L’ “Esercito di Franceschiello” – 1

L’Esercito borbonico è stato bersaglio privilegiato della storia dei vincitori. Descritto come un’armata da burla, è diventato nel luogo comune l’ “esercito di Franceschiello”.

Intanto, il soprannome di Francesco II non fu mai Franceschiello, inventato anch’esso dalla letteratura di divulgazione risorgimentale.

Quanto all’Esercito delle Due Sicilie, era composto da soldati valorosi e da ottimi ufficiali, che seppero salvare l’onore sul Volturno di fronte a garibaldini e piemontesi, e stupire l’Europa, come testimoniano la letteratura ed i giornali dell’epoca, e diventare protagonisti a Gaeta, e poi ancora a Messina e Civitella del Tronto.

Tradimenti ed episodi di viltà si ebbero tra i generali, conquistati dal lavoro sotterraneo della propaganda liberale, reclutati dalla massoneria, e a volte, come nel caso di Landi, comprati dall’oro promesso da Garibaldi.

L’apprezzamento per l’Esercito napoletano è testimoniato da numerosi fatti storici. Mario Montalto ne riporta alcuni nel suo saggio:

«[….] il 5 dicembre 1813 […] la cavalleria napoletana scortò Napoleone da Ochmiana a Vilnius. Per l’occasione, ufficiali e soldati indossarono la grande uniforme come per una parata e, senza mantelli ne’ pellicce, con una dimostrazione tipica dell’amore delle nostre genti per il bel gesto, in una gelida notte accompagnarono l’ imperatore. Su 300 cavalieri ne giunsero a Vilnius solo 30, gli altri erano rimasti lungo il cammino, uccisi dal freddo o negli scontri con la cavalleria cosacca…».

«A Caiazzo, i soldati borbonici del generale Colonna di Stigliano e del colonnello La Rocca conseguirono un brillante successo sugli ungherese del colonnello Turr,che perse un migliaio di uomini e dovette ritirarsi lasciando una grande quantità di prigionieri tra i quali 8 ufficiali …».

«Il 1 ottobre le truppe napoletane attaccarono da Capua, travolgendo le prime linee garibaldine. Lo stesso Garibaldi fu sorpreso da un attacco dei Cacciatori napoletani ed ebbe ucciso il cocchiere e ferito un ufficiale del suo Stato Maggiore. I garibaldini, di fronte ai reggimenti borbonici entusiasticamente decisi a difendere il loro e la loro Patria , ebbero un osso veramente duro da rodere [….]. Quella del Volturno, combattuta nello stesso giorno e nel successivo, fu la battaglia decisiva, condotta offensivamente dai borbonici e difensivamente dai garibaldini […] tuttavia i soldati si batterono con coraggio e determinazione, con la sola eccezione, secondo qualche fonte, dei reggimenti della Guardia.» 

(Mario Montalto, L’Esercito delle Due Sicilie,

Editoriale Il Giglio, Napoli 2005)