Gli avvenimenti principali della storia del Libano, nello scorso secolo: una breve cronologia, a partire dalla nascita della repubblica.
1943: dopo cinque secoli di dominio ottomano e vent’anni di protettorato francese, nasce la Repubblica Libanese, fondata sull’equilibrio delle diverse culture e confessioni religiose, grazie ad un tacito, ma riconosciuto fondamentale, Patto Nazionale che stabilisce la tutela delle diverse comunità e la ripartizione delle cariche istituzionali [ai cristianomaroniti fu attribuita la Presidenza della Repubblica perché riconosciuti garanti dell’indipendenza nazionale e perché comunità di maggioranza nel Paese; ai musulmani fu attribuita la Presidenza del Consiglio (sunniti), la Presidenza della Camera (sciiti) e il Comando delle Forze Armate].
Il giovane Libano si trova, suo malgrado, immediatamente coinvolto nella crisi mediorientale nata con la costituzione di Israele (1949) e sfociata nel conflitto arabo-israeliano.
1967: un vero e proprio esodo di profughi palestinesi imprime una escalation inarrestabile: i campi profughi si trasformano in basi terroristiche di addestramento; gruppi alleati dell’OLP di Arafat, finanziati e addestrati dall’URSS, scatenano su tutto il territorio libanese una serie innumerevole di atti di terrorismo, a cui seguono rappresaglie dell’esercito israeliano. Il Libano diviene la centrale terroristica di tutta l’area, con l’intervento di diversi Paesi che finanziano i vari gruppi e inviano personale militare.
1973: la pressione dei Palestinesi è tanto forte da non poter essere arginata; l’Esercito libanese tenta di mantenere l’ordine ma la composizione stessa del Paese e il suo equilibrio politico ancora non consolidato, non consentono un’azione definitiva e il Governo finisce per scendere sempre a patti con le organizzazioni terroristiche. Gli accordi del Cairo arrivano a stabilire che i Palestinesi hanno il diritto di essere armati e di controllare pienamente vaste zone del territorio, compresa la parte est di Beirut.
Quando la situazione mette in pericolo l’indipendenza stessa del Paese, nascono le milizie libanesi, formazioni armate volontarie, che si schierano sui due fronti: filo-palestinesi, finanziate da fazioni integraliste musulmane; anti-palestinesi, cristiane, che vogliono recuperare la piena sovranità nazionale.
13 aprile 1975: la situazione sfocia in una vera e propria guerra libanese fra le diverse milizie, sostenuta anche dal Piano Kissinger, che vorrebbe costringere i cristiani ad abbandonare il Libano per consentire il pieno insediamento palestinese e risolvere così la questione arabo-israeliana. La resistenza di tutte le milizie cristiane all’attuazione di questo piano è imprevista e tenace: la guerra libanese, che avrebbe dovuto durare pochi giorni, si protrae e vede il coinvolgimento di diversi paesi arabi confinanti, che invadono più volte il Libano, con mire espansionistiche:
1976 prima invasione esercito siriano
1978 prima invasione israeliana
1978 guerra siriano-libanese 100mila morti e liberazione di un ridotto cristiano
1982 seconda invasione israeliana che giunge fino a Beirut. Le milizie cristiane che resistono tenendo libero il piccolo territorio (ridotto poi a pochi quartieri della capitale) divengono l’unico baluardo dell’indipendenza e dell’esistenza del Libano come nazione ed riscuotono l’appoggio anche dei libanesi non cristiani. Infatti viene eletto presidente (con 57 voti su 62) Bashir Gemayel, giovane ed eroico capo militare cristiano, che riesce a riaprire il dialogo per la riconciliazione e la ricostruzione del Paese.Purtroppo, il 14 settembre 1982, neanche un mese dopo la sua elezione, Gemayel viene assassinato con venti dei suoi uomini, in un attentato dinamitardo filo-siriano. La situazione precipita.
