Molto avanzato in campo medico, il Regno delle Due Sicilie annovera tra i propri primati anche quello della diffusione della Omeopatia.

A far conoscere a Napoli questo metodo terapeutico – nato dagli studi del medico tedesco Samuel Friedrich Christian Hahnemann (1755-1843) – furono i medici militari dell’Esercito asburgico, che nel 1821 intervenne su richiesta del re Ferdinando I per contrastare la minaccia dei liberali.

Uno di essi, il dottor Jiří  Necker, di Melnik  (Boemia), aprì a Napoli un ambulatorio omeopatico ed istruì i primi medici omeopatici.  Tra essi c’era il medico di Corte della Regina Maria Amalia, Francesco Romani.  “Possiamo considerare Romani il primo medico omeopatico italiano” (1).

Napoli fu dunque la prima città italiana a sperimentare l’Omeopatia, e tra le primissime in Europa. Le origini di questa Scuola di  medicina vengono datate intorno al 1790 in Germania,  da dove si diffuse in Austria (2).

Già nel 1811, però, a Napoli il periodico scientifico “Osservatore Medico” aveva pubblicato notizie sulla Medicina omeopatica, ed in particolare sull’uso della Belladonna  nella profilassi della scarlattina (3). “Numerosi furono i medici napoletani che commentarono i risultati cercando di avere ulteriori notizie di approfondimento” (4).

Cosimo Maria de Horatiis  (albumina, F.lli Gambardella, Napoli 1870 c.a)

Cosimo Maria de Horatiis
(albumina, F.lli Gambardella, Napoli 1870 c.a)

La Reale Accademia delle Scienze incaricò il medico militare austriaco Albert de Schoenberg di recarsi dal padre dell’Omeopatia, Hahnemann, per approfondire le sue scoperte.  Al suo ritorno a Napoli Schoenberg  espose agli accademici i risultati della ricerca e nel 1822 la Reale Accademia pubblicò “Il sistema medico del dott Samuel Hahnemann esposto alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli”. Si tratta della prima pubblicazione omeopatica apparsa in Italia.

Da Napoli l’Omeopatia fu  esportata in Francia, dove cominciò ad essere conosciuta nel 1830.

Il 4 gennaio 1825 salì al trono Francesco I, che aveva come medico personale, un medico omeopatico, il dott. Cosimo de Horatiis, direttore della Clinica chirurgica dell’Università di Napoli, ed allievo di Necker.

Apertamente favorita dai Borbone, l’Omeopatia si diffuse da Napoli  in Sicilia e nello Stato Pontificio.

Nel 1834 la Medicina omeopatica era  ancora conosciuta solo nel Regno delle Due Sicilie e nello Stato Pontificio, dove era stata introdotta nel 1827 dal medico austriaco Franz Xaver Kinzel e fu autorizzata da Papa Gregorio XVI. Il suo successore, Pio IX, nominò il prof. Ettore Mengozzi docente di Filosofia della Natura all’Università di Roma (Fernando Piterà, docente in Omeopatia all’Università di Milano, Breve storia dell’Omeopatia in Italia e dei rapporti con il Vaticano, in www.fiamo.it).

Nel 1837 su un totale di 500 medici che praticavano l’Omeopatia negli Stati della penisola italiana ve ne erano  “300 soltanto in Sicilia”  (5).

Molto meno la Medicina omeopatica si diffuse negli altri Stati italiani, anche perché il nuovo metodo terapeutico era avversato dai liberali, che consideravano un traditore chi diffondeva la medicina di scuola asburgica.

In Piemonte l’Omeopatia si cominciò a conoscere tra il 1833 ed il 1835, attraverso la Francia e solo nel 1843 fu varato il primo provvedimento legislativo sulla produzione ed il commercio di prodotti omeopatici.

 

  1. Francesco Eugenio Negro, Aspettando Ippocrate. Verso la medicina totale, Franco Angeli, Milano 2000, pag. 83
  2. Carlo Melodia, Corso di Medicina Omeopatica per Farmacisti, Cemon, Napoli 2010, p. 17
  3. Cfr. Negro, cit., pag. 82
  4. Carlo Melodia, cit., p.18
  5. Negro, cit. pag. 84