(Lettera Napoletana) – Le elezioni regionali in Andalusia svoltesi il 22 marzo hanno fatto segnare per Podemos, la formazione di estrema sinistra nata un anno fa dal movimento dei cosiddetti Indignados, un risultato al di sotto delle ottimistiche previsioni della stampa, alimentate dai sondaggi della vigilia. Podemos ha ottenuto il 14,85% e 600 mila voti (su quasi 6 milioni e mezzo di votanti), in elezioni caratterizzate da un alto tasso di astensionismo (39.8%).
Ma il movimento di estrema sinistra, che si definisce non ideologico, ma applica nell’analisi politica le categorie marxiste, sembra destinato a raccogliere gli scontenti del Psoe (Partito socialista spagnolo), che ha perso 100mila voti e 4 punti percentuali in Andalusia rispetto al 2012 e forse anche qualcosa dell’elettorato del PP (Partito Popolare), che ha perso 500 mila voti (dal 40,6 del 2012 al 26,7%), come è accaduto in Italia con il “Movimento 5 Stelle” dell’ex comico Beppe Grillo.
Le origini e l’agenda politica di Podemos, che appartiene alla stessa famiglia politica di Syriza, (Grecia) del Partido Livre e del Bloco de Esquerda (Portogallo), sono stati analizzati da Josè Filipe Sepúlveda da Fonseca in un articolo sul sito Internet dell’associazione portoghese Arautos d’El-Rei, (www.arautosdelrei.org) (“Podemos, a ascensao da extrema-esquerda espanhola”, 21.3.2015).
«L’immagine che Podemos tenta di dare di sé all’opinione pubblica – scrive l’autore dell’articolo – è quella di un partito nato spontaneamente dallo scontento di ampi settori della società spagnola nei confronti dei partiti che hanno governato negli ultimi 30 anni».
In realtà – come rivelato da un articolo del Wall Street Journal (26.2.2015) tre dei principali dirigenti di “Podemos”: Pablo Iglesias, segretario generale del movimento, Juan Carlos Monedero ed Iňigo Errejὀn, sono stati collaboratori del dittatore narco-comunista venezuelano Hugo Chávez.
«L’agenda politica di Podemos, è la stessa – scrive Sepúlveda da Fonseca – della sinistra radicale internazionale (cioè dei cosiddetti antagonisti dei “Centri sociali” in Italia, n.d.r.), e soprattutto di quella dell’America Latina». Juan Carlos Monedero, 52 anni, responsabile del programma politico di Podemos, è stato consigliere di Chavez e del governo comunista venezuelano dal 2005 al 2010. Monedero, docente di Scienza politica all’Università Complutense di Madrid, proviene dalla fila di Izquierda Unida, la formazione politica erede del Pce, il partito comunista spagnolo.
I forti legami tra Podemos ed il governo comunista venezuelano, finanziato dal narcotraffico e stretto alleato del governo comunista di Cuba, sono confermati dall’ambasciatore del Venezuela in Spagna, Mario Isea. «Podemos – ha dichiarato l’ambasciatore – può trasformare la Spagna in un forte alleato del Venezuela ed in una “piattaforma di diffusione”»[del programma di Chavez e del suo successore Nicolás Maduro] (Wall Street Journal, 26.2.2015).
Il programma politico di Podemos ricalca quello dell’estrema sinistra italiana, greca, portoghese, con punte anche più radicali in senso statalista e totalitario. Tra queste: salario minimo e massimo fissi, non superiori alla media del Paese sia nel settore pubblico che in quello privato, divieto di licenziamento nelle imprese che puntano al profitto, presenza di lavoratori nei consigli di amministrazione delle imprese, creazione di una banca pubblica e controllo pubblico delle imprese private, con più del 50% del pacchetto azionario, che operano nei settori definiti strategici (Tlc, energia, alimentazione, trasporti, sanità, farmaceutico, educazione), esproprio della grande proprietà agricola, che verrebbe collettivizzata, pianificazione “democratica” di una “economia ecologica” per il “soddisfacimento dei bisogni fondamentali dell’umanità”.
Un programma totalitario, per la cui realizzazione sarebbero necessarie le misure repressive già attuate in Venezuela da Chávez e Maduro, con l’uccisione di oppositori da parte delle forze speciali chaviste, la chiusura di emittenti tv e giornali dell’opposizione, una propaganda ideologica ossessiva contro i “nemici di classe”, i “sabotatori della Rivoluzione”, gli “imperialisti”, ecc. secondo gli schemi del marxismo-leninismo.
Nel programma che conduce sulla tv del governo iraniano in lingua spagnola Iranì Hispan TV (“Fort Apache”, 26.1.2013) Pablo Iglesias, ex militante della Gioventù del partito comunista spagnolo, poi esponente del movimento “No Global” e di Izquierda Unida, ha espresso la sua nostalgia per la ghigliottina, da lui definita “uno strumento di giustizia democratica”. La “nuova sinistra” europea di “Podemos” è questa. Ammira il Terrore giacobino, ed è pronta a ripetere quello comunista. (LN86/15)