1989: furiosi bombardamenti siriani contro Beirut per annientare la resistenza delle milizie cristiane, guidate dal generale Michel Aoun, capo dell’ultimo governo legittimamente eletto, che continuano a difendere un lembo di terra libanese indipendente e sovrano. L’attacco ottiene però un esito inatteso: tutta la popolazione, stremata da venti anni di guerra e decimata dalle emigrazioni, ma consapevole del fatto che è in gioco l’esistenza stessa del Libano, accorre in aiuto dei miliziani cristiani, superando le divisioni religiose. La notte di Natale 1989, ben 700miIa libanesi inermi, musulmani e cristiani, si schierano attorno al quartier generale del gen. Aoun, nel Palazzo Presidenziale, ormai sul punto di cadere, per difenderlo fisicamente dall’assalto delle truppe siriane.
1990: la Siria, violando qualsiasi codice internazionale prende di fatto in ostaggio i deputati libanesi a Taef, in Arabia Saudita, costringendoli a firmare un accordo che conferisce alla componente musulmana tutti i poteri principali e decreta la permanenza a tempo indeterminato delle truppe siriane sul territorio nazionale. Gli organismi internazionali non protestano: sta per iniziare la Guerra del Golfo. La Siria ha garantito la copertura militare agli Stati Uniti e l’indipendenza del Libano è la vittima sacrificata.
L’ultima feroce offensiva contro il generale Aoun scatta il 13 ottobre 1990. La Sira bombarda Beirut con i terribili bombardieri sovietici Sukoi, ai quali fino a quel momento Israele aveva sempre impedito con i propri missili di alzarsi in volo. Aoun e i membri del Governo riparano in esilio a Parigi. Ha termine così una guerra durata 16 anni, con: 171mila morti, 300mila feriti, 9mila invalidi permanenti, 827mila sfollati (di cui l’81% sono cristiani) che hanno abbandonato terre e villaggi, il 40% del patrimonio immobiliare distrutto. Da allora, Damasco è riuscita ad assumere il controllo della vita economica e politica del paese, grazie ai 40mila soldati siriani che hanno invaso il Libano e non ne sono più usciti, stabilendo di fatto uno stato di occupazione. Il Parlamento è totalmente delegittimato e la sua sottomissione alla Siria è palese.
Le elezioni del 1992 videro l’astensione del 95% degli elettori; non votò l’85% dei cristiani e il 75% dei musulmani; le elezioni tenute nella primavera del 1999 registrarono alte percentuali di astensione, ma soprattutto tra i cristiani. I governi che si sono succeduti sono stati pesantemente condizionati dal potere siriano, che agisce con la copertura di un trattato di fratellanza stipulato immediatamente dopo l’invasione militare, e dalla corruzione dei ministri, fortemente compromessi da interessi economici personali nei paesi arabi.
La Chiesa Cattolica ha sempre nutrito un forte interesse per la situazione libanese ed il Papa Giovanni Paolo II, che pronunciò ben 165 appelli durante la guerra, ha definito il Libano «messaggio per il mondo».
Una visita del Papa era stata programmata per il 1994 ma fu cancellata in seguito a due attentati dinamitardi, alla chiesa maronita di Notre Dame de Idrace in Beirut e alla sede del partito cristiano di opposizione, il Kataeb, avvenuti pochi giorni prima della partenza del Pontefice.
Tra novembre e dicembre 1995 si svolse in Vaticano il Sinodo Straordinario del Libano, indetto per ridare speranza ai cattolici libanesi e ricondurli all’impegno politico, sociale e religioso, dopo la frammentazione e la dispersione provocate da tanti anni di guerra. Il documento di preparazione del Sinodo era significativamente intitolato La coesistenza islamico-cristiana è la missione del Libano nel mondo.
Giovanni Paolo II potè visitare Beirut il 10 – 11 maggio 1997: in quella occasione furono censurati persino i discorsi ufficiali e furono vietate parole come libertà ed indipendenza anche sugli striscioni che avrebbero potuto essere inquadrati dalle TV di tutto il mondo.