vola ben al di sopra delle contingenze storiche che l’hanno occasionato e si pone come un insegnamento e un monito per il nostro tempo. Taparelli infatti sostiene che la soppressione degli Stati pontifici sia solo un passo necessario per realizzare la completa secolarizzazione dell’Italia e quindi anche dell’Europa. Una volta che non si riconoscerà più in Dio la fonte dell’autorità, nella Chiesa la tutrice della morale, nel Papato l’arbitro delle contese politiche, lo jus gentium verrà travolto dalla nuova “politica di potenza” (dapprima nazionalista, poi internazionalista) che non rispetterà più i “diritti umani” tanto propagandati.
Una volta che l’ “opinione pubblica” è diventata sovrana, che questa viene sedotta dai mass-media, che questi sono manipolati dalle sette massoniche, non ci sarà più scampo dall’instaurazione di quello che oggi chiameremmo un “globalismo” che sostituisce la forza del diritto col diritto della forza (“democratica”). Significativa anche la predizione per cui, una volta soppresso il principio di legittimità, col tempo verrà abolito anche quello di autorità, compresa l’autorità dei genitori sui figli, con rovina della famiglia e trionfo dell’anarchia.
Taparelli conclude i suoi articoli rimproverando il conformismo e la timidezza di tanti sedicenti cattolici, che rinviano sine die la sconfitta della Rivoluzione e la vittoria della Chiesa: «Non sarà possibile l’inganno universale, finché una voce riverita e autorevole insegni, in ogni angolo della Terra, la verità una e immutabile. (…) L’errore è timido, interessato, codardo, e tutta la sua forza nasce dalla tolleranza di chi governa. (…) Questi fatti fanno comprendere quanta forza potrebbe avere, contro la congiura universale degli empi, la società cristiana se, non contenta di pregare e piangere, si risolvesse ad entrare nelle vie dell’azione, pronta a combattere e a sacrificarsi. (…) Non sarebbe tempo di congiungere, oltre il soprannaturale valore delle preghiere, anche i naturali mezzi legittimi di cui ciascuno dispone, per scongiurare la schiavitù imminente e mettere i propri concittadini in guardia contro sì grave pericolo?».
È significativo che alcune analisi e giudizi qui espressi anticipino quelli formulati quattro anni dopo da Pio IX nella enciclica Quanta cura e soprattutto nel Sillabo. Tuttavia, allora la profetica saggezza del grande gesuita non fu ascoltata; procuriamo almeno noi di trarne profitto evitando quegli errori e cedimenti, da lui così sagacemente denunciati, che sono cause della rovina che oggi subiamo. (LN87/15).
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