Lunedì 10 novembre, alle ore 18.30, nella sede della Fondazione Il Giglio (Via Crispi 36/a, Napoli) l’architetto Teresa Leone, presidente di ANTARES (Associazione napoletana Territorio Arte Restauro Ecologia Società) ed il prof. Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico presenteranno il saggio di Adriana Dragoni “Lo spazio a 4 dimensione dell’arte Napoletana” (Pironti, Napoli 2014).
Le vedute del ‘700 napoletano non erano soltanto splendidi dipinti, entrati nei musei e nelle collezioni private del mondo, ma esprimevano, attraverso l’impiego di una prospettiva diversa da quella abitualmente utilizzata in pittura, la specificità della visione del mondo della cultura napoletana.
Il recente saggio della storica dell’arte Adriana Dragoni mette a fuoco l’originalità di questa prospettiva e la collega, con l’ausilio di una selezione di immagini, alla storia meridionale.
Quella di Adriana Dragoni si può definire una scoperta. In Occidente l’arte utilizza, almeno dal ‘400, quando fu definita da Leon Battista Alberti (1404-1472), nel suo De Pictura, la prospettiva detta “toscana”, già teorizzata da Euclide (323-286 a.C.). Si tratta di una prospettiva basata su un unico punto di vista ed a tre dimensioni.
La prospettiva è il modo di guardare, è l’espressione di uno schema logico, e sintetizza una visione del mondo. Essa è – scrive nella presentazione del saggio il prof. Vincenzo Pacelli – «la spia del rapporto con le cose e tra le persone di una determinata società». Nella pittura napoletana del ‘700 (ma in realtà il percorso comincia nella Magna Grecia ed già ravvisabile nei dipinti di Pompei e di Ercolano) si esprime la sintesi di molteplici punti di vista, con l’uso di una prospettiva a 4 dimensioni.
Alla luce dell’originale prospettiva quadridimensionale napoletana Adriana Dragoni analizza non solo la storia dell’arte, ma anche quella sociale. Un inserto centrale con una selezione di affreschi pompeiani e di autori significativi, da Antonello da Messina a Vincenzo Migliaro, oltre a numerosi vedutisti del ‘700, permette anche ad un lettore non specializzato di comprendere la tesi dell’autrice.
